
22/12/2021
L’ECOMUSEO DEL LITORALE ROMANO, INTITOLATO A MARIA PIA MELANDRI
La caratteristica principale di tutti i sistemi vallivo-lagunari sono la mutevolezza, l’ instabilità ed il costante rischio di un progressivo interrimento a causa dell’apporto fluviale o, al contrario, della parziale o completa scomparsa a causa dell’erosione della marea, degli scanni e delle difese litoranee con il rischio che la laguna si trasformi in un braccio di mare.
Per questo, agli inizi degli anni ’90, la Regione del Veneto ha deciso di avviare importanti lavori di vivificazione delle lagune, affidandone i lavori agli odierni Consorzi di bonifica “Delta del Po” e “Veneto Orientale”, allora chiamati “Delta Po Adige” e “Pianura Veneta”.
L’attività di gestione è iniziata di fatto nel 2001 con l’avvio di sistematiche indagini scientifiche per orientare, nel modo più appropriato, le soluzioni progettuali con le esigenze del mondo della pesca, con quelle ambientali e di sicurezza idraulica.
Gli interventi sono stati mirati a migliorare il regime idrodinamico delle aree lagunari e vallive e a ripristinarne la morfologia, recuperando le risorse produttive presenti, con attenzione allo sviluppo delle connesse attività economiche legate alla molluschicoltura, alla pesca e al turismo. I consorzi di bonifica hanno così operato attraverso un’azione continua e coordinata di interventi sulla rete idraulica lagunare strettamente interconnessa, assieme ad una costante attività di sorveglianza e di gestione degli specchi acquei e dei manufatti di regolazione.
Queste aree uniche al mondo si estendono dalla laguna di Caorle (sito in cui poter ammirare i “casoni”, ricoveri tradizionali dei pescatori lagunari, descritti da Ernest Hemingway nel famoso romanzo “Al di là del fiume e tra gli alberi”) al Delta del Po, dichiarato Riserva della Biosfera nell’ambito del Programma MAB dell’UNESCO. In quest’ultima area, le zone umide vallivolagunari si dividono in due “sacche” (insenature marine a basso fondale, dove sfociano canali fluviali): quella del Canarin e di Scardovari con 7 lagune e 24 valli da pesca con una superficie di 8.600 ettari.
Nel mezzo del litorale veneto troviamo, a Jesolo ed Eraclea, la laguna del Mort, creatasi nel 1935 a causa della rottura dell’argine sinistro del Piave al culmine di una piena.
Subito dopo la celebre laguna di Venezia, con una superficie di 550 chilometri quadrati, di cui 92 occupati dalle “valli da pesca”, ampie aree lagunari, i cui confini sono segnati da una recinzione fissa costituita da argini o pali, nelle quali si pratica l’itticoltura.
Gabriele Pasetti - ANBI Veneto
22/12/2021
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