ANBI: “C’E’ BISOGNO DI SCELTE CONCRETE PER DIFENDERSI DALL’ALTERNARSI DI SICCITA’ ED ALLUVIONI ”
L’ESEMPIO DEI CONSORZI DI BONIFICA IN EMILIA ROMAGNA: NUOVI LAGHETTI E POMPE IDROVORE A SERVIZIO DELLA RINASCITA DI UN TERRITORIO
In attesa che il Governo determini organiche scelte strategiche, prosegue l’impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione per aumentare la resilienza dei territori alle conseguenze della crisi climatica, che sta tornando ad affacciarsi soprattutto con le ridotte portate dei corpi idrici lungo la Penisola.
“Non sono ancora passati due mesi dall’alluvione in Emilia Romagna che il Paese dalla memoria corta torna ad interessarsi delle criticità idriche dettate dal gran caldo, senza metabolizzare che si tratta di due facce dello stesso problema”: ad evidenziarlo è stato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI, intervenuto a Faenza alla cerimonia per la consegna di 4 nuove pompe idrovore ad altrettanti Consorzi di bonifica, operanti nelle zone inondate e frutto di una sottoscrizione fra gli iscritti del sindacato Uila UIL.
“Ringraziamo di cuore quanti hanno permesso questa donazione nata dalla solidarietà popolare – ha proseguito il Presidente ANBI – Al Governo chiediamo di intervenire con celerità a sostegno delle popolazioni alluvionate per evitare soprattutto l’abbandono dell’agricoltura, non solo eccellenza italiana, ma primo presidio per la manutenzione del territorio. Chiediamo inoltre che le opere idrauliche siano davvero considerate tra gli asset strategici del Paese, indispensabili per la crescita dell’economia, perché non può esserci sviluppo senza sicurezza idrogeologica, né può esserci agricoltura senza disponibilità idrica.”
In questo quadro, il Consorzio di bonifica Renana ha inaugurato a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, un nuovo invaso capace di raccogliere fino a centomila metri cubi d’acqua proveniente dallo scolo collinare Laghetti e miscelata con quella reflua del depuratore comunale; la qualità idrica è garantita dal monitoraggio costante, svolto in collaborazione con l'università felsinea. Il terreno per il bacino è stato reso disponibile dal Comune, mentre l'opera, costata circa due milioni di euro e realizzata in circa un anno e mezzo, è stata finanziata per un terzo dall’ente consorziale e per due terzi dal Piano Regionale di Sviluppo Rurale.
"Il nostro obbiettivo – ha ricordato Vincenzi - è che in Italia, come già nella Penisola iberica, si arrivi a trattenere almeno il 35% dell'acqua, che piove in un anno; attualmente tale percentuale, determinante per utilizzi irrigui, produttivi ed energetici, è ferma all'11%."
"Per completare il quadro – ha spiegato Valentina Borghi, Presidente Cdb Renana - con i fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza stiamo realizzando il dragaggio dei sedimenti accumulati negli alvei dei principali canali consortili, recuperando così almeno 500.000 metri cubi di capacità, abbinando due obbiettivi: aumentare la sicurezza idraulica, grazie ad un maggior volume per lo stoccaggio delle acque di piena ed avere maggiore disponibilità idrica a fini irrigui. Per questo stiamo programmando anche il riutilizzo di cinque ex cave nella pianura bolognese per accumulare risorsa idrica.”
“Invasi e canali irrigui svolgono anche importanti funzioni ambientali – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – È stato calcolato che ogni 4 euro di valore aggiunto, garantito dall’irrigazione al made in Italy agroalimentare, almeno 1 euro è relativo ai benefici ecosistemici per la biodiversità, il contrasto alla desertificazione e la conservazione di un paesaggio rurale storico. Per questo, l'invaso Laghetto deve essere solo il prototipo per altri bacini irrigui a fonte mista ed interconnessa, utile per dare disponibilità idrica certa al territorio. Serve concretezza – ha concluso il DG ANBI – e le reali volontà siamo abituati a misurarle sulla base delle risorse messe a disposizione. Dal Piano Invasi a quello per l’ Efficientamento della Rete Idraulica, i Consorzi di bonifica hanno centinaia di progetti cantierabili ed in attesa di finanziamento…”
EMILIA ROMAGNA: DONAZIONE SOLIDALE DALLA UILA UIL QUATTRO IDROVORE AI CONSORZI DI BONIFICA DALLA UILA
Tendone gremito presso la Centrale 3 del Consorzio di bonifica Romagna Occidentale a Faenza, dove sono state consegnate 4 pompe idrovore, che il sindacato Uila UIL ha donato ad altrettanti enti consorziali: Romagna (con sede a Ravenna), Renana (con sede a Bologna), Pianura Ferrara (con sede nel capoluogo estense), oltre a quello ospite (con sede a Lugo di Romagna, nel ravennate).
La donazione è frutto di una sottoscrizione lanciata durante l’alluvione del Maggio scorso e che in 2 occasioni ha tragicamente colpito queste aree e più in generale l’Italia centro-settentrionale.
Alla presenza delle donne e degli uomini della Bonifica, prodigatisi per allontanare le acque dalle zone colpite, sono intervenuti i Presidenti degli enti consorziali che hanno ricevuto la donazione; il Presidente di Uila UIL, Stefano Mantegazza; il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano; l’Assessore Agricoltura Regione Emilia Romagna, Alessio Mammi, oltre ai rappresentanti delle associazioni agricole, tra cui Cristiano Fini, Presidente CIA e Nicola Bertinelli, Presidente Coldiretti regionale.
“Un gesto solidale, che mostra quanto in questi momenti sia fondamentale la collaborazione e la condivisione del bene comune – ha commentato il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi - Questa donazione attesta quanto il personale dei Consorzi di bonifica si sia instancabilmente prodigato per mettere in sicurezza questo territorio in uno dei momenti più tragici della sua storia.”
OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
SI STA ESAURENDO L’EFFETTO PIOGGE: SENZA RISERVE D’ACQUA C’E’ UN’ITALIA CHE ARRIVERA’ STREMATA ALL’AUTUNNO
VINCENZI: “ALLA POLITICA CHIEDIAMO VISIONE E CONCRETEZZA PERCHE’ GLI SCENARI IDRAULICI SONO CHIARI”
Lungo la Penisola sono stati ben 2000 gli eventi estremi (dalle “bombe d’acqua” alle grandinate), che hanno caratterizzato il 2022, indicato come uno degli anni più siccitosi della recente storia climatica italiana con temperature superiori di 3 gradi alla media (fonte: European Severe Weather Database); tali fenomeni anche tragici non hanno però inciso definitivamente sulla crisi idrica, ma hanno provocato gravi danni al territorio ed enormi difficoltà per la gestione idraulica.
“Lampante è l’esempio dell’alluvione in Emilia Romagna, seguita a numerose emergenze idrauliche minori, localizzate lungo la Penisola – ha indicato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) - Occorre far presto per riparare i danni, evitando di esporre le comunità a nuovi rischi, ma poi serviranno anni e non basteranno certo le risorse finora stanziate per ricostruire l’assetto idraulico, migliorandolo per garantire sicurezza agli investimenti produttivi.”
Il report settimanale Osservatorio ANBI Risorse Idriche indica come gli effetti dell’anticiclone africano, che ha infuocato i Paesi del bacino mediterraneo, stiano iniziando a condizionare le disponibilità idriche dei territori lungo lo Stivale a conferma che i benefici delle precipitazioni delle scorse settimane risultano meramente temporanei, se non esistono adeguate infrastrutture nel territorio, atte a raccogliere l’acqua per distribuirla in tempi di crisi climatica, caratterizzata da periodi sempre più lunghi di assenza delle piogge.
“Di fronte a scenari ampiamente previsti, ci attendiamo concretezza dalle scelte della politica, chiamata a disegnare una strategia per il territorio di fronte ai cambiamenti climatici – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Comprendiamo le molteplici esigenze del Paese, ma l’infrastrutturazione e l’efficientamento idraulico sono asset indispensabili a qualsiasi ipotesi di sviluppo. I Piani ci sono; servono finanziamenti e più veloci iter procedurali, su cui misurare le reali volontà dopo le facilmente condivisibili affermazioni di principio.”
Nelle regioni del Nord Italia colpisce la velocità, con cui i livelli dei grandi laghi si siano rapidamente abbassati e tornati sotto media: il Verbano è calato di oltre sessanta centimetri; si dimezza l’acqua disponibile nel Lario; anche il livello del Sebino è sceso di 30 centimetri, mentre il Benaco ritorna ad essere la “cassaforte” idrica d’Italia. La Valle d’Aosta che, a differenza di altre regioni settentrionali non ha beneficiato di abbondanti precipitazioni a Giugno (mm.63 a fronte di una media mensile di mm. 84), vede ridursi le portate della Dora Baltea, pur rimanendo in linea con il periodo, così come del torrente Lys.
Largamente sotto media sono i fiumi del Piemonte (unica eccezione, la Varaita), dove le precipitazioni di Giugno sono state comunque superiori del 5% alla media, ma permane una condizione di deficit pluviometrico accentuato su alcuni bacini come quello del fiume Ticino (-21%); per contrappunto, surplus di pioggia marcato invece sul bacino di Bormida (+52%), Tanaro (+47%), Orba (+37%), Scrivia Curone (+32%). Il livello delle acque sotterranee resta largamente deficitario, così come i flussi di Toce e Stura di Demonte, mentre aumenta il livello della falda superficiale soprattutto nei territori del cuneese e del canavese (fonte: Arpa Piemonte). In Liguria tornano a scendere i livelli dei fiumi Entella, Vara ed Argentina; cresce invece la Magra.
In Lombardia il deficit di risorsa idrica, stoccata nei bacini, torna a superare il 29%; scende il livello dei fiumi Mincio e Adda, mentre un leggerissimo incremento viene registrato da Oglio e Serio. In Veneto crescono i fiumi Adige e Piave, che registra un livello superiore ai 6 anni precedenti; buone anche le portate di Livenza e Bacchiglione, mentre stabile è il Brenta.
Nel mese di giugno gli apporti pluviali sulla regione sono stati in linea con la media mensile ed i bacini, che ne hanno maggiormente beneficiato, sono stati quelli di Adige (+22%), Po (+22%), Pianura tra Livenza e Piave (+19%), Sile (+18%); migliora contestualmente la situazione delle acque sotterranee, che attualmente superano sia i livelli raggiunti lo scorso anno che quelli del 2017, altro anno fortemente siccitoso (fonte: Arpa Veneto).
In Emilia Romagna, il maltempo ha portato incrementi alle portate di Panaro, Nure, Trebbia, ma soprattutto Secchia, che torna sopra la media mensile, sotto cui invece resta il Reno. I bacini piacentini erogano ormai a pieno ritmo acqua per gli agricoltori: attualmente l’invaso di Mignano è all’81,6% del riempimento, mentre quello del Molato è al 36,1%; complessivamente il volume trattenuto nei 2 laghi è superiore solo al 2022 nel confronto con il più recente quinquennio.
Per il fiume Po le portate sono più che dimezzate rispetto a 15 giorni fa, scendendo sotto il 50% della media storica: nelle stazioni più a monte si è in linea con i valori del siccitosissimo 2022, mentre a Piacenza si è scesi al di sotto dei 300 metri cubi al secondo. In Toscana, i fiumi Arno ed Ombrone mantengono flussi in linea o superiori alle medie del recente passato a differenza di Serchio e Sieve, le cui portate invece sono al di sotto della media del periodo. Positiva è la situazione idrica nelle Marche, dove i livelli dei fiumi Potenza, Esino, Tronto, Sentino, nonostante recenti cali dovuti all’assenza di precipitazioni, si mantengono superiori allo scorso quinquennio, mentre i bacini regionali trattengono sovrabbondanza d’acqua, nonostante i cospicui rilasci indispensabili per il comparto agricolo alle prese con la calura estiva.
In Umbria, il lago Trasimeno si mantiene a livelli bassi e sembra destinato a scendere al di sotto della soglia critica di -cm. 120 (ad oggi siamo a -cm.113 ca.). Nella regione, dove a Giugno sono caduti un’ottantina di millimetri di pioggia (superiori alla media del recente passato) l’invaso del Maroggia trattiene ancora 3,35 milioni di metri cubi d’acqua, mentre i livelli del fiume Tevere, così come della Nera, sono tornati sotto la media mensile. Tra i laghi dell’Italia centrale, nel Lazio tornano a calare i livelli di Bracciano e Nemi; le portate del fiume Tevere ridiscendono al di sotto dei cento metri cubi al secondo a Roma (inferiori alla media del periodo), mentre in linea con i valori medi sono quelle dell’Aniene, seppur anch’esse in calo. Flussi in diminuzione anche negli alvei di Liri e Sacco, mentre crescono nel Chiascio, superando abbondantemente i valori medi del mese di luglio. Seppur con volumi differenziati, sono tutte in decrescita le portate dei fiumi in Campania (Volturno, Garigliano, Sele).
In Basilicata gli invasi, nonostante il rilascio di oltre sei miliardi di litri d’acqua in 2 settimane, trattengono ancora quasi quattrocentosettanta milioni di metri cubi d’acqua con un surplus di oltre ottantanove sul 2022, ricco d’acqua per la regione. Ancora maggiore è la riduzione dei volumi invasati nella confinante Puglia, dove tocca i 23 milioni di metri cubi, ma i quasi ottantasette milioni in più rispetto all’anno scorso permettono di affrontare i torridi mesi estivi senza particolari preoccupazioni. Notizie idriche confortanti arrivano anche dalla Calabria, dove il bacino crotonese di Sant’Anna trattiene 13 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua, distanziando i valori registrati negli anni passati (rispetto all’anno scorso: + mc. 10.200.000!). Non va altrettanto bene in Sicilia, i cui invasi, nonostante le abbondanti precipitazioni dei mesi invernali e primaverili, trattengono molta meno acqua rispetto al 2022 (oltre il 10% in meno).
Sono, invece, in aumento le disponibilità idriche nei bacini sardi, che registrano un leggero surplus rispetto all’anno scorso; ciò nonostante, l’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna classifica tutti gli invasi del settore Nord-Occidentale dell’Isola a livello d’allerta.
EMILIA ROMAGNA: INIZIATI I RILASCI DAL BRUGNETO
Vista la necessità di portare a termine la stagione irrigua ora nel pieno del fabbisogno e considerata la situazione delle campagne, il Consorzio di bonifica Piacenza (con sede nella città emiliana) ha deciso di integrare le portate del fiume Trebbia con l’inizio dell’erogazione d’acqua dall’invaso del Brugneto.
La risorsa va ad implementare la disponibilità irrigua a favore di circa ventitremila ettari.
LOMBARDIA: BACINI IDROLETTRICI A SUPPORTO IRRIGAZIONE DALL’ADDA
Le intense precipitazioni dei giorni scorsi hanno dato un po’ di sollievo anche al lago di Como, che resta comunque a livelli di riempimento prossimi al 40% con un deficit complessivo delle riserve disponibili pari al 30% rispetto alla media 2006-2020; resta perciò alta l’attenzione del settore agricolo, che vede interessati oltre centoquarantamila ettari irrigati con le acque del fiume Adda a valle del Lario.
Il Tavolo Regionale per gli Usi Idrici in Agricoltura ha affrontato in una riunione convocata ad hoc la situazione del comprensorio. “La scelta di supportare gli afflussi a lago con le risorse invasate dai bacini idroelettrici di montagna conferma la validità del modello di gestione dell’acqua orientato alla condivisione ed all’uso plurimo di questa risorsa vitale”: così ANBI Lombardia ha espresso l’apprezzamento dei Consorzi di bonifica, impegnati nel garantire, grazie alle derivazioni dal fiume Adda, l’irrigazione delle campagne tra Bergamo, Cremona, Milano, Lodi e Pavia, che rappresentano più del 23 % dell’intera superficie irrigua della Lombardia.
Per ANBI Lombardia, la decisione del Tavolo rispetta le priorità fissate dalla legge: nelle situazioni di criticità, l’agricoltura è seconda solo agli usi idropotabili. Come per la stagione 2022, il rinnovato rapporto con i gestori dei bacini idroelettrici, favorito dall’azione della Giunta di Regione Lombardia, consentirà di poter contare su rilasci per almeno quattro milioni di metri cubi al giorno.
In questo modo, insieme all’impegno degli enti consortili nella gestione ottimale delle portate prelevate, il mantenimento di adeguati livelli del lago consentirà di affrontare il prosieguo della stagione irrigua. Un contributo importante, che ANBI Lombardia auspica possa essere replicato anche in altri bacini della regione dove, con l’esaurirsi dell’effetto delle piogge, si potrebbero rivivere le criticità dello scorso anno.
Guardando al prossimo futuro, ANBI Lombardia torna a chiedere un piano strategico per l’acqua con al centro la sicurezza idraulica dei territori e l’agricoltura irrigua.
RISORSE IDRICHE NON CONVENZIONALI: IL PROGETTO MEDWAYCAP TRACCIA UNA LINEA
È stata la sede ANBI, partner associato, ad ospitare a Roma l’evento nazionale “Strategie sostenibili e innovazioni tecnologiche per l’uso di risorse idriche non convenzionali”, co-organizzato, nell’ambito del progetto ENI-CBC Medwaycap, dai 3 partner italiani Medwaycap -CIHEAM Bari, NRD Università degli studi di Sassari e SVI.MED.
Medwaycap è un progetto di capitalizzazione, primo nel suo genere, che integra i risultati ottenuti da altri progetti giunti a conclusione. Finanziato dal programma ENI CBC MED, Medwaycap ha permesso, grazie ad un processo di promozione del dialogo multisettoriale e ad una metodologia innovativa di scambio di conoscenze pratiche (Innovation Camps), di identificare le sfide più importanti per un uso esteso delle risorse idriche non convenzionali e gli strumenti tecnologici idonei, nonché le strutture e gli attori a livello mediterraneo.
L’evento romano, cui hanno partecipato Istituzioni di livello nazionale (EWA, AQP, IRSA CNR, CREA BP, UNIBA DISPA, Svi.Med, Acquedotto Pugliese, Regione Piemonte, Consorzio di bonifica Renana, ANBI Piemonte), è stato finalizzato ad individuare soluzioni concrete di “governance” e di gestione industriale nel quadro di un’economia circolare: ne sono scaturite raccomandazioni, che verranno incluse nel “Memorandum of Understanding” e che contribuiranno al raggiungimento dei risultati dell’Agenda per l’Acqua dell’Unione per il Mediterraneo (UFM). L’esperienza italiana verrà valutata per la sua replicabilità ed efficacia nel contesto ampio del Mediterraneo.
Dalla discussione sono scaturite alcune raccomandazioni: per evitare il gap tra la fine dei progetti di ricerca e lo sviluppo di prodotti o soluzioni capaci di raggiungere il mercato, occorre sviluppare l’innovazione in collaborazione con le imprese sin dalle fasi di ideazione della proposta progettuale di ricerca; capitalizzare i risultati della ricerca ed il trasferimento della tecnologia nel mercato, valorizzando l’asset attraverso le start-up o altre figure intermedie per arrivare a prodotti da poter lanciare (industrializzazione dei risultati attraverso brevetti); investire sulle infrastrutture e sulla rimozione delle barriere burocratiche o normative; investire su un portafoglio ampio e diversificato di soluzioni, che offra possibilità di creare una robusta resilienza legata a soluzioni territoriali diffuse e non semplicemente vincolate ad una sola grande opera o tecnologia; aumentare la quantità e la qualità delle informazioni e garantirne i flussi; tenere conto dei costi/opportunità.
Dall’incontro è emerso che per chiudere la filiera è necessario che le risorse idriche non convenzionali sviluppino il loro potenziale di materia prima “seconda” e la loro capacità di sostenere nuove industrie, che attraverso l’estrazione di materie prime, utili alla bioeconomia, aumentino l’utilità economica e sociale di ogni volume idrico utilizzato, mantenendolo nel ciclo produttivo più a lungo e riducendo, ove possibile, il prelievo a monte.
“Medwaycap” ha tracciato una linea e ha messo in luce un problema: le possibili soluzioni risiedono nella capacità di generare e stimolare processi di co-creazione, includendo interlocutori, che vengano dal mondo economico, affinché si possa valorizzare al meglio le Risorse Idriche Non Convenzionali come risposta ai problemi di scarsità, già presenti nel panorama attuale e previsti in futuro.
VENETO: MALTEMPO, DIVELTO PONTE RADIO CONSORTILE
Veneto “spaccato” dal maltempo, che si è abbattuto sulla fascia pedemontana ed in particolar modo sull'Alto Vicentino, sulla Marca Trevigiana e sul Veneto Orientale, dove il forte vento ha causato l’abbattimento di rami e lo sradicamento di alberi, ma anche danni a fabbricati e colture.
Le piogge, che in certe zone dell'Alto Vicentino hanno superato i quaranta millimetri, non hanno creato problemi alla rete idraulica consortile. Nel territorio comunale di Portogruaro, causa caduta tralicci di media tensione, 2 impianti idrovori sono dovuti ricorrere a gruppi elettrogeni per il funzionamento delle pompe di sollevamento.
A Portogruaro, danni si registrano nella sede distaccata del Consorzio di bonifica Veneto Orientale (con sede centrale a San Donà di Piave, nel veneziano): a causa della caduta di diversi alberi è stato divelto il ponte radio, che gestisce il telecontrollo delle idrovore. Sempre nel Veneto Orientale, nel corso della notte, maestranze del Consorzio di bonifica hanno prestato aiuto ai Vigili del Fuoco per la rimozione di alberi abbattuti sulle strade.
Il Consorzio di bonifica Piave (con sede a Montebelluna, in provincia di Treviso) segnala che, a seguito di un guasto generalizzato, l'impianto pluvirriguo di Bolda, tra Mareno di Piave e Santa Lucia di Piave, è andato fuori servizio.
LAZIO: PROSEGUONO INTERVENTI MANUTENZIONE IDRAULICA
Il Consorzio di bonifica Lazio Sud Ovest (con sede a Latina) ha impiegato squadre di operai con escavatori in attività di trinciatura della vegetazione e di riescavo di vari tratti del canale Pedemontano, partendo dall’ inizio dell’alveo.
Grazie a questi interventi, è stato possibile rimuovere fango e detriti depositati sul fondo ed eliminare l’eccessivo sviluppo di vegetazione, che ostacola il regolare deflusso delle acque; la sezione di questo tratto di canale è rivestita in calcestruzzo.
Stesso tipo di manutenzione è tuttora in corso nella zona Fucito, a ridosso del centro abitato di Fondi, dove si sta procedendo alla trinciatura della vegetazione sulle sponde e successivamente saranno rimossi detriti e fango dall’alveo; la sezione di questo tratto di canale, invece, è rivestita in pietra a facciavista. I diversi rivestimenti sono dovuti alla geometria del canale, che varia sensibilmente lungo i circa diciasette chilometri, passando dalla sezione con argini in froldo (cioè, dove le acque lambiscono direttamente le sponde anche in magra ed è quindi assente qualsiasi golena) alla sezione con argini in golena (cioè lo spazio esistente tra l'argine ed il letto di magra, quando il corso d'acqua è arginato).
Il canale Pedemontano è stato realizzato tra il 1953 ed il 1973 per difendere il territorio dalle inondazioni provenienti dai monti Aurunci ed Ausoni; raccoglie le acque di 11 torrenti a tutela dell’abitato di Fondi e di tutto il versante centro orientale della piana circostante, sfociando nel mar Tirreno, in località Capratica. Lungo il suo percorso si incrociano briglie e scolmatori, nonché 4 gallerie (Sant’Oliva, Cucuruzzo, Gegni, Fontana della Volpe) con importanti strade provinciali e statali.
Il canale Pedemontano è oggetto di un importante finanziamento, che vedrà la sistemazione del tratto a mare e la sistemazione di alcuni cedimenti strutturali, rappresentando un alveo molto importante per l’equilibrio idraulico della Piana di Fondi, poichè raccoglie tutta l’acqua proveniente dalla vicina catena montuosa, impedendo che le piene attraversino la pianura.
VENETO: NUOVO COLLETTORE PER LA SICUREZZA IDRAULICA
Per far fronte ai cambiamenti climatici, i Consorzi di bonifica del Veneto sono impegnati, negli anni recenti, in numerosi interventi di ampliamento ed efficientamento della rete idraulica ai fini della sicurezza di campagne e centri abitati. Tra i territori più attivi vi è l’ampia area a ridosso dei Colli Euganei, storicamente fragile dal punto di vista idraulico.
In questo contesto il Consorzio di bonifica Bacchiglione (con sede a Padova) è impegnato in molti interventi, tra i quali si inserisce la realizzazione di un nuovo canale collettore tra i comuni di Maserà e Albignasego. Lungo 5 chilometri, in parte “a cielo aperto” ed in parte tombinato, il nuovo collettore Carpanedo-Sabbioni permetterà di migliorare la sicurezza del territorio, favorendo il deflusso delle acque meteoriche a servizio di un’area di circa tremila ettari.
I lavori sono iniziati a Gennaio ed è stato completato il primo di 2 manufatti di regolazione. L’infrastruttura è resa possibile, grazie ad un finanziamento di Regione Veneto, che ha stanziato 1.700.000 euro per il primo stralcio.
TOSCANA: È L’ANNO DEL TEVERE E DEL RESTYLING DELLE OPERE IDRAULICHE
Il 2023 sarà l’anno del Tevere: la manutenzione ordinaria interesserà 16 dei 34 chilometri del tratto toscano del fiume, sottoposto ad un accurato restyling a Sansepolcro ed a Pieve Santo Stefano, nonchè molti dei suoi affluenti: in particolare, saranno attenzionati il Sovara, il Cerfone a Monterchi ed il Fiumicello.
In tutto, per l’anno corrente, il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) ha programmato lavori per oltre novecentomila euro. Circa ottanta chilometri di sponde saranno sottoposti complessivamente a sfalcio e controllo della vegetazione, alla movimentazione dei sedimenti ed alla sistemazione delle opere idrauliche (km. 24 nel solo comune di Sansepolcro); un massiccio programma di interventi sarà realizzato su diverse opere idrauliche, dissestate a seguito degli eventi meteorologici, che hanno colpito tutta l’area durante l’inverno.
In Valmarecchia, protagonista sarà il fiume Foglia; saranno inoltre interessati dai cantieri il Marecchia ed il suo affluente, Fossatone o Fosso delle Cento Briglie. Uno sguardo particolare sarà riservato a Sansepolcro, il comune più grande della vallata: oltre al Tevere e al Fiumicello, i lavori per complessivi 210.000 euro interesseranno il fosso dell’Infernaccio, il fosso della Castora, i torrenti Afra e Riascone.
Inoltre, saranno attenzionati corsi d’acqua in località Gricignano, tra cui i fossi Gavina di Mocaia e Reglia dei Molini.
LAZIO: ARRIVA IL RAIBER
Il Consorzio di bonifica Litorale Nord (con sede a Roma) ha avviato l'utilizzo del raiber, un accessorio innovativo, che si utilizza per il taglio della vegetazione spontanea attorno e sotto i guardrail.
Il raiber rappresenta una tecnologia all’avanguardia nel settore dei mezzi d’opera ecologici e l’ente consortile laziale è il primo in Italia ad essersi dotato di tale strumento. L’intervento di prova è stato realizzato su un tratto del canale della Lingua, nell’area territoriale del X Municipio di Roma.
Il raiber consente di effettuare il taglio in maniera meccanica e non più manuale, con evidente risparmio di tempo e risorse.
TOSCANA: BANDO PUBBLICO
“Cambiamento Climatico: nuovi ruoli per i consorzi di bonifica”: è questo il titolo del progetto di ricerca, che il Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno (con sede nel capoluogo regionale toscano) intende promuovere nell’ambito del bando per l’assegnazione delle prossime borse di dottorato su fondi P.N.R.R., previste dai rapporti con l’Università di Firenze (Dipartimento di Scienze per l’economia e l’impresa - DISEI).
Grazie ai finanziamenti europei del Next Generation EU ed al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ‘Italia Domani’, l’Ateneo fiorentino, con il Ministero Università Ricerca, ha infatti bandito ben 97 borse di dottorato in svariati ambiti di ricerca, tra cui anche quello di interesse dell’ente consortile.
Per informazioni più dettagliate e per presentare la propria candidatura è possibile fare riferimento al sito di UNIFI alla pagina: Borse ex D.M. 117/2023 – D.M. 118/2023 (PNRR). |