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Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

Ambiente

22/12/2017

Il Consorzio di bonifica Piave ha pubblicato una “lettera aperta”, che riportiamo:

“A giorni verrà approvato l’aggiornamento dei metodi di determinazione del deflusso minimo vitale (DMV) nella rete idrografica superficiale naturale al fine di assicurare il cosiddetto “deflusso ecologico” (DE), misura sostanziale nel raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corsi d’acqua assegnati dalla Direttiva Europea 2000/60/CE. Per il fiume Piave, le cui acque da secoli alimentano una storica rete artificiale che innerva l’alta pianura trevigiana, l’adozione del deflusso ecologico, nettamente superiore all’attuale deflusso minimo vitale, comporterà una rilevante diminuzione della portata derivabile..

Il Consorzio di Bonifica Piave è titolare di concessioni di prelievo idrico a fini irrigui e idroelettrici dal fiume Piave a Fener e a Nervesa della Battaglia, attive fin dal XIV secolo, e le simulazioni, applicando il rispetto del DE ai dati dei prelievi dal Piave registrati dal 2015 ad oggi, evidenziano come, in periodo invernale, potrebbero verificarsi situazioni in cui le derivazioni presso Fener o Nervesa saranno ridotte o addirittura sospese per diversi giorni; analoga simulazione riferita al periodo estivo, nell’ipotesi di disporre della risorsa negli invasi montani, dimostra che i prelievi alle traverse di Fener e Nervesa sarebbero tali da non soddisfare i fabbisogni irrigui per un numero di giorni molto elevato, circa due o tre mesi e tutti quindi possiamo immaginare gli ingenti danni economici e ambientali.

Anche Enel, produttore idroelettrico e gestore dei laghi alpini, avverte che l’aumento del deflusso nell’alveo del fiume comporterà una minor disponibilità di risorsa invasabile nei laghi alpini, sostanziale per l’agricoltura, e preziosa e fondamentale per l’ambiente ed il turismo di tutto il territorio.

L’impatto economico e sociale sotto vari profili sarebbe quindi devastante. Ne risentirebbe infatti il PIL del settore primario dell’area (3 mld di Euro), fatto di colture di elevato pregio e qualità, e la stessa occupazione del settore (ca. 15.000 posti di lavoro);

L’intero territorio della provincia di Treviso vedrebbe ridursi se non addirittura azzerarsi l’acqua che attraversa le città come Treviso, città d’acque, Oderzo, Conegliano, Noale, Vittorio Veneto, Castelfranco Veneto, Mestre, e che è oggi elemento sostanziale del paesaggio oltre che strumento di fondamentali funzioni ambientali, consentendo, ad esempio, il recapito degli scarichi dei depuratori.

I canali senza acqua rischierebbero di trasformarsi in fognature a cielo aperto, zone umide poste all’interno di aree ad elevata protezione ambientale verrebbero messe a secco. Il rispetto del DE potrebbe determinare la riduzione o addirittura la sospensione per svariati giorni delle derivazioni, le portate disponibili potrebbero non soddisfare i fabbisogni irrigui d’estate e mettere in asciutta, anche d’inverno, i corsi d’acqua di pianura, come il Sile, il Meschio, il Monticano, il Marzenego, lo Zero.

A fronte di questi scenari preoccupanti, il Consorzio di bonifica Piave ha adottato un provvedimento che, nel condividere gli obiettivi della Direttiva Europea, propone soluzioni che possano al tempo stesso aumentare l’acqua nel Piave e nel contempo evitare impatti devastanti al territorio sotto il profilo economico, ambientale e paesaggistico, sottolineando che l’adozione delle misure conseguenti alla Direttiva Europea dovrà avvenire unitamente a un programma economico adeguato e strettamente vincolato all’obiettivo.

Le soluzioni proposte sono le seguenti: 

  • La trasformazione dei rimanenti 30.000 ha oggi irrigati a scorrimento con strutture a pressione e irrigazione a pioggia o a goccia: ciò consente una netta diminuzione del fabbisogno, potendo così ridursi il prelievo dal Piave di circa 15 mc/s. Questi interventi richiedono il reperimento di risorse finanziare stimate dell’ordine di complessivi 300 milioni di €.

  • L’introduzione nella normativa di settore del vincolo di destinazione delle cave esistenti, a termine della coltivazione a bacini di invaso per accumulo d’acqua, soluzione indispensabile a costituire idonee riserve utili anche nel periodo invernale, oltre che volumi di laminazione per la difesa delle nostre città dagli allagamenti.

Il Consiglio regionale del Veneto, la Provincia di Treviso, i Sindaci dei comuni di Altivole, Arcade, Asolo, Breda di Piave, Caerano di San Marco, Cappella Maggiore, Carbonera, Castelfranco Veneto, Cessalto, Chiarano, Codogné, Conegliano, Cornuda, Crocetta del Montello, Farra di Soligo, Fontanelle, Fonte, Istrana, Loria, Mansuè, Mareno di Piave, Maser, Maserada, Meolo, Monastier, Montebelluna, Morgano, Moriago della Battaglia, Nervesa della Battaglia, Paese, Pederobba, Ponte di Piave, Povegliano, Quinto di Treviso, Riese Pio X, Roncade, S. Lucia di Piave, S. Vendemiano, San Biagio di Callalta, San Fior, San Zenone, Sernaglia della Battaglia, Silea, Spresiano, Trevignano, Treviso, Valdobbiadene, Vedelago, Vidor, Villorba, Volpago del Montello, Zenson di Piave, Ente Parco Sile, Confagricoltura e Coldiretti Provinciali, i gestori dei servizi idrici integrati hanno fatto proprie le proposte del Consorzio: un chiaro atto di volontà di un’intera comunità e di un territorio cui stanno a cuore la salvaguardia e la tutela del Fiume Piave. Chiediamo ai ministri competenti il sostegno e la condivisione della nostra proposta.”


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