Anno XXV, n. 39 lunedì, 6 novembre 2023

IL CICLONE CIARAN DIMOSTRA CHE SOLO I BACINI DI ESPANSIONE E LA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO LIMITANO I DANNI PER LE COMUNITA’

L’EMERGENZA IN TOSCANA EVIDENZIA L’INSUFFICIENZA DELLA RETE IDRAULICA DI FRONTE ALLA NUOVA VIOLENZA DEGLI EVENTI METEO. DAL 2017 LE CONCRETE PROPOSTE PROGETTUALI DI ANBI

“Superata un’emergenza idrogeologica che, stante la nuova fase climatica planetaria, si ripete con cadenze sempre più brevi sulla Penisola ed esprimendo grande dolore per le ennesime vittime, chiediamo al Paese, ad ogni livello, una riflessione: può esserci sviluppo sociale ed economico senza sicurezza da frane ed alluvioni?”
A porre una questione divenuta drammaticamente prioritaria è stato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, che ha proseguito: “E’ centrale chiederselo, perché la domanda chiama la politica a scelte fondamentali, come assumere la salvaguardia del territorio quale prima opera pubblica, di cui l’Italia ha bisogno e porre concretamente le infrastrutture idrauliche fra gli asset strategici per il Paese. Non è vero che non si fa nulla, ma manca una visione programmatoria di ampio respiro, accompagnata da adeguati finanziamenti, così come è necessario accelerare gli iter procedurali nel pieno rispetto delle normative di legge, perché coi ritmi attuali si inaugurano opere già superate dagli eventi.”
“Dall’emergenza meteo, che ha colpito l’Italia dopo avere flagellato la Francia – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - emerge nitida l’importanza dei bacini di raccolta delle acque, che hanno intercettato, in Veneto ed Emilia Romagna, le ondate di piena, preservando i territori e le loro economie da disastrosi allagamenti. Drammaticamente nuova, invece, è la situazione registrata nelle zone alluvionate della Toscana, dove le aree di espansione delle piene sono state rapidamente colmate da una massa d’acqua superiore a quella dell’alluvione del 1966. Ne consegue la necessità di aumentare la capacità idrica del territorio con nuove infrastrutture idrauliche, ad iniziare da bacini multifunzionali, efficientando al contempo l’esistente.”
Attualmente il maggior numero di bacini è nel Sud Italia con Basilicata, Sicilia, Puglia e Sardegna, leader nazionali. Ma quanti ne servirebbero per garantire maggiore sicurezza idraulica al Paese, assicurando al contempo riserva idrica per agricoltura ed energie rinnovabili? Lo si evince, analizzando i Piani redatti da ANBI nel corso degli anni recenti.
Il Piano Nazionale Invasi, presentato nel 2017 assieme all’allora Struttura di Missione #italiasicura, prevede 2000 piccoli e medi bacini lungo la Penisola per un investimento complessivo di 20 miliardi di euro; il maggior numero (73) è allocato in Veneto, ma sono i 7 importanti bacini individuati per la Calabria a necessitare dei maggiori investimenti (527 milioni di euro).
E’ del 2019, invece, il Piano Nazionale di Efficientamento della Rete Idraulica, che indica la realizzazione di 23 nuovi bacini (13 nel Nord Italia), grazie ad un investimento di circa 1 miliardo e 230 milioni di euro; oltre a ciò si prevede il completamento di altri 16 invasi (6 al Centro ed altrettanti nel Sud Italia) per un spesa di poco superiore ai 451 milioni. Ad accompagnare queste opere serve il ripristino della piena efficienza per ulteriori 90 serbatoi già esistenti, ma limitati nella capacità dalla presenza di una notevole quantità di sedime sul fondo: servirebbero quasi 291 milioni di euro per “regalare” un 10% in più di capienza idrica.
Infine, più recente è il Piano Laghetti, redatto da ANBI con Coldiretti: puntando a realizzarne 10.000 nei prossimi anni, ci sono già circa 300 progetti cantierabili per un investimento complessivo di oltre 4 milioni di euro.
“E’ questa la cronologia del nostro impegno costante e programmatorio a tutela di un territorio quantomai fragile di fronte alla crisi climatica – ha ricordato inoltre Vincenzi - Ancora una volta mettiamo questo parco progetti a servizio del Paese soprattutto ora che, di fronte all’emergenza meteo del ciclone Ciaran, è evidente a tutti la fondamentale funzione dei bacini di espansione e raccolta delle acque.”
“Non solo: ribadiamo che intervenire in prevenzione costa 5 volte meno che riparare dopo catastrofici eventi e che, dati alla mano, Stato ed enti pubblici riescono a rifondere solo il 10% dei danni, senza considerare lo stop allo sviluppo locale, che un’alluvione comporta. Al di sopra di tutto, comunque, c’è la perdita di vite umane” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.


TOSCANA: EMERGENZA CIARAN: PEGGIO CHE NEL ’66: AREE DI ESPANSIONE COLMATE DALLA GRANDE QUANTITA’ DI PIOGGIA

Passata senza conseguenze l’ondata di piena del fiume Arno, che ha raggiunto la portata di 805 metri cubi al secondo all’idrometro di Ponte a Signa con un’altezza idrometrica di 4,5 metri, sono molti i territori colpiti da tracimazioni, rotture arginali ed allagamenti.
L’evento meteo ha visto cumulate di pioggia anche di 160 millimetri in 4 ore e sbalzi impressionanti nei livelli dei principali fiumi come il Bisenzio, che è esondato, sormontando gli argini, a Campi Bisenzio; altre esondazioni si sono registrate nel Pratese sui torrenti Furba, Vella, Bardena e Bagnolo. Il Bisenzio, in particolare, ha raggiunto in poche ore i 6 metri di altezza idrometrica prima di esondare con una portata di oltre trecentocinquanta metri cubi al secondo.
Sul territorio di Quarrata (Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno, con sede a Firenze) si sono registrate, oltre alle tracimazioni, rotture arginali sui torrenti Stella  e Fermulla; sono entrate in funzione tutte le casse di espansione della zona.
A Campi Bisenzio si è registrato dapprima il sormonto (senza rottura) dell’argine destro del Bisenzio, cui si è aggiunta la rottura del muro di sponda del torrente Marina, pochi metri a monte della confluenza nel Bisenzio, in prossimità della Villa di Montalvo: una condizione idraulica che ha provocato la fuoriuscita di acque di risalita anche dal Bisenzio con riversamenti sulla piana e sulla parte dell’abitato di Campi Bisenzio, che si trovano in sinistra idraulica del fiume. Di qui le acque hanno poi raggiunto il colatore Destro del fosso Reale e da qui l’impianto idrovoro di Viaccia a Signa, dove sono state sollevate e scaricate nel fiume Arno. Criticità arginali, sommate alle tracimazioni, si sono registrate anche sui torrenti Agna, tra Agliana e Montale e “Bagnolo”, a Montemurlo.
Tutte le casse di espansione della zona sono entrate in funzione regolarmente, raggiungendo il massimo dei volumi di piena invasabili (Ponte alle Vanne, Case Carlesi, cassa Marina, etc.). Anche gli impianti idrovori, in gestione al Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno, hanno funzionato con regolarità, pur in assenza di energia elettrica di rete, ma grazie all’attivazione dei gruppi elettrogeni; tra questi il più sollecitato è stato l’impianto di Crucignano, che serve a gestire lo scarico del sistema di acque basse della Piana Fiorentina verso il Bisenzio. Sono state operate urgenti riparazioni arginali su 8 diverse rotture nella Piana fra Firenze e Pistoia, effettuate dal Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno, insieme al Genio Civile.
Anche in provincia di Pisa i corsi d’acqua sono cresciuti in modo impressionante, con rotture arginali sui torrenti Isola e Tora, nella zona fra Fauglia e Collesalvetti, nonchè sul San Bartolomeo, a San Miniato Basso. Diverse anche le esondazioni dal reticolo minore a Pontedera e Ponsacco, così come a Lamporecchio, Larciano, Vinci e Stabbia. Il Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno (con  sede nella città della torre pendente”) ha effettuato gli interventi di riparazione insieme al Genio Civile.
In Maremma e nel Senese ci sono state precipitazioni importanti, che hanno impegnato il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud (con sede a Grosseto) in un’attenta vigilanza sui corsi d’acqua. Il reticolo in gestione ha retto bene e non ci sono state criticità. Alcuni corsi d’acqua hanno registrato innalzamenti dei livelli o modeste piene, come il Sovata ed il Bruna nel Nord della piana grossetana, nonchè l’Orcia e l’Arbia, ingrossati dalle piogge del Chianti.

VENETO: BACINI, SISTEMI DI PREVISIONE ED ORGANIZZAZIONE EVITANO IL DISASTRO

La grave ondata di maltempo che si è abbattuta su gran parte del Paese e che è culminata il 3 novembre con il colpo di coda del ciclone Ciaran non ha risparmiato il Veneto, colpito da forti piogge e venti che hanno causato l’ingrossamento dei fiumi ben al di sopra della soglia di attenzione e, in certi casi, tracimazioni e allagamenti.
Diversi i fattori hanno evitato il disastro su vasta scala: si va dal funzionamento dei diversi bacini di laminazione sparsi nel territorio regionale all’alto livello di precisione dei sistemi di previsione e telecontrollo messi a punto negli anni. Per certo, inoltre, ha funzionato nel migliore dei modi anche la macchina organizzativa che vede il sistema dei Consorzi operare sempre a fianco e in coordinamento con la Regione del Veneto e della Protezione Civile.
Migliaia di chilometri di canali consortili svuotati per raccogliere le piogge intense, 400 idrovore in funzione, piccoli e medi invasi a protezione di campagne e centri abitati: sono tutte misure che hanno mantenuto in sicurezza il territorio contenendo il più possibile i danni. Il Governatore del Veneto Luca Zaia ha chiesto lo stato di calamità; i danni, a bilancio ancora da redigere, appaiono comunque limitati in relazione alla violenza dei temporali.
In un contesto generale di allerta arancione e rossa, la situazione più difficile si è verificata nel comprensorio del Consorzio di bonifica Veneto Orientale (con sede a San Donà di Piave, in provincia di Venezia), nella giornata del 3 Novembre, a causa di un vasto allagamento dovuto al canale scolmatore Cavrato, che non è riuscito a scaricare nella laguna di Caorle le acque della piena del Tagliamento; il Consorzio di bonifica Delta Po (sede a Taglio di Po, in provincia di Rovigo) ha fornito alcune pompe mobili a supporto delle idrovore presenti per sollevare l’enorme quantità d’acqua nei territori allagati. Settimana difficile anche per il Consorzio di bonifica Brenta (con sede a Cittadella, in provincia di Padova), il cui comprensorio è stato particolarmente colpito dal maltempo: le 5 casse di espansione consortili hanno funzionato in maniera puntuale, riempiendosi ed evitando danni ed allagamenti altrimenti certi.
Si citano in particolare la cassa di espansione tra Cassola e Mussolente sul rio Lugana, a Mussolente sui torrenti Trieste e Lugana, a Romano d’Ezzelino sui torrenti Dolzetta e Mardignon, a Mussolente sul rio Voloncello, a Colceresa e Breganze sul torrente Riale. Già il 30 e 31 Ottobre u.s. il personale consortile era stato impegnato tra Marostica e Pianezze, insieme alla Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco, per scongiurare il rischio allagamento causato da una tombinatura intasata da ramaglie e detriti vari. Nel comprensorio del Consorzio di bonifica Piave (con sede a Montebelluna, in provincia di Treviso), maestranze in stato d’allerta per una situazione potenzialmente molto rischiosa, ma sempre sotto controllo e che ha visto il fiume “sacro alla Patria” in piena in 2 circostanze, taccando i 1000 metri cubi al secondo (il 31 Ottobre ed il 3 Novembre u.s.); numerose le casse di espansione aperte per contenere le acque di piena.
Nel comprensorio del Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta (con sede a San Bonifacio, nel Veronese), l’apertura delle casse di espansione di Caldogno e Montebello, ad opera della Regione Veneto, ha evitato gravi allagamenti alla pianura tra Verona e Vicenza ed alla stessa città di Vicenza. Situazione relativamente al sicuro anche nel resto del comprensorio consorziale, dove si segnala l’apertura (la notte del 31 Ottobre u.s.) della galleria Mori-Torbole per scolmare nel lago di Garda circa 3,5 milioni di metri cubi d’acqua dal fiume Adige a protezione del capoluogo scaligero e del Polesine.
Ovunque i Consorzi di bonifica sono rimasti vigili per approntare all’occorrenza le misure necessarie alla sicurezza di campagne e centri abitati.

EMILIA ROMAGNA: TEMPESTA CIARAN: PIOGGE IN MONTAGNA E TERRENI INTRISI IN PIANURA, MA PASSANO SENZA DANNI LE PIENE DI ENZA E SECCHIA

Notte di allerta quella tra sabato e domenica per il personale del Consorzio di bonifica Emilia Centrale (con sede a Reggio Emilia) che, nonostante gli scarni quantitativi di piogge caduti (in pianura se ne contano tra 5 e 10 millimetri, minori rispetto alla precedente perturbazione) ha fronteggiato il passaggio di 2 piene con l'ingrossamento dei principali corsi d'acqua sul territorio, principalmente dovuto all'accumulo delle precedenti precipitazioni, non ancora completamente smaltito.
A Cerezzola, nel comune di Canossa, il fiume Enza ha raggiunto quota m.1,75 ,con una portata stimata approssimativamente tra i trecentocinquanta ed i quattrocento metri cubi al secondo, senza causare criticità.
A Castellarano il livello del fiume Secchia ha toccato i m. 4,85: il passaggio della piena è stato stimato, indicativamente, con una portata di circa seicento metri cubi al secondo; anche qui non si sono rilevate criticità di sorta. L’ente consortile ha confermato il prosieguo del monitoraggio sull'intero comprensorio gestito (Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova), perché il quadro non desta particolare preoccupazione, ma la situazione permane sotto osservazione soprattutto sul fiume Enza dove, in caso di necessità, sono pronte le pompe idrovore degli impianti consorziali di San Siro, nel comune di San Benedetto Po e del Torrione a Gualtieri.
Con l'intensificarsi delle piogge a partire dal pomeriggio di sabato, il Consorzio di bonifica Parmense, ha prontamente effettuato la chiusura delle chiaviche dei canali consortili sui principali corsi d'acqua del comprensorio (i fiumi Enza e Taro ed il torrente Parma) per evitare possibili rigurgiti di piena, attivando anche le pompe idrovore dell'impianto di sollevamento di Foce Abbeveratoia, nella città di Parma.
Cospicui i fenomeni precipitativi, anche di carattere temporalesco, abbattutisi su tutto il Parmense tra il pomeriggio di sabato e le prime ore di domenica. I pluviometri consortili hanno registrato significative quantità medie di pioggia in particolare sulle zone montane, già fortemente colpite dalle precedenti perturbazioni: mm. 123 sul crinale tra l'Enza ed il Parma; l'Alpe di Succiso, nel comune di Ventasso, ha visto raggiungere i 130 millimetri. Sul crinale del Parma le quantità medie segnalate vanno da mm. 90 a mm. 110; sul crinale del Taro la media è stata di mm. 120.
Il monitoraggio dell’ente consorziale prosegue su tutto il comprensorio, tenendo sotto osservazione anche l'intera rete di canali consortili che, a causa dei terreni ormai intrisi dalle piogge, ha visto convogliarsi, in alcuni punti, grandi quantità d’acqua. Il quadro è comunque sotto controllo e non evidenzia particolari situazioni di crisi.

OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE

EMERGENZA METEO: C’E’ GRANDE PREOCCUPAZIONE PER L’EVOLVERSI DELLA SITUAZIONE IN UNA CONTINGENZA CLIMATICA AD ALTO RISCHIO

VINCENZI: “IL FUTURO DEL PAESE NON PUO’ ESSERE AFFIDATO ALLA BUONA SORTE DEL TEMPO. DOVE CI SONO ADEGUATE INFRASTRUTTURE IL TERRITORIO È PIU’ SICURO”

“L’Italia, che si distende nel Mediterraneo, sta offrendo l’immagine climatica di un vascello in balìa degli eventi meteo.” È stato allarmato il commento di Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, all’evolversi della situazione meteo soprattutto nel Nord Italia, dove cementificazione e sfavorevoli condizioni climatiche limitano fortemente la capacità di assorbimento dei suoli.
I dati del settimanale report dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche confermano che le perturbazioni si sono concentrate soprattutto sulle aree montane dell’Emilia Romagna, della Toscana e della Liguria per poi spostarsi a Nord, coinvolgendo la Lombardia ed il Triveneto, dove le cumulate di pioggia hanno superato i 100 millimetri in una manciata di ore, facendo alzare, il livello dei corsi d’acqua, ben oltre la soglia di guardia.
Molti i fiumi in piena: in Emilia Romagna, il record è stato  del torrente Aveto (bacino del fiume Trebbia), il cui livello è salito di m.4,20 in sole 2 ore e mezza; nella stessa regione, in 9 ore, sono caduti 192 millimetri di pioggia su Bosco Carniglio, in provincia di Parma. Le portate dei fiumi appenninici emiliani registrano valori elevatissimi: oltre a quelli di Nure e Taro vanno segnalati gli exploit idrologici di Secchia, Enza, Panaro, Parma e Baganza.
Dopo lunghi mesi di sofferenza il fiume Po ha subìto un generalizzato incremento di portata, ma la situazione complessiva è sotto controllo: a Pontelagoscuro, è stato segnato +35% sulla media del periodo.
In Valle d’Aosta è cresciuta la portata della Dora Baltea, mentre i fiumi piemontesi  si sono stabilizzati dopo le impennate a seguito delle piogge dei giorni scorsi; primi innevamenti si registrano sulle vette alpine.
Anche la Lombardia è stata oggetto di nubifragi sparsi su buona parte del territorio regionale con l’esondazione del Seveso, che ha provocato pesanti allagamenti a Milano; lungo il corso del fiume tracimato le cumulate di pioggia hanno superato i cento millimetri (mm.103 a Seveso); criticità si sono registrate anche sul Mella, nel Bresciano. La crescita repentina del lago di Como, esondato in alcune zone, ha influenzato l’andamento delle portate del fiume Adda, cresciuto fino al 49%; le riserve idriche regionali risultano superiori alla media di circa il 20% (fonte: ARPA Lombardia).
“Le vasche di laminazione, alcune appena inaugurate, nonché i sistemi di telecontrollo e di automazione, che permettono di eseguire le necessarie manovre idrauliche con grande rapidità, hanno protetto interi comuni – ha evidenziato Alessandro Rota, Presidente ANBI Lombardia - Ora però è indispensabile che vengano messe a disposizione le risorse economiche necessarie per dare corpo alle progettazioni previste dal Piano di Efficientamento della Rete Idraulica nella nostra regione come nel resto del Paese.”
In Trentino Alto Adige, dove forti piogge hanno gonfiato gli alvei fluviali, va segnalato l’eccezionale exploit del  torrente Aurino, che in poche ore ha visto aumentare la portata da circa 10 metri cubi al secondo a ben mc/s 135! Anche il fiume Adige ha registrato un innalzamento del livello di m. 4,5 ,mentre l’Isarco è cresciuto di m. 3,5.
In Friuli Venezia Giulia è stato allarme rosso, così come in Veneto, dove hanno destato preoccupazione soprattutto gli alti livelli raggiunti dai fiumi Livenza (+m.4 rispetto alla scorsa settimana), Bacchiglione (cresciuto di circa due metri rispetto a 7 giorni prima), Brenta e Piave (fonte: ARPA Veneto).
In Liguria non si sono registrate criticità di rilievo, nonostante le forti piogge, che hanno flagellato la riviera di Levante  per oltre una settimana (su Varese Ligure sono caduti mm. 369 in 6 giorni); ad aggravare la situazione sono state anche le raffiche di vento che, in alcuni casi, hanno superato i cento chilometri all’ora.
“A Sud della Toscana la situazione è diversa – ha precisato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – a testimonianza di un’Italia, dove emerge evidente l’esigenza di nuove infrastrutture idrauliche, come invasi e laghetti, capaci di calmierare situazioni fortemente differenziate, trasformando la minaccia idraulica in risorsa idrica per i momenti di bisogno.”
Nelle Marche, i fiumi, tranne la Potenza, hanno registrato portate in calo.
In Umbria, il lago Trasimeno è tornato ad abbassarsi così come il fiume Nera.
Nel Lazio, i livelli dei laghi di Bracciano e Nemi hanno invece guadagnato qualche centimetro, così come il fiume Tevere.
Al Sud continua, infine, l’apporto irriguo alle campagne come testimoniano i livelli settimanali dei bacini in Basilicata (-cinque milioni di metri cubi circa) e Puglia (quasi tre milioni di metri cubi in meno).


                                                                                         

VENETO: NUOVO IMPIANTO IDROVORO IN PROSSIMITA’ DELLA LAGUNA VENETA

Il Consorzio di bonifica Bacchiglione (con sede a Padova) ha inaugurato il nuovo impianto idrovoro Altipiano, a Codevigo, per lo scarico delle acque del canale omonimo nel fiume Brenta a pochi chilometri dalla sua foce nel mare Adriatico ed in prossimità della laguna veneta.
L’intervento è stato realizzato, grazie ad un finanziamento di € 2.500.000,00 della Regione Veneto nell’ambito della Legge Speciale per Venezia. I lavori hanno previsto la fornitura e l’installazione di 2 nuove pompe (aumentando la portata d’acqua sollevata ed immessa nel Brenta da 5 a 11 metri cubi al secondo) con le relative tubazioni di scarico e quadri elettrici di alimentazione; sono pompe molto potenti con un motore elettrico della potenza di 315 kilowattora cadauna.
Infine, è stato installato un nuovo gruppo elettrogeno di emergenza per garantire il funzionamento dell’intero impianto idrovoro, anche in assenza di corrente elettrica: la potenza è pari a 600 utenze domestiche. L’impianto è completamente automatizzato e telecontrollato. La realizzazione dell’idrovora è un intervento che aumenta notevolmente la sicurezza idraulica di un territorio di 6.500 ettari, a beneficio di un bacino ricadente nel territorio di otto comuni (Arzergrande, Bovolenta, Brugine, Codevigo, Correzzola, Piove di Sacco, Polverara e Pontelongo), dove si situano le aree più depresse del comprensorio, circa due metri sotto il livello medio del mare.
Grazie ai numerosi lavori realizzati in anni recenti, come l’ispezione ed il consolidamento interno della botte a sifone di Conche di Codevigo, si è migliorata la sicurezza idraulica e la gestione delle acque nel bacino Sesta Presa a Sud dello scolo Fiumicello. Al taglio del nastro ha partecipato anche il Presidente ANBI Veneto, Francesco Cazzaro.

LAZIO: NUOVE TECNOLOGIE ED INTERVENTI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO

Le sempre più frequenti crisi idriche, dovute ai cambiamenti climatici, rendono necessario efficientare le infrastrutture irrigue, indispensabili per la fornitura d’acqua destinata ad usi agricoli, in modo da garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e far fronte alle emergenze.
Partiranno a breve gli interventi di efficientamento energetico sugli impianti irrigui Portella e Settecannelle, nei comuni di Fondi e di Monte San Biagio, nell’area Sud del comprensorio del Consorzio di bonifica Lazio Sud Ovest (con sede a Latina), grazie ad investimenti di Regione Lazio nell’ambito dei finanziamenti POR FESR Lazio 2014-2020.
L’investimento, per l’importo complessivo di oltre seicentomila euro, mira a garantire, oltre alla sicurezza dell’approvvigionamento idrico, la riqualificazione degli impianti elettrici, mediante la sostituzione delle cabine di media tensione e dei vecchi trasformatori con nuovi trasformatori in resina, conformi alle normative vigenti, l’adeguamento dei quadri comando delle pompe e l’inserimento dell’inverter.
Questo nuovo sistema garantirà una miglior efficienza degli impianti sia nei momenti di funzionamento che nei momenti di fermo delle apparecchiature e dei motori, con un conseguente aumento delle prestazioni, del servizio irriguo e del monitoraggio costante sui consumi elettrici e sulla quantità d’acqua erogata.
La superficie complessiva, interessata dagli interventi di efficientamento energetico, è di oltre duemila ettari, dove sono prodotte colture altamente specializzate e caratteristiche del territorio.

PUGLIA: CONTINUA ATTENZIONE AL TERRITORIO

Prosegue l’azione costante di manutenzione del territorio, operata dal Consorzio di bonifica Capitanata (con sede a Foggia); attualmente sono in corso lavori di sistemazione idraulica sul canale della Botte, in agro di Casalnuovo Monterotaro.

TOSCANA: AL VIA LA CAMPAGNA DI ASCOLTO DEL TERRITORIO

Il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) ha aperto le consultazioni con i 54 Sindaci del comprensorio per la definizione del Piano delle Attività; vengono ascoltate anche le assemblee dei Contratti di Fiume per condividere progetti ed obbiettivi con i protagonisti dei 5 percorsi partecipativi avviati nel comprensorio.
In questo modo si valutano e definiscono insieme, nel rispetto del quadro normativo vigente, le soluzioni migliori per manutenere il reticolo, tenendo conto delle risorse disponibili, della complessità e della ricchezza degli ambienti fluviali, delle differenti sensibilità e dei molteplici valori, con cui gli stessi vengono vissuti.
La campagna di ascolto dei territori è partita dai Comuni della Valtiberina.

VERTICI ANBI IN POLESINE ED A RIMINI

Il Presidente, Francesco Vincenzi ed il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano, interverranno nella mattinata di mercoledì 8 Novembre p.v. all’ evento “Ricostruire il futuro”, organizzato da Consorzio di bonifica Adige Po ed ANBI Veneto all’opera di presa dell’Adigetto, in località Sperona Bova di Badia Polesine, nel rodigino, in occasione dell’avvio dei lavori di efficientamento del sistema idraulico Adigetto-Scortico-Malopera; a seguire Comitato e Consiglio ANBI si riuniranno nella sede dell’ente consortile, a Rovigo.
Al pomeriggio del giorno dopo, giovedì 9 Novembre, entrambi interverranno al convegno “Availability and safety of fit-for-purpose water resources within the changing climate framework” organizzato nel padiglione della Fiera di Rimini in occasione del salone Ecomondo.

 
Per maggiori approfondimenti www.anbi.it
SETTIMANALE DELL´ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSORZI DI GESTIONE E TUTELA TERRITORIO E ACQUE IRRIGUE
Direttore Responsabile: Massimo Gargano - Registrazione Tribunale di Roma n. 559/98 del 25 novembre 1998
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