Anno XXVI, n. 43 venerdì, 15 novembre 2024

UN PIANO PNRR PER L’ACQUA LA PROPOSTA DI ANBI ALL’UNIONE EUROPEA

VINCENZI: “LA CRISI CLIMATICA CI ACCOMUNA: SERVONO STRUMENTI UNITARI DI ADATTAMENTO”

Mentre la Cop 29 si sta indirizzando verso l’ennesima impasse e l’Europa del Sud (Italia compresa) guarda con apprensione l’evoluzione della situazione meteo per la presenza di condizioni favorevoli al riproporsi di fenomeni “dana” (incontro fra correnti fredde da Nord con le ancora calde temperature sul mar Mediterraneo), ANBI lancia, all’Unione Europea, la proposta per un Piano PNRR Acqua, che potrebbe essere finanziato tramite l’emissione di eurobond.
“E’ un’ipotesi riscontrabile anche dall’Agenda Draghi – ha evidenziato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) – L’adattamento alla crisi climatica ed alla conseguente estremizzazione degli eventi atmosferici accomuna ormai tutta l’Europa: basti pensare che, negli scorsi 30 anni, le alluvioni hanno causato danni per  oltre centosettanta miliardi di euro, coinvolgendo 5 milioni e mezzo di persone con quasi tremila vittime; per converso, nella recente annata agraria in Germania, la carenza idrica ha provocato la perdita del 30% della produzione di barbabietole da zucchero.”
“Di fronte all’epocale ed urgente necessità di interventi, serve uno strumento straordinario di debito comune – gli ha fatto eco Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – articolato, però, sulle esigenze territoriali, perché le necessità idriche dell’Italia sono diverse da quelle dei Paesi nordici: da noi l’acqua non è solo un elemento ambientale, ma un fattore produttivo, determinante per l’eccellenza agroalimentare del nostro Paese. È la storia di questi anni che suffraga la nostra richiesta di revisione della Direttiva Quadro Acque, che risale ad inizio 2000.”
“In un’Italia complessivamente in ritardo – ha aggiunto Vincenzi - i Consorzi di bonifica ed irrigazione italiani sono in linea con i cronoprogrammi del P.N.R.R. post Covid e, tra un anno, saranno in grado di certificare il risparmio di 1 miliardo di metri cubi d’acqua, grazie ad interventi per 2 miliardi e 300 milioni di euro in corso d’opera e che si affiancano ad un altro paio di miliardi da ulteriori fondi comunitari. Il nostro è un modello, che funziona – conclude il Presidente ANBI – È per questo che chiediamo il rispetto ovunque dei principi di autogoverno e sussidiarietà, sanciti dal Protocollo Stato-Regioni del 2008.”


                                                                                                     


SARDEGNA: IL GRANDE DILEMMA DELLE SEMINE

SENZA SICUREZZA IDRICA BLOCCATI GLI INVESTIMENTI NELLE CAMPAGNE

VINCENZI: “A RISCHIARE È L’ECONOMIA CHE PRODUCE CIBO”

E’ una grave incertezza quella, che sta caratterizzando il mondo agricolo di ampie zone della Sardegna, a causa dell’insicurezza sulla disponibilità idrica: dopo l’allarme siccità per i territori di Baronia, Medio Campidano e Chilivani-Ozieri, la “grande sete” è arrivata anche nel NordOvest di una regione che, grazie alle infrastrutture idrauliche, aveva finora saputo rispondere meglio di altre alla prolungata assenza di significative piogge, nonostante la forte pressione antropica, dovuta al turismo. Pertanto, il sassarese Consorzio di bonifica Nurra, d’intesa con le organizzazioni professionali di settore, ha deciso di informare gli agricoltori, affinchè nessuno si impegni con investimenti importanti nelle campagne in assenza di garanzia dell’acqua.
“A rischiare di essere pregiudicato è il futuro del settore primario sardo, un asset fondamentale per l’economia dell’Isola – ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - Quanto sta accadendo è l’esempio di come anche le Regioni più attente siano in ritardo rispetto alla velocità della crisi climatica.”
La situazione preoccupa molto, perché i bacini multifunzionali Temo e Cuga non solo trattengono rispettivamente il 17% ed il 31% della capacità ma, a causa dei lavori in corso sugli acquedotti Coghinas 1 e Coghinas 2 (a servizio, tra l’altro, di città come Sassari ed Alghero), devono dirottare l’acqua destinata all’irrigazione verso il potabilizzatore di Truncu Reale: la Regione Sardegna ha “chiuso” la diga e questo significa che non si potrà programmare la stagione irrigua 2025.  Attualmente i due invasi e quello di Bidighinzu trattengono complessivamente meno di 21 milioni di metri cubi d’acqua su una capacità potenziale di quasi 109!
“In pericolo ci sono centinaia di aziende agricole – ha dichiarato Gavino Zirattu, Presidente ANBI Sardegna – Inoltre, se anche dovesse piovere, le condotte non potrebbero garantire contestualmente l’approvvigionamento del potabilizzatore e dei campi perché, a causa dei lavori, in questo momento sono le stesse.”
Sullo sfondo c’è l’irrisolta questione dell’uso delle acque reflue dal moderno depuratore di Sassari: i lavori sono conclusi dal 2015, ma manca ancora un piano di gestione, che garantirebbe l’utilizzo di almeno cinquecento litri al secondo, una manna contro la crisi idrica.
“Siamo nell’incertezza più totale – ha aggiunto Zirattu – perché la partita, pur in dirittura d’arrivo, viene presa in considerazione solo di fronte all’emergenza, come accaduto nella scorsa stagione irrigua; alle prime piogge, però, l’argomento viene accantonato.”
“Ancora una volta a prevalere è l’incapacità di programmare, che ci porta ad agire sempre sotto la pressione degli eventi come dimostrano anche i ritardi nell’utilizzo delle acque reflue, per cui siamo da tempo in infrazione europea e con ancora molti punti da chiarire – ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – Alla dominante cultura della emergenza dobbiamo finalmente affiancare e privilegiare quella della prevenzione, che riduce i danni e salva vite umane. Noi pronti da sempre ad assumerci le nostre responsabilità con concretezza, sfruttando anche ricerca ed innovazione.”


OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE

TORNA IL PERICOLO DANA MA STAVOLTA È PREVISTO

VINCENZI: “SERVE UNO SFORZO COMUNE EUROPEO PER ADATTARSI A CONVIVERE CON SCENARI EMERGENZIALI NUOVI”

Stavolta un drammatico effetto sorpresa non c’è stato, limitando le conseguenze a danni materiali, ma il fenomeno Dana si è ripetuto sia sulla Spagna che sull’Italia, complice un bacino mediterraneo con temperature oltre i tre gradi ed un  mare, che oscilla tra i 22° ed i 24° a Sud della Sicilia. Questa condizione favorisce il verificarsi di quegli eventi estremi, causati dall’incontro/scontro fra correnti calde e fredde, già causa delle emergenze, che hanno ripetutamente colpito la Penisola e devastato la Provincia Valenciana in questo turbolento autunno 2024. Gli oltre cinquecentodieci millimetri di pioggia che il 13 Novembre, in poco più di otto ore, hanno allagato il comune di Giarre, nel Catanese, corrispondono all’incirca all’80% degli accumuli pluviometrici annuali nella provincia di Catania.
“Disponibilità di big data ed Intelligenza Artificiale sono determinanti per quella scienza predittiva, fondamentale per adattarci ai nuovi scenari climatici – ha indicato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - Per questo ci appelliamo all’Unione Europea per un grande sforzo comune, finalizzato a contrastare le conseguenze dell’estremizzazione degli eventi meteo, che sta accomunando il continente.”
“Quanto sta accadendo è la conferma di scenari, che diverranno familiari, nonché fautori di un bilancio idrico nazionale potenzialmente in crescita, ma caratterizzato da piogge violente, concentrate in archi temporali più brevi e per questo pericolosissime, se non adeguatamente gestite – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Non solo: tale condizione permetterà la presenza, a breve distanza, di aree flagellate dagli eventi meteo e minacciate dalla siccità.”
E’ quanto sta accadendo in Sicilia, dove i volumi stoccati negli invasi diminuiscono, attestandosi a 54 milioni di metri cubi d’acqua utilizzabile (7,70% della capacità complessiva), seppur non siano mancate precipitazioni abbondanti e localmente anche estreme tra la seconda e la terza decade di Ottobre. Nonostante il ripetersi di fenomeni anche alluvionali resta quindi preoccupante la situazione idrica in ampie zone dell’Isola, dove stanno esaurendosi le ultime, esigue riserve d’acqua, nonostante le turnazioni delle erogazioni: è il caso della diga Ancipa, che raccoglie le acque dei monti Nebrodi e che, salvo piogge provvidenziali, fornirà acqua solo ai 5 comuni, per cui è l’unica fonte di approvvigionamento idrico, prima di esaurirsi completamente entro ottanta giorni con pesantissimi riflessi sull’ecosistema locale.
Altrettanto grave è la situazione in Sardegna dove, dopo l’allarme siccità per Baronia, Medio Campidano e Chilivani-Ozieri, la “grande sete” è arrivata anche nel Nord-Ovest dell’isola. La situazione è grave, perché i bacini Temo e Cuga sono all’asciutto per la quota riservata all’irrigazione: la Regione ha chiuso la diga e questo significa che il comparto agricolo non potrà programmare la stagione irrigua 2025!
Non solo l’Italia insulare, ma è l’intero Meridione a continuare a  soffrire per la carenza idrica.
In Puglia, dei 332 milioni di metri cubi d’acqua invasabili rimangono riserve pari solamente a mln. mc.  35,57 (poco più del 10%); il lago di Occhito, un bacino da 250 milioni di metri cubi, ne trattiene appena 30 e si sta “raschiando il barile”, sfruttando anche il “volume morto”, di cui tecnicamente si sconsiglia l’utilizzo.
In Basilicata, i bacini trattengono solo il 14% del volume disponibile ed  ancora oggi, nell’autunno generalmente deputato all’accumulo delle riserve, erogano quotidianamente 600.000 metri cubi a campagne assetate. Nell’invaso della diga di monte Cotugno,  la più grande d’Europa in terra battuta, resta meno del 6% della capacità, mancando all’appello ben 440 milioni di metri cubi d’acqua.
In Calabria, si riducono i flussi nel fiume Coscile, benché quelli del Lao registrino un incremento; in Campania sono in calo le portate dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano.
Nel resto d’Italia, complici temperature anomale e 2 settimane di stabilità meteorologica, i corpi idrici registrano generalmente cali di livello.
Nel Lazio, il livello del lago di Nemi continua a scendere e si dimezza la portata del fiume Tevere, pari ora quasi ad un quarto di quella media del periodo, mentre restano sostanzialmente invariati i flussi negli alvei di Aniene, Fiora e Velino.
In Umbria, il lago Trasimeno guadagna 1 centimetro  dalla scorsa settimana, ma resta 80 centimetri sotto la media (!!!), lontano non solo dalla normalità, ma anche dal livello minimo, indicato per la sopravvivenza biologica; restano stabili le portate dei fiumi Chiascio, Paglia e Topino.
Nelle Marche, il fiume Potenza ha attualmente un’altezza idrometrica tra le più basse del periodo nel recente decennio; scendono anche i livelli di Esino, Sentino, Tronto e Nera.
In Toscana scendono sotto media le portate dei fiumi: Ombrone è al 15% e l’Arno al 24% del consueto.
Se in Liguria le altezze idrometriche dei fiumi Magra, Entella, Vara e Argentina sono in calo, in Emilia-Romagna si abbassano i livelli dei fiumi appenninici.
Il fiume Po registra una netta riduzione di portata pressoché lungo tutta l’asta e quasi ovunque i flussi scendono al di sotto dei valori medi del periodo.
In Piemonte a scendere sotto media sono i fiumi Tanaro, Stura di Lanzo e Toce.
In Lombardia, le riserve idriche registrano ancora un surplus del 21,3%, mentre sono decrescenti le altezze idrometriche dei “Grandi Laghi”.
Si riducono le portate anche nei corsi d’acqua del Veneto, dove solamente il flusso della Livenza rimane superiore al consueto. Ad Ottobre sulla regione è caduta il 134% di pioggia in più della norma e, su alcuni territori vicentini e bellunesi, le cumulate mensili hanno superato i settecento millimetri; nella terza decade del mese si sono registrate temperature superiori di 3,7° alla media.
Infine va segnalata la singolarità della Valle d’Aosta, dove crescono i flussi nella Dora Baltea in conseguenza anche di temperature anomale, che hanno fuso la poca neve caduta in quota nella prima metà di Ottobre.


UMBRIA: DODICI ANNI DI LAVORI

Anche in Umbria ci si interroga sul livello di sicurezza degli insediamenti urbani e delle infrastrutture, che ricadono in aree a rischio alluvionale e sui sistemi di gestione per fronteggiare le situazioni di dissesto, in cui versano alcuni corsi d’acqua. Il più importante nella parte sud-occidentale della regione è il fiume Paglia che, prima della confluenza nel Tevere, attraversa un’area sede di infrastrutture di importanza nazionale, terreni agricoli di pregio e centri abitati quali Allerona Scalo, Pianlungo, Orvieto Scalo e Ciconia.
A seguito dell’evento alluvionale del Novembre 2012, che determinò ingenti danni, è stato progettato un articolato programma di interventi per la mitigazione del rischio idraulico e tuttora in fase di realizzazione.
Attualmente il Consorzio di bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia (con sede a Chiusi Scalo, in provincia di Siena) sta operando ad Orvieto per la riduzione del rischio idraulico del fiume Paglia nei tratti in corrispondenza dell’attraversamento della Complanare (importo: € 2.710.504,10) e fra le confluenze del fosso dei Frati e del torrente Albergo la Nona (importo: € 3.000.000,00); sono in corso di progettazione ulteriori lavori di sistemazione idraulica, quali interventi nel tratto in prossimità del casello autostradale A1 (importo: € 2.350.000,00) ed a valle del ponte Pertini (importo: € 950.000,00).
Il completamento della messa in sicurezza del tratto urbano di Orvieto richiede anche la progettazione e la realizzazione di misure di mitigazione del rischio sui corsi d’acqua minori, per alcuni dei quali è necessario preventivamente indagare le effettive condizioni di pericolosità idraulica. Contemporaneamente, accanto all’attività dell’ente consortile,, l’Autorità del bacino distrettuale Appennino Centrale (AUBAC), vista l’interregionalità del progetto, sta portando avanti uno studio di riduzione del rischio idraulico mediante ritardo di formazione delle piene (il cosiddetto Piano Invasi del Paglia): questa soluzione consiste nella realizzazione di un sistema di bacini lungo l’asta fluviale (casse di espansione/diga dell’Alfina) con la funzione di trattenere parte del deflusso di piena.


TOSCANA: TORRENTE CURATO DALLE FERITE DI ALLUVIONI E PIENE

Oltre duecentomila euro: è questo l’importo utilizzato per rimettere in forma il torrente Archiano in alcuni  tratti, che si sviluppano su un territorio attraversato da infrastrutture strategiche e caratterizzato da un’agricoltura di qualità, nonchè da importanti insediamenti produttivi.
Si tratta di un territorio delicato, dove il torrente era segnato da profonde  ferite apertesi,  in seguito alle alluvioni del  1966 e del 1992, nei tratti dove erano state realizzate opere idrauliche via via danneggiate dalle piene. Si tratta dei più importanti lavori di sistemazione idraulica, cui il corso d’acqua è stato fino ad ora sottoposto dal Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo).
Questi interventi sono utili a preservare le opere dallo scalzamento dovuto all'erosione di un corso d'acqua particolarmente violento, il cui bacino passa, in soli 15 chilometri, dai circa milleduecento metri sul livello del mare in prossimità del Passo dei Mandrioli ai circa duecentocinquanta metri s.l.m. della confluenza col fiume Arno. Le opere si concentrano in un'area nevralgica del comune di Bibbiena, dove lo scorso anno si era già intervenuti sulle spallette del ponte di Camprena e con il ripristino di circa cinquanta metri di ciclopista.
L’attuale programma di interventi è stato portato a termine con una particolare attenzione all’ambiente: dall'utilizzo di materiali il più possibile autoctoni alla stretta collaborazione con le  guardie ittiche, che hanno provveduto al recupero ed allo spostamento della fauna acquatica prima che potesse restare confinata nelle aree di intervento.


FRIULI VENEZIA GIULIA: AL VIA MANUTENZIONE IDRAULICA IN AREA COLLINARE

Il Consorzio di bonifica Pianura Friulana (con sede a Udine) ha avviato gli interventi di manutenzione ordinaria sui corsi d’acqua nelle aree collinari dell’alta pianura friulana e nei bacini idraulici del Torre-Natisone ricadenti nel comune di Cividale del Friuli.
I lavori, necessari per garantire il corretto deflusso delle acque e la funzionalità idraulica, prevedono perlopiù lo sfalcio della vegetazione e la rimozione di piante lungo i corsi d’acqua nei comuni di Buja, Colloredo di Monte Albano, Moruzzo, Fagagna, Majano, Pagnacco, San Daniele, Treppo Grande, Faedis, Moimacco, Povoletto, Remanzacco e Cividale del Friuli.
Il progetto prevede una spesa complessiva di 560.000 euro ed è sostenuto economicamente dai canoni di bonifica secondo il Piano di Classifica 2024, che ha ridefinito le diverse zone del territorio, che beneficiano dell’attività di bonifica per finalità ambientali e idrauliche; viene realizzato in collaborazione con le Amministrazioni Locali, con cui l’ente consortile ha individuato priorità e criticità.
I lavori, infatti, sono stati pianificati per rispondere a precise esigenze territoriali, quali il rispetto delle tempistiche di raccolta delle colture (mais e soia sono quest’anno particolarmente in ritardo per lo sviluppo di un anomalo clima autunnale), l’ottimizzazione dei costi di spostamento per le ditte esecutrici (secondo criteri di vicinanza), la definizione delle migliori vie di accesso e modalità di taglio (nel rispetto delle indicazioni delle stazioni forestali), la minimizzazione dei tempi del fermo cantiere.
Pur trattandosi generalmente di interventi di manutenzione ordinaria, indispensabili ad assicurare il corretto scolo delle acque, non sono stati trascurati gli aspetti ambientali e paesaggistici dei vari contesti interessati con particolare attenzione per le modalità di intervento e la gestione del materiale vegetale di risulta. Oltre a sfalcio e pulizia, che garantiranno il regolare deflusso delle acque, si aggiungono opere di riparazione e difesa spondale: sarà assicurata la stabilità, nonchè l’impermeabilità degli argini e saranno garantite ispezione e sorveglianza per la riparazione di eventuali cedimenti.
L’intenzione è quella di rispettare il cronoprogramma, mantenendo la contemporaneità dell’esecuzione nelle due macroaree Alto Friuli e Torre Natisone, così da garantire la consegna di un’efficientata rete di scolo a servizio di tutta la popolazione; se le condizioni meteorologiche lo consentiranno, i lavori si concluderanno entro Aprile 2025.


TOSCANA: SICUREZZA IDRAULICA: UNA STAGIONE DI LAVORI

Si è partiti dai piccoli affluenti minori per arrivare poi al corso d’acqua principale: così il Consorzio di bonifica Medio Valdarno (con sede a Firenze) ha portato avanti, nel corso dell’estate fino alle ultime settimane di inizio autunno, un programma di piccole, ma importanti manutenzioni su tutto il bacino del torrente Ema nei territori del capoluogo regionale e del comune di Bagno a Ripoli.
Si è cominciato in località Monteripaldi per poi passare al Borro Cascianella Sant’Andrea in località Capannuccia ed al Borro dell’Antella; infine, si sono appena conclusi anche i lavori sul torrente Ema, dove l’ente consortile ha lavorato in sponda destra vicino all’abitato di Cascine del Riccio per garantire la tenuta idraulica degli argini  in caso di livelli critici di piena.
Si tratta di una serie di investimenti fondamentali per il regolare scorrimento delle acque e ridurre il rischio idraulico in tutto il bacino su cui, tra l’altro, sono state finanziate ed attualmente in progettazione anche 2 nuove casse di espansione (Consuma, in comune di Firenze e Cascine del Riccio – monte, in comune di Bagno a Ripoli) per un investimento complessivo di oltre 7 milioni di euro.


MARCHE: VARATE LE TRAVI DI UN PONTE

Sono state “varate” le 6 travi del nuovo ponte, che collega la strada provinciale “Ponte Molino – Foce Forchetta” e via Fonte Avellana, nel comune di Frontone.
Ora si procederà alla realizzazione della soletta di completamento, del manto stradale, deii cordoli laterali, delle barriere di sicurezza e del “guardrail”.
Dopo quelli già consegnati di Serra Sant’Abbondio, quello ubicato fra Serra De’ Conti e Montecarotto e quello sul Vallone a Senigallia, il ponte di Frontone è il quarto dei 12 ponti affidati al Consorzio di bonifica Marche (con sede a Pesaro) dalla struttura del Sub-Commissario per l'Alluvione ed il primo dei 4 in programma nel comune: verrà restituito alla cittadinanza dopo le necessarie prove di carico e nel pieno rispetto del cronoprogramma.


VENETO: ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI PROTAGONISTA ALLA CONFERENZA DIRIGENTI SCOLASTICI

L’adattamento al cambiamento climatico richiede un approccio multidisciplinare ad ampio orizzonte; per questo motivo (oltre alle funzioni fondamentali di gestione della risorsa, prevenzione del rischio idraulico e tutela ambientale), la rete dei Consorzi di bonifica riconosce una grande importanza alle attività di formazione, didattica e comunicazione.
ANBI Veneto ha così accolto l’invito del Provveditore agli Studi della provincia di Padova per partecipare con una relazione tecnica di approfondimento alla conferenza di servizi con i dirigenti scolastici, svoltasi nella Città del Santo: sono stati evidenziati le peculiarità ed il ruolo degli enti consortili, le prospettive di adattamento al cambiamento climatico (invasi multifunzione, riconversione irrigua, ricarica di falda), i servizi ecosistemici generati dalla pratica irrigua.
L’incontro è stato anche occasione per ricordare la ricca progettualità formativa-didattica, che ANBI Veneto mette in campo per le scuole della regione e che tra i punti di forza ha il Protocollo sottoscritto con Regione Veneto ed Ufficio Scolastico Regionale, nonchè la rinnovata collaborazione con la Rete degli Istituti Agrari e Forestali del Veneto.


LOMBARDIA: QUARTO MEETING LIFE CLIMAX PO

"Il nostro impegno come consorzi di bonifica è fermo e determinato. Siamo consapevoli della nostra responsabilità verso il territorio, verso le comunità e verso le generazioni future.
Il cambiamento climatico è una sfida imponente, ma siamo convinti  che, con l’impegno di tutti, possiamo trasformarla in un’opportunità per costruire un sistema agricolo e idrico più resiliente, sostenibile e innovativo": a dirlo è ANBI Lombardia intervenuta al 4° meeting di progetto Life Climax Po ospitato a Milano. Negli ultimi anni, il cambiamento climatico è diventato una realtà palpabile con effetti evidenti anche in Lombardia e nell’intera Pianura Padana.
L’inasprimento delle condizioni meteorologiche, le variazioni delle temperature e della distribuzione delle piogge, tra accumuli record e scarsità idrica, rappresentano una situazione, che ha impatti drammatici non solo sui  territori, ma anche sulle comunità che dipendono da esse. In questo contesto, i Consorzi di bonifica non sono spettatori silenziosi, ma protagonisti in quanto soggetti cardine nella gestione sostenibile delle risorse idriche e della protezione del territorio.


VENETO: ATTO FINALE PER IL CONCORSO FOTOGRAFICO TRA RISORGIVE E LAGUNA

Sono stati resi noti i nomi dei vincitori della seconda edizione del concorso fotografico “Tra risorgive e laguna”; all’iniziativa, promossa dal Consorzio di bonifica Acque Risorgive (con sede a Venezia Mestre), hanno partecipato una trentina di fotografi amatoriali ed appassionati di scatti naturalistici.
Oltre cento le foto in concorso, distribuite nelle 3 categorie previste.
A vincere, nella sezione “I nostri fiumi visti dall’alto”, Nicola Toniolo, di Mogliano Veneto, con uno scatto intitolato “Albe invernali lungo il fiume Dese a Cappella di Scorzè”; nella sezione “Acqua, forza motrice. I molini, risorsa di ieri e di domani” ad aggiudicarsi il primo premio è stato Luigi Grasselli, di Martellago, con uno scatto dal titolo “C’era una volta” dedicato al mulino Cosma di Scorzè; infine, per la categoria “La vita nel fiume”, il primo premio è stato assegnato a Paolo Ugo, di Mestre, con una foto, che riprende un cannareccione lungo il fiume Osellino tra Campalto e la laguna.
I vincitori hanno ricevuto un assegno del valore di 500 euro ed una stampa in alta qualità della loro foto. Una selezione delle migliori opere partecipanti è stata esposta in una mostra allestita nella sala affrescata dal Tiepolo in villa Baglioni a Massanzago.


AGENDA

Giornata intensa quella di giovedì 21 Novembre p.v. per il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano: la mattina sarà ad Ancona per il convegno “Evoluzione di un funzione” organizzato da ANBI Marche e Consorzio di bonifica Marche (dalle ore 10.30 nel Dipartimento universitario di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali); nel pomeriggio interverrà alla tavola rotonda “Acqua e Terra. La risorsa idrica e la lotta al dissesto idrogeologico” nell’ambito degli Stati Generali Ambiente ed Energia, organizzati dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia a Sabaudia, in provincia di Latina.

 
Per maggiori approfondimenti www.anbi.it
SETTIMANALE DELL´ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSORZI DI GESTIONE E TUTELA TERRITORIO E ACQUE IRRIGUE
Direttore Responsabile: Massimo Gargano - Registrazione Tribunale di Roma n. 559/98 del 25 novembre 1998
Redazione: Via S.Teresa, 23 - 00198 Roma - Tel. 06/844321 - Fax 06/85863616
Sito internet: anbi.it - eMail: anbimail@tin.it

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