ANBI SI MUOVE IN EUROPA E CHIEDE AL MINISTRO PICHETTO FRATIN LA RIAPERTURA DELLA CONCERTAZIONE SULL’USO DELLE ACQUE REFLUE
VINCENZI: “SE I COSTI DELLA DEPURAZIONE SONO IN TARIFFA PERCHE’ A PAGARE DEVE ESSERE L’AGRICOLTURA PER PRODURRE CIBO SANO? GLI INTERESSI ECONOMICI METTONO A RISCHIO SALUBRITA’ ALIMENTARE ED AMBIENTALE”
“La bozza di Decreto del Presidente della Repubblica sul Regolamento per il riutilizzo delle acque reflue affinate, predisposta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, introduce elementi ostativi all’uso da parte dei Consorzi di bonifica”: a scriverlo è stato il Presidente ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue), Francesco Vincenzi, che ha proseguito: “Le osservazioni, portate attraverso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria all’attenzione del tavolo tecnico del M.A.S.E., sono state discusse ed in parte accolte. Ciononostante, la versione del D.P.R., uscita dalla consultazione pubblica ed ora giacente presso il Ministero in attesa di approvazione definitiva, contiene elementi, che possono essere ragione di aggravamento economico per i comparti agricoli e per la gestione dei territori, operata dai Consorzi di bonifica, nonchè una possibile causa di scontro con i gestori degli impianti di trattamento e con il Servizio Idrico Integrato. Per questo, ANBI chiede che il Ministro, Pichetto Fratin, apra urgentemente un’ulteriore fase di concertazione, coinvolgendo non solo gli enti regolatori (Arera), istituti ed istituzioni governative, ma anche i principali portatori di interesse, gli enti intermedi ed il mondo produttivo.”
Offrendo collaborazione e supporto tecnico, ANBI, che ha già espresso preoccupazione in sede comunitaria tramite Irrigants d’Europe, sollecita anche un’azione dell’unione di rappresentanza agricola COPA-COGECA nei confronti della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, dove il testo del D.P.R. è giunto per una valutazione e per ricevere osservazioni.
Suscita particolare preoccupazione che la proposta di normativa sancisca che l’acqua affinata per uso irriguo è conferita dal gestore dell’impianto di depurazione al gestore della distribuzione irrigua senza oneri aggiuntivi a carico di quest'ultimo, a meno che non siano necessari ulteriori costi di trattamento ed investimento; considerando che la proposta di D.P.R. considera “de facto” già idonee al riuso le acque attualmente trattate, conseguentemente quanto derivante dall’analisi del rischio e dall’applicazione del criterio “adatto allo scopo” potrebbe essere posto a carico dal gestore della distribuzione irrigua come i Consorzi di bonifica. Ciò è però in contrasto con il punto focale del Regolamento Europeo, che stabilisce che le acque reflue debbano essere adeguate a garantire le caratteristiche qualitative necessarie all’utilizzatore fin dalla fine del processo di depurazione.
Va sottolineato come larga parte dei trattamenti extra, che potrebbero essere richiesti dal comparto agricolo, sarebbero per altro soddisfatti già con l’applicazione della Direttiva sul trattamento delle acque urbane, licenziata il 16 Ottobre scorso dal Consiglio Europeo con obbligo d’adeguamento entro il 2035; ciò significa che gli extra costi per l’affinamento, che il D.P.R. imporrebbe ai Consorzi di bonifica, assicurerebbero una copertura finanziaria ai gestori degli impianti di depurazione per l’adeguamento alla Direttiva, caricandone i costi sugli utenti agricoli con inevitabili riflessi distorsivi sulla competitività di mercato e sulla permanenza di imprese rurali in aree idricamente svantaggiate.
“È intollerabile che i costi della depurazione di un’acqua idonea a produrre cibo sano possano essere scaricati sui Consorzi di bonifica, che hanno come obbiettivo solo i costi di gestione in pareggio, invece che sopportati da aziende con grandi utili e che per tale servizio già impongono una tariffa. Per questo chiediamo che venga certificata l’idoneità dell’acqua depurata, che utilizzeremo. Il rischio altrimenti – ha indicato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - è che, a fronte di un aggravio finanziario ed alla parallela necessità di disporre di un adeguato approvvigionamento idrico, l’equilibrio possa essere trovato nel minimizzare la richiesta qualitativa della risorsa da parte del comparto produttivo primario, sfruttando al massimo le tolleranze e le incertezze in merito ai fattori di rischio. Ancora una volta i produttori agricoli sarebbero costretti a ricercare un compromesso tra la tutela del capitale agrario, la salute dell’agroecosistema e la necessità di accedere a fattori primari di produzione, come l’acqua, gravati da un incremento dei costi. È evidente – ha concluso il DG ANBI - che l’impatto potrebbe essere molto negativo specie per quei settori caratterizzati dal rapido trasporto dei contaminanti lungo la catena alimentare, quali le carni ed i latticini.”
Inoltre la bozza di D.P.R. individua come centrali il ruolo e la responsabilità dei Consorzi di bonifica nel quadro del “sistema di riuso”, dovendosi fare carico del monitoraggio delle acque distribuite ed eventualmente della predisposizione di strumenti aggiuntivi (lagunaggi, aree umide, etc.), al fine di incrementare la qualità delle acque affinate prodotte dal Servizio Idrico Integrato; non solo: le reti di adduzione e distribuzione di acque affinate diventano componenti del sistema di riuso. Questo comporterà, nel migliore dei casi, la predisposizione di sistemi di misura della qualità delle acque veicolate e di un piano di monitoraggio con il pressoché inevitabile contenzioso sul posizionamento dei punti di campionamento.
I Consorzi di bonifica saranno inoltre gravati dall’obbligo di trasmissione dei dati alle autorità regionali e/o ad altre autorità competenti nazionali ed europee, nonchè della segnalazione di non conformità rispetto ai parametri definiti nel permesso di riutilizzo.
A ciò si aggiunge che modifiche proposte nella Direttiva Quadro Acque vorrebbero porre il riuso delle risorse idriche tra i compiti esclusivi del Servizio Idrico Integrato, confondendo la produzione delle acque affinate con la loro distribuzione in ambito agricolo, competenza in capo ai Consorzi di bonifica.
Ulteriore tema sul tappeto è l’apporto di nutrienti come l’azoto, presente nelle acque reflue: l’impatto sarebbe rilevante soprattutto sui settori già gravati da obblighi di gestione del contenuto di azotati nei liquami di stalla o nei fertilizzanti organici destinati alla concimazione. In particolare, sarebbe penalizzato quel settore zootecnico che, ottemperando ai nuovi obblighi di legge, ha investito in ricerca e tecnologia soprattutto nelle zone classificate come vulnerabili ai nitrati, cioè larga parte delle più importanti aree di allevamento, dove nasce un grande numero di prodotti di eccellenza ed IGP.
Il risultato sarebbe certamente un aggravio dei costi di gestione e probabilmente una riduzione della quantità di fertilizzante organico di origine animale distribuibile per ettaro; dove le produzioni sono assoggettate a certificazioni di qualità o HACCP, il rispetto delle norme cogenti è infatti un requisito chiave, pena il rischio di rigetto delle partite da parte di intermediari ed acquirenti.
OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
TORNA IL PERICOLO SICCITA’ AL NORD MENTRE IL SUD RESTA IN EMERGENZA
VINCENZI: “DOPO TANTA PIOGGIA RISCHIAMO DI RIMPIANGERE L’ACQUA RILASCIATA A MARE PER MANCANZA DI INVASI”
Se dal punto di vista idrico qualche notizia confortante arriva da Basilicata e Sicilia, su gran parte della Penisola la carenza di piogge a Novembre (mese fondamentale per la ricarica degli acquiferi) riaccende le preoccupazioni per un ritorno della siccità in quelle zone dell’Italia settentrionale, che quest’anno hanno beneficiato di precipitazioni abbondanti, spesso sotto forma di dannosi nubifragi (1624 secondo ESWD- European Severe Weather Database): a segnalarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche.
Secondo i dati dell’Osservatorio Siccità del C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche) a Novembre, in Italia, circa il 43% dei territori è stato sottoposto a condizioni di siccità severo-estrema, coinvolgendo oltre il 63% della popolazione, colpendo maggiormente quelle regioni del Nord Italia, ricche d’acqua dopo oltre un anno e mezzo di clima particolarmente umido: Emilia-Romagna (92% di territorio coinvolto e -75% di pioggia), Veneto (85% di territorio e deficit del 93%), Lombardia (72% di territorio e carenza del 92%) mentre, tra le regioni meridionali già in sofferenza idrica, quelle penalizzate anche da siccità novembrina sono state Puglia (43% del territorio), Calabria (41%), Sardegna (40%).
“Preoccupa che l’Italia idrica stia anticipando una tendenza simile al siccitosissimo 2022 con l’aggravante di un CentroSud già ora in difficoltà. Se il trend meteorologico dovesse persistere, avremo di che rimpiangere la tanta acqua rilasciata a mare per assenza di bacini destinati alla raccolta” ha segnalato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
Anche l’indice SWE (Snow Water Equivalent), seppur in crescita, è nettamente inferiore alle medie del periodo, nonché del 2023 e questo potrebbe essere un ulteriore motivo di preoccupazione per il prossimo futuro.
“Per ciò insistiamo a chiedere che i 7 miliardi di lavori definanziati per l’impossibilità di rispettare le tempistiche del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza siano urgentemente destinati anche ad avviare il Piano Invasi; i Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno pronti circa quattrocento progetti in avanzato iter procedurale e che, se sollecitamente e adeguatamente finanziati, potranno rispettare i cronoprogrammi europei al 2026, migliorando la resilienza idrica dei territori” ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
Al Sud continua il trend idrico negativo in Puglia dove, nonostante nelle scorse due settimane si sia registrato un leggero incremento nei volumi invasati, le disponibilità d’acqua continuano ad essere scarsissime (mln. mc. 34,19), pari al 10% del volume autorizzato ed al 33% di quanto raccolto un anno fa.
Va meglio nella vicina Basilicata, dove i bacini stanno facendo registrare un incremento dei volumi invasati pari a 12,33 milioni di metri cubi, che vanno a sommarsi ai 6 della settimana scorsa, ristorando soprattutto i serbatoi di Pertusillo e monte Cotugno, mentre quello di Camastra, nonostante i recenti apporti dal fiume Basento, ancora non supera la soglia del milione di metri cubi d’acqua invasata.
Notizie confortanti sulle disponibilità idriche arrivano anche dalla Sicilia, grazie soprattutto alle piogge di fine Novembre e di Dicembre, la cui prima decade è stata particolarmente generosa sull’isola: su alcune zone è piovuto addirittura per 10 giorni consecutivi con cumulate, che hanno sfiorato i centocinquanta millimetri nel Messinese; tra Ennese e Calatino le precipitazioni sono state meno intense (mediamente intorno a mm. 30) ma, a quanto si evince, il “conteso” bacino Ancipa trattiene ora oltre duemilionitrecentomila metri cubi quando, ad inizio di questo mese, il bollettino dell’Autorità di distretto del bacino idrografico della Sicilia ne segnalava meno di trecentomila.
Risalendo lungo lo Stivale si registrano quasi ovunque livelli idrometrici in calo e portate fluviali decrescenti.
In Campania, rispetto alla settimana scorsa, scorre meno acqua negli alvei dei fiumi Sele e Volturno, mentre in crescita è il Garigliano, il cui livello però si mantiene più basso dei valori registrati nello scorso quinquennio.
In Abruzzo, rispetto alle portate registrate all’inizio del mese di dicembre, i flussi del fiume Orta nel Pescarese sono decrescenti ed inferiori a quanto registrato lo scorso anno, a differenza del Sangro, che mostra invece segni di ripresa.
Nel Lazio sono in aumento i livelli dei laghi Bracciano e Nemi; in crescita anche la portata del fiume Tevere, che però risulta ancora ampiamente deficitario rispetto alle medie storiche (-54% ca.). Sono in calo, invece, i livelli dell’Aniene e del Velino, mentre stabile è quello della Fiora nella Tuscia.
In Umbria, i flussi idrici sono in calo negli alvei dei fiumi Paglia e Chiascio, mentre una sostanziale invarianza viene registrata nel Topino. Purtroppo, le scarse piogge di Novembre (mediamente mm.30 circa, nettamente meno dello stesso mese nello scorso quinquennio) hanno pregiudicato l’accennata crescita delle altezze idrometriche del lago Trasimeno, che ristagna ad un livello di -m.1,53 contro una media storica di m.-0,66 (-cm.83).
Nelle Marche, le portate dei fiumi (principalmente dell’Esino e dell’affluente Sentino) sono in calo e ben al di sotto dei flussi consueti in questo periodo.
In Toscana, questa settimana, solamente il fiume Ombrone vede incrementare la portata in alveo; Arno e Serchio, dopo la crescita registrata 7 giorni fa, invertono nettamente la tendenza e ridiscendono ampiamente al di sotto delle medie mensili (rispettivamente -37% e -74%).
In Liguria sono in calo i livelli idrometrici dei fiumi Magra, Entella ed Argentina; stabili quelli della Magra.
In Piemonte, tutti i fiumi hanno portate in calo: Tanaro, Stura di Lanzo e Toce spiccano per l’esiguità dei flussi in alveo (rispettivamente -65,5%; -78,4%; -43,5% sulla media).
In Valle d’Aosta sono stabili le portate di Dora Baltea e torrente Lys.
Non vengono rilevate importanti variazioni per quanto riguarda le altezze idrometriche dei grandi laghi del Nord: attualmente il Maggiore segna 85% di riempimento, il Lario al 20,6%, il Benaco al 72,9% ed il Sebino al 32,1%.
In Lombardia, scarsità di neve e riduzione delle disponibilità lacustri, incidono sul bilancio delle riserve idriche regionali, che registrano una disponibilità di circa duemilaquattrocentottantasei milioni di metri cubi, equivalenti al 62,5% della media ed inferiori del 58% rispetto all’anno scorso.
Anche in Veneto si riducono le portate di tutti i fiumi, che si attestano al di sotto dei valori consueti del mese di dicembre: gli scarti negativi maggiori vengono registrati da Muson dei Sassi (-61%), Brenta (-42%), Bacchiglione (-30%), Livenza (-24%).
Una netta decrescita dei livelli idrometrici si registra nei fiumi dell’Emilia-Romagna, dove il Savio, dopo aver sfiorato la settimana scorsa i 100 metri cubi al secondo, vede ora ridursi di 10 volte il flusso e la Secchia perde, in 7 giorni, il 70% della portata, mentre valori sensibilmente inferiori a quelli medi storici vengono rilevati nei bacini occidentali di Taro e Trebbia, in cui il deficit idrico si attesta rispettivamente al 20% ed al 25% della portata media del periodo.
Infine anche il fiume Po, lungo tutta l’asta, registra portate deficitarie, nonché decrescenti in queste prime due decadi di Dicembre: a Torino scorre il 75% dell’acqua normalmente presente in questo periodo, mentre è l’81% quella, che fluisce a Pontelagoscuro, in prossimità del delta.
EMILIA ROMAGNA: PROSSIMA REALIZZAZIONE DI UN’OPERA DI DIFESA IDRAULICA
Le ripetute precipitazioni degli ultimi mesi hanno fatto sì che il reticolo idraulico abbia raggiunto in più occasioni il limite massimo di portata e il suolo non sia sempre riuscito ad assorbire l’eccesso d’ acqua piovana in modo efficiente, arrivando anche a causare localizzati allagamenti nelle aree circostanti.
Per l’areale posto a SudOvest dell’abitato di San Nicolò, maggiori criticità si sono verificate a Maggio di quest’anno, quando le intense piogge hanno saturato il sistema idraulico di scolo; con l’obbiettivo di mettere in sicurezza la zona del polo funzionale dei servizi comunali, il Consorzio di bonifica Piacenza (con sede nella città capoluogo) ed il Comune di Rottofreno, hanno convenuto in merito all’opera da realizzare: si tratta di un intervento cofinanziato dall’ente consortile e dall’Amministrazione Locale per la difesa idraulica dalle acque, che scolano da monte e sgrondate verso opere idrauliche presenti e che saranno potenziate; tecnicamente si tratta di una struttura in calcestruzzo armato, opportunamente dimensionata e ben inserita nel contesto ambientale, aggiungendo opere di mitigazione a schermatura del manufatto.
Nelle prossime settimane si procederà con la realizzazione del progetto esecutivo e successivamente con la gara d’appalto, propedeutica all’affidamento dei lavori da completare entro la prossima primavera. Si tratta di un’opera fondamentale a protezione di varie strutture pubbliche come il centro socio riabilitativo, la scuola primaria (oltre cinquecento alunni), il palazzetto dello sport di recente inaugurazione, la nuova piscina comunale.
TOSCANA: NUOVA VITA PER GLI ORTI ABBANDONATI
Gli Orti di Serezza sono pronti a tornare a nuova vita: si sono concluse infatti le operazioni di pulizia straordinaria, rese possibili grazie alla sinergia istituzionale ed operativa fra Consorzio di bonifica Toscana Nord (con sede a Viareggio, in provincia di Lucca) e Comune di Vicopisano; sono terreni di proprietà dell’ente consortile e che si trovano lungo il fosso Serezza, fra i territori di Buti e Vicopisano, già in passato dati in utilizzo ai residenti, che ne facevano richiesta per realizzare piccoli appezzamenti coltivati, come accade per gli orti urbani.
Purtroppo, però, non tutti hanno avuto la dovuta cura e rispetto per i terreni concessi: con il tempo alcuni degli appezzamenti erano stati abbandonati e lì si sono accumulati, oltre a rovi, sterpaglie ed erbacce, pure molti rifiuti persino ingombranti. C’era bisogno di una pulizia straordinaria per riportare decoro e pulizia, così da poterli assegnare di nuovo.
L’Amministrazione di Vicopisano e l’ente consortile hanno così deciso di lavorare insieme per ripulire i terreni, coinvolgendo nell’iniziativa l’Organizzazione di Volontariato Toscandina e l’associazione Operazione Mato Grosso, il cui scopo è aiutare le persone nei Paesi più poveri del mondo attraverso missioni umanitarie in Brasile, Bolivia, Ecuador e Perù.
I volontari dell’associazione si sono quindi rimboccati le maniche per ripulire gli orti di fatto abbandonati; tutto il materiale ritrovato è stato poi preso in consegna e portato a corretto smaltimento. Gli orti ora puliti potranno essere dati ad altri cittadini per coltivarli ed al contempo è stata sostenuta un’associazione, che destinerà il contributo al finanziamento di missioni umanitarie.
Sarà oraz cura dell’Amministrazione Comunal mantenere questo risultato, prevenendo ulteriori abbandoni.
PUGLIA: CONTROLLO VEGETAZIONE
Il Consorzio di bonifica Capitanata (con sede a Foggia) ha in corso il controllo della vegetazione nel canale restitutore dell'impianto idrovoro di Palude Lauro, a servizio dell'omonimo polder.
Lo sfalcio in alveo ed il recupero delle materie vegetali alla foce contribuiscono anche a ridurre l'apporto di nutrienti nel lago di Lesina.
TOSCANA: RIPRISTINI IDRAULICI
Dopo l’evento alluvionale dello scorso Ottobre, il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud (con sede a Grosseto) è intervenuto sui torrenti Rosia e Serpenna nel territorio comunale di Sovicille; in una prima fase l’ente consortile ha ripristinato le arginature dei 2 corsi d’acqua e che erano state danneggiate (in alcuni punti anche abbattute) dalla violenza delle piene.
Poi è iniziato il monitoraggio dei tratti a monte e del complesso sistema di canali di scolo della zona, un tempo inseriti nel padule di Sovicille: si tratta, in tutto, di una ventina di chilometri di corsi d’acqua. Qui i lavori di “Cb6”, in fase di completamento, hanno permesso di ripristinare l’efficienza idraulica, garantendo un migliore scorrimento delle acque verso valle con la rimozione delle ostruzioni provocate dalla vegetazione abbattuta e trasportata dalla piena. L’obbiettivo è limitare il rischio idraulico in caso di nuove precipitazioni intense sulla zona.
LOMBARDIA: DISSESTO IDROGEOLOGICO: PRESTO UNA FORMAZIONE SPECIALISTICA
Su iniziativa dell’Associazione Comuni Bresciani, sindaci e tecnici comunali si sono confrontati con i Consorzi di bonifica e con l’Agenzia Interregionale per il fiume Po in un incontro dal titolo “Dissesto idrogeologico e gestione sostenibile del territorio: riflessioni sugli interventi di mitigazione del rischio e formazione specialistica per i Comuni”; l’iniziativa si è tenuta a San Zeno Naviglio.
I Consorzi di bonifica Chiese (con sede a Calcinato, nel Bresciano) ed Oglio Mella (con sede nella città di Brescia) hanno confermato piena disponibilità a supportare la formazione specialistica per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. In provincia di Brescia sono già molte le esperienze di proficui rapporti tra Amministrazioni Comunali ed enti consorziali.
Nella pianura occidentale sono state sottoscritte, negli scorsi anni, apposite convenzioni per il reticolo idrico minore; in alcuni casi queste convenzioni hanno portato al trasferimento del reticolo a quello di bonifica, come è avvenuto per la città di Brescia, dove l’ente consortile cittadino è subentrato al Comune dallo scorso Giugno.
EMILIA ROMAGNA: NUOVI PROGETTI PER IL TERRITORIO
La lotta al dissesto idrogeologico nelle aree montane della provincia di Parma è una “mission” del Consorzio di bonifica Parmense (con sede nella “città ducale”), che per il 2025, in sede di bilancio previsionale, ha deciso di continuare ad investire sul territorio delle aree di prossimità, destinando nuove risorse ai progetti di manutenzione e risistemazione, dove necessario.
I fondi consortili destinati alla montagna sono incrementati, comprese le risorse del progetto “Difesa attiva dell’Appennino”, cui si aggiungeranno i finanziamenti per le manutenzioni in arrivo dalla Regione Emilia-Romagna: saranno pertanto disponibili complessivamente, per l’intero distretto montano parmense, € 1.734.396,94.
Ad integrazione dei nuovi interventi si segnalano alcune opere in via di completamento con fondi consortili come il pozzo del Torrano già funzionante, ma che necessita dell’esecuzione delle opere civili e meccaniche. Al fine di migliorare ulteriormente le azioni dell’ente consortile a difesa e sviluppo del territorio, si è provveduto anche a riqualificare il parco automezzi e le dotazioni tecniche e tecnologiche, destinate alle attività in pianura, finalizzate alla realizzazione del programma di rinnovamento iniziato nel 2018.
Inoltre, vista l’importanza dell’analisi puntuale della risorsa idrica, viene confermata anche la piena operatività di “Bonifica Parmense Lab”, il laboratorio mobile itinerante, che effettua i campionamenti ed il monitoraggio lungo la rete idraulica consortile.
LOMBARDIA: FUMANA: IMMAGINI DELLE PIANURE
L’ottava edizione di “Fumana: Immaginari delle pianure” ha preso il via a Mantova: l'acqua, nelle sue molteplici sfaccettature (dalla quiete dei laghi alla furia delle piene, dalla preziosa risorsa alla forza distruttrice) è stata il filo conduttore di questa edizione.
Il festival, a cura del Collettivo Fumana e dell’associazione AltreMenti con il patrocinio del Comune di Mantova, ha proposto un ricco programma di appuntamenti; partner di quest’edizione sono stati ANBI Lombardia e la delegazione Fai Mantova. ANBI Lombardia ha accolto favorevolmente la proposta per la duplice iniziativa “L’anima dell’acqua” e “La civiltà dell’acqua in Lombardia”, che ha consentito di portare, in un territorio così importante per la storia della Bonifica lombarda, 2 progetti che promuovono e valorizzano il ruolo fondamentale della risorsa idrica nella costruzione del territorio e del paesaggio agrario.
Alla Casa del Rigoletto sono state esposte immagini tratte da 2 delle campagne fotografiche, spesso di durata superiore all’anno, di OsservaTeR: Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Gianni Berengo Gardin. Oltre alla sezione composta dai pannelli espositivi di ANBI Lombardia, la mostra “L’anima dell’acqua” ha raccolto una selezione di scatti del fotografo parmigiano, Gigi Montali.
Alla storica edicola del Fai di piazza Canossa è stato esposto un estratto delle campagne fotografiche del progetto La civiltà dell’acqua in Lombardia con le immagini dei fotografi Carlo Meazza, Francesco Radino, Claudio Sabatino.
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