Anno XXV, n. 12 lunedì, 3 aprile 2023

CONCLUSO IL CENTENARIO DELLA MODERNA BONIFICA

DELEGAZIONE ANBI DI TUTTE LE REGIONI ITALIANE RICEVUTA DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale una delegazione dell’ Associazione Nazionale Consorzi Tutela Gestione Territorio ed Acque Irrigue (ANBI), composta dai rappresentanti delle 20 ANBI regionali e guidata dal Presidente, Francesco Vincenzi con il Direttore Generale, Massimo Gargano. L’incontro ha idealmente rappresentato la conclusione delle celebrazioni per Centenario del Congresso di San Donà di Piave, dove prese avvio la moderna Bonifica.
“L’incontro con il Capo dello Stato – ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - è stato, al pari dell’udienza con il Santo Padre in apertura del Centenario, una straordinaria opportunità per il mondo dei Consorzi di bonifica, impegnati quotidianamente a garantire le condizioni di ottimale gestione delle acque di superficie, particolarmente complessa in questi anni siccitosi, prevenendo contestualmente il rischio idrogeologico.”
“ANBI 100” è stato il claim, sotto cui sono state raccolte le tante iniziative che, lungo la Penisola, hanno accompagnato il centenario del Congresso per  le bonifiche venete, i cui contenuti travalicarono i confini regionali per definire i nuovi compiti di un’azione tuttora indispensabile a disegnare il Paese, che conosciamo.
L’evento accadde a San Donà di Piave, in provincia di Venezia dal 23 al 25 Marzo 1922 e vide riuniti esperti e studiosi da tutta Italia, nonché autorevoli esponenti politici: tra i primi si possono citare Arrigo Serpieri, Vittorio Peglion, Antonino Pais; tra i secondi, si ricordano il ministro, Giovanni Bertini, ma anche don Luigi Sturzo e Silvio Trentin, nonché i sottosegretari Giuseppe Beneduce, Mario Augusto Martini, Umberto Merlin.  Durante i tre  giorni fu approfondito il principio di “integralità della bonifica”, vale a dire l’interdipendenza tra sistemazione dei bacini montani e recupero produttivo delle pianure, nonchè l’importanza del coordinamento tra riassetto idrogeologico del territorio e trasformazioni fondiarie; si precisarono, cioè, i nuovi obbiettivi di un’attività, già allora caratterizzante la storia del Paese: dagli Etruschi all’Impero Romano fino alla Repubblica di Venezia, ma anche ai Borboni in Campania od ai Savoia in Piemonte.
Fondamentali furono pure i Benedettini che, fedeli alla regola “ora et labora”, resero fertili terre insalubri; in tempi più recenti, vale a dire nel secondo dopoguerra del’900, si aprì la cosiddetta “quarta fase” della Bonifica, indirizzata anche alla tutela ambientale.
Da allora i Consorzi di bonifica ed irrigazione, pur mantenendo saldi i compiti istituzionali (salvaguardia idrogeologica e gestione delle acque di superficie a prevalente uso agricolo) hanno saputo adeguarsi all’evolversi dei tempi, diventando anche produttori di energia rinnovabile e centri di ricerca applicata per l’ottimale uso delle acque irrigue. In questo anno, affinchè la celebrazione non fosse mera ritualità, ANBI ha portato a termine il Progetto Terrevolute che, coinvolgendo esperti di 14 università italiane in 4 tavoli tecnici, ha indicato le nuove linee guida operative ed istituzionali ad iniziare dagli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Unione Europea.
“I problemi di oggi – ha evidenziato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI -  sono molto diversi da quelli affrontati un secolo fa a San Donà di Piave, ma hanno la stessa urgenza e richiedono, come allora, una grande disponibilità al confronto, al dialogo, alla cooperazione.”
Gargano, insieme ad Elisabetta Novello ed Erasmo D’Angelis, è co-autore del volume “La grande storia d’Italia raccontata dall’acqua”, che ha accompagnato le decine di appuntamenti, che hanno cadenzato il Centenario lungo la Penisola e la cui presentazione, nel luogo simbolo del Tempio di Adriano a Roma, aprì nel Marzo 2022, l’anno di celebrazioni, in significativa coincidenza con l’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (P.N.R.R.).
“C’è uno straordinario, quanto drammatico obbiettivo comune tra il primo dopoguerra e l’attuale contingenza internazionale: l’autosufficienza alimentare del nostro Paese che, allora come oggi, vede protagonista la gestione delle acque irrigue, operata dai Consorzi di bonifica” ha concluso il Direttore Generale ANBI.

LIGURIA: L'IRRIGAZIONE COMPIE 100 ANNI

Festeggiando il centenario dell’irrigazione nella piana del fiume Magra, il Consorzio di bonifica Canale Lunense ha ripercorso la propria storia e segnato l’inizio di una nuova era fatta di rigenerazione, sostenibilità, innovazione.
Alla manifestazione d’apertura, tenuta nel complesso della sede consortile a Sarzana, in provincia di La Spezia, era presente, tra gli altri, il Vicepresidente di Regione Liguria, Alessandro Piana.
L’ente consortile è impegnato a dare risposte concrete ed integrate in un territorio come la Liguria, incalzato da siccità e fragilità idrogeologica con una nuova visione di innovazione sostenibile, coniugata al rispetto ambientale. L’obbiettivo è valorizzare le risorse consorziali a partire dall’acqua per irrigazione e produzione di energia elettrica, dal riutilizzare sfalci per chiudere il ciclo con la produzione di biomasse, dall’utilizzo degli argini per sviluppare la mobilità sostenibile, come già avviene con la ciclopedonale, che fiancheggia il Canale Lunense.
I festeggiamenti del Centenario del “Canale Lunense” sono stati aperti in modo solenne dall’inno nazionale, suonato dalla Filarmonica di Santo Stefano Magra e proseguiranno fino a Marzo 2024.

OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE

A NORD PIOGGIA E NEVE MA LA SITUAZIONE NON MIGLIORA PERCHE’ IL SISTEMA IDROLOGICO NON È PIU’ IN GRADO DI RIGENERARSI

L’ITALIA DELL’ACQUA SI ATTESTA SULLA LINEA DEGLI APPENNINI

Si attesta sull’Emilia Romagna, la linea di difesa contro la perdurante siccità nell’Italia settentrionale e che ha il suo epicentro nella Pianura Padana: lo evidenzia il settimanale report dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche, che segnala come complessivamente la disponibilità d’acqua negli alvei dei fiumi della regione, pur essendo di molto inferiore alla media del periodo, è però di gran lunga superiore all’anno scorso: si riducono le portate dei fiumi Savio, Secchia, Enza e Trebbia, mentre aumentano quelle del Reno.
Più a Nord prosegue inesorabile, da oltre un anno, l’agonia del fiume Po, che riduce le portate lungo tutta l’asta e, al rilevamento di Pontelagoscuro, è già vicino alla soglia minima (450 metri cubi al secondo) in grado di contrastare la risalita del cuneo salino. La situazione idrologica dell’Italia non è sostanzialmente cambiata, nonostante le perturbazioni, che si sono registrate lungo la Penisola, arrecando un po’di pioggia (e grandine) nelle regioni centrali, nel Nord-Est e localmente anche al Sud, nonché una spolverata (effimera) di neve sulle Alpi.
“Si conferma l’impossibilità di autonomo riequilibrio del sistema idrico. Gli esperti parlano della necessità di 50 giorni consecutivi di pioggia, evenienza certo da non augurarsi per un territorio idrogeologicamente fragile come quello italiano – ha precisato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - Per questo, è evidente la necessità di realizzare infrastrutture capaci di trattenere le acque di pioggia, quando arrivano, creando riserve e rimpinguando contestualmente le falde.”
“Il Piano Laghetti, proposto insieme a Coldiretti, risponde a questa esigenza, ma anche ad altri primari interessi  come quelli della produzione di energia rinnovabile, della tutela dell’ambiente, del benessere delle comunità locali – ha aggiunto Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Auspichiamo che il Decreto Acqua, più volte annunciato, preveda le risorse necessarie ad avviare interventi, di cui l’emergenza idrica richiama l’urgenza.”
Fra i grandi laghi prosegue la crisi del bacino di Garda, costretto ad essere sacrificato per mantenere la sopravvivenza dell’ecosistema a valle (nonostante le portate di deflusso ridotte al minimo,  c’è un saldo negativo di oltre 5 metri cubi al secondo) e che continua a registrare livelli dimezzati rispetto alla media, permanendo vicino al minimo storico; il resto dei grandi invasi settentrionali guadagna una manciata di centimetri d’acqua. In Piemonte, nonostante si sia rifatta vedere un po’di neve (una trentina di centimetri su alcune zone in quota), il manto nevoso risulta inferiore rispetto alla scorsa settimana. A seguito di sporadiche piogge sparse aumentano impercettibilmente i livelli dei fiumi Pesio, Stura di Demonte, Sesia, Stura di Lanzo, ma calano quelli di Tanaro e Bormida, la cui portata, in alcuni tratti, è praticamente azzerata.
A fronte di qualche lieve pioggia, in Valle d’Aosta si è ridotto il manto nevoso, soprattutto nel settore centro-orientale della regione, beneficando leggermente le portate della Dora Baltea e del torrente Lys. In Lombardia, dopo mesi di inarrestabili segni negativi, c’è un timida inversione di tendenza, che non muta però la situazione complessiva: la neve, nonostante un incremento del 10% rispetto a 7 giorni prima, è il 35% di quanta ve ne dovrebbe essere ed il deficit complessivo della riserva idrica è pari al 56,5% sulla media; stessa contingenza per il fiume Adda che, nonostante il primo incremento dopo mesi di calo costante,  è di mc/s 8 inferiore a quella del 2022.
Molto bassi ed inferiori all’anno scorso sono anche i livelli dei fiumi Mincio ed Oglio. In Liguria, la pioggia caduta nella regione si è concentrata principalmente sul settore di Levante, dove sui rilievi si sono registrati fino a venticinque millimetri, lasciando all’asciutto, ancora una volta, il Ponente; scendono i livelli dei fiumi Magra e Vara, mentre rimangono sostanzialmente stabili quelli di Entella e Argentina. Anche il Veneto ha visto qualche timida precipitazione, che ha invertito la tendenza idrologica, seppur i fiumi Brenta, Livenza e Bacchiglione restino ai livelli più bassi del decennio, così come l’Adige che, però, ha superato la soglia psicologica dei -4 metri sullo zero idrometrico.
Nei giorni scorsi, sul Friuli Venezia Giulia sono caduti mediamente una trentina di millimetri di pioggia (mm. 60,4 a Cervignano), ma i fiumi Tagliamento e Cellina hanno livelli inferiori di 18 centimetri a quanto registrato un anno fa!
In Toscana, le piogge si sono concentrate soprattutto sul Nord della regione (a Pistoia, mm. 47); torna a calare significativamente la portata del fiume Arno (da mc/s 150 a mc/s 38), così come quella di Ombrone, Serchio e Sieve. Nelle Marche, calano le portate fluviali, nonostante una decina di millimetri di pioggia, che hanno altresì rimpinguato bacini, che restano abbondantemente sopra i livelli degli anni scorsi. In Umbria torna ad abbassarsi la quota del lago Trasimeno, cui mancano 69 centimetri d’acqua per raggiungere l’altezza media del periodo. In crescita i livelli idrici nell’alto corso del fiume Tevere e nel Chiascio, mentre cala la Nera. Nel Lazio, nonostante grandinate e piogge (mm. 32,8 a Grottaferrata), crescono solo i livelli del fiume Sacco ed impercettibilmente dei laghi di Nemi e Bracciano.
In Abruzzo, sui rilievi, rimane un consistente quantitativo di neve solamente a Campo Imperatore (54 centimetri), mentre nel confinante Molise la coltre nevosa non supera i tredici centimetri. In Campania, nonostante non si siano verificati eventi meteo significativi, crescono le portate dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano. Infine, continua l’alternarsi di andamento idrico fra Basilicata e Puglia: nella prima crescono i volumi d’acqua trattenuti dalle dighe (+1,45 milioni di metri cubi), in Puglia, invece, si registra una diminuzione (circa un milione e trecentomila metri cubi in meno).

LOMBARDIA: RINVIATO AVVIO STAGIONE IRRIGUA

Il 1° Aprile per larga parte della Lombardia significa normalmente l’avvio dell’impiego dell’acqua per l’irrigazione:i grandi canali iniziano a riempirsi dopo l’asciutta invernale e torna a scorrere l’acqua nelle decine di migliaia di chilometri di rogge e fossi, che solcano la pianura.
Non sarà così nel 2023, così come avvenuto anche lo scorso anno, a causa della situazione critica delle riserve idriche.
“Insieme con le organizzazioni agricole e con tutti gli attori del settore abbiamo condiviso con la Regione la priorità di favorire l’invaso dei laghi”, spiega ANBI Lombardia al termine dei lavori del Tavolo Regionale per gli Usi Irrigui, “una scelta obbligata e non indolore, che resta in ogni caso il provvedimento più rilevante nell’immediato per affrontare una stagione irrigua, che si preannuncia nuovamente difficile”.
L’irrigazione è fondamentale per l’agricoltura lombarda, che rappresenta più del 16% del valore economico della produzione agroalimentare italiana, grazie ai suoi 600.000 ettari di terreni, che costituiscono oltre il 23% della superfice irrigua nazionale. Non solo: il mantenimento di una diffusa pratica irrigua a scorrimento garantisce l’equilibro ambientale e funzioni ecosistemiche fondamentali come quella della ricarica della falda.
Secondo i dati di ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) Lombardia, si riscontrano valori di abbassamento della falda, che arrivano fino a cinque metri, dovuti alla riduzione delle precipitazioni ed alla drastica diminuzione dei volumi irrigui, registrata nel 2022.
A questo proposito, ANBI Lombardia ha apprezzato l’impegno della Regione Lombardia sul fronte della revisione del quadro normativo sull’attingimento provvisorio di acque superficiali e sul complesso tema riguardante i pozzi. Indispensabile, secondo ANBI Lombardia, è anche il rafforzamento del coordinamento con i gestori degli invasi idroelettrici, che rappresentano uno strumento chiave per affrontare la stagione estiva, allargato ora all’interlocuzione con la Valle d’Aosta. Per il bacino del Chiese invece è ancora da aprire il confronto con i bacini trentini, fondamentali per la gestione del lago d’Idro, per il quale si è ottenuta l’attesa deroga ai limiti di regolazione. Per superare l’approccio emergenziale resta, però, stringente la necessità di approcciare in maniera strategica e strutturale i temi della gestione del territorio e delle acque.
“E’ ormai improcrastinabile”, conclude ANBI Lombardia, “dare soluzioni concrete alle questioni poste da tempo, a partire dalla revisione delle regole del D.M.V. (Deflusso Minimo Vitale) e dal sempre più urgente Piano Invasi, che comprende molti aspetti: il pieno ripristino della capacità dei bacini già esistenti, la bacinizzazione dei canali consortili e la realizzazione di nuovi invasi diffusi, che sono indispensabili per la creazione di distretti, in cui sviluppare tecniche irrigue innovative. In moltissimi casi si parla di progetti già cantierabili, che attendono solo il finanziamento per essere realizzati”.


                                                                            

EMILIA ROMAGNA:CI SI MOBILITA PER GARANTIRE ACQUA ALLA FOOD VALLEY

Il Consorzio di bonifica Parmense (con sede nella “città ducale”) ha dato il via ad una mobilitazione straordinaria per fronteggiare le criticità idriche già oggi evidenti e per garantire il servizio irriguo ai comprensori della zona, dove l’irrigazione è essenziale nel portare a maturazione alcuni tra i principali prodotti tipici della Food Valley.
Se le attuali condizioni idro-meteo-climatiche mostrano una situazione in certi casi peggiore di quella dell’anno scorso, l’ente consortile ha deciso di attivare già da ora le procedure di emergenza, propedeutiche all’iter burocratico per ottenere le necessarie autorizzazioni, allo scopo di garantire l’approvvigionamento idrico.
Oltre al prelievo d’acqua dal fiume Po, attraverso l’impianto di Foce Ongina (nel comune di Polesine Zibello) mediante l’utilizzo di un complesso sistema di pompe mobili, l’ente consorziale effettuerà un prelievo di acque stoccate nella cassa dell'Enza tra Montecchio e Montechiarugolo (poi trasportate, attraverso un sistema di canalizzazioni, ai campi agricoli della zona), nonchè in prossimità della sponda NordOvest del bacino idrico, denominato lago Cus in località Ghiaie, nel comune di Medesano.
Le azioni portate avanti l’anno scorso in emergenza stanno così diventando ordinarie, con tutte le conseguenze del caso: dall’aumento dei costi al maggiore impegno di personale. In particolar modo a Foce Ongina la situazione è anche peggiore, già oggi, rispetto all’anno scorso; stessa cosa per i bacini dei fiumi Taro ed Enza.

DI FRONTE ALL’ANNUNCIATO RITORNO DELL’INVERNO ANBI DENUNCIA IL PERICOLOSO MIX FRA SICCITA’ E RISCHIO IDROGEOLOGICO

“È paradossale, ma di fronte alla grave siccità del Nord Italia a preoccuparci altrettanto è l’aggravarsi del rischio idrogeologico”: a dichiararlo è stato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI intervenuto ad un convegno a Piacenza, mentre nel Nord Italia si registrano sporadiche piogge, talvolta intense, laddove l’aridità accentua la fragilità di territori alla mercè degli eventi meteo.
In Italia, dove ogni anno si costruiscono circa ventimila case abusive, il 94% dei comuni è interessato dal pericolo di frane od alluvioni; tale percentuale raggiunge il 100% in 9 regioni, tra cui Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Toscana, caratterizzate anche da una forte aridità dei terreni.
Il 18,4% del territorio nazionale è toccato da elevato pericolo di frana o media pericolosità idraulica. A questo va aggiunto l’inarrestabile consumo di suolo, cui si sacrificano mediamente 19 ettari al giorno; in questa classifica sono in testa Lombardia e Veneto, riducendo così la capacità di assorbimento di terreni resi poco permeabili dalle scarse precipitazioni dei mesi scorsi.
“Per il nostro Paese è oggi il tempo di scelte non scontate, che sappiano contemperare esigenze diverse nel segno della sostenibilità sociale, economica ed ambientale. Serve un Piano Idrico Nazionale, ma anche un Piano di Efficientamento della Rete Idraulica, per il quale mettiamo a disposizione centinaia di progetti definitivi ed esecutivi, cioè appaltabili. Al contempo – ha concluso il Presidente ANBI – ribadiamo la necessità di approvare la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, dispersa nei meandri parlamentari da ben 10 anni, cioè dal tempo del Governo Monti! Va fatto con urgenza prima che a ribadirlo possano essere gli eventi.”

LAZIO: IL SAPERE E L’ESPERIENZA SUL CAMPO: SINERGIA CON L’UNIVERSITA’

La mitigazione del rischio idrogeologico è l’obbiettivo degli interventi, che il Consorzio di bonifica Valle del Liri (con sede a Cassino, in provincia di Frosinone) realizzerà, per un importo di circa undici milioni di euro, nel bacino idrografico del torrente Mollarino, in valle di Comino nel frusinate. La Regione Lazio ha finanziato la progettazione per un importo complessivo di € 458.882,34.
Il torrente Mollarino, ubicato nel comune di Atina, è stato mappato dall’Autorità di Bacino a forte rischio idrogeologico: frequenti, purtroppo, sono stati i casi di inondazione ed i relativi danni negli anni scorsi.
A seguito di questi eventi, l’ente consortile, sollecitato anche dai Comuni interessati, ha attivato un “tavolo tecnico” con gli Enti Istituzionali preposti; basilare è stato il ruolo dell’Università di Cassino che, in virtù della convenzione fra ente consorziale e Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica, ha redatto lo studio idrologico e idraulico del torrente Mollarino.
La convenzione-quadro è stata stipulata anche con gli altri Consorzi di bonifica del frusinate (Conca di Sora e Sud Anagni) per analisi e studi sulla pericolosità ed il rischio idraulico del reticolo in gestione; altri temi oggetto della sinergia sono il risparmio idrico degli impianti irrigui, le verifiche strutturali e idrauliche degli invasi, l’eventuale produzione elettrica da fonti rinnovabili e  l’efficientamento energetico.
Grazie a questa intesa, è stata anche attivata la possibilità di formazione continuativa  dei giovani ingegneri nella struttura del “Valle del Liri”. Proprio nei giorni scorsi, uno studente iscritto al Corso di Laurea in Ingegneria Civile, ha completato un periodo di formazione curriculare al settore tecnico dell’ente consortile e  che ha riguardato, in particolare, le attività di ottimizzazione degli impianti irrigui e gli  interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico.

CAMPANIA: VERSO IL DEFINITIVO RILANCIO

Si annuncia un impegno trasversale della politica nazionale per il rilancio di tutte le attività del Consorzio di bonifica Bacino Inferiore Volturno (con sede a Caserta) sulla scorta anche delle importanti indicazioni provenienti dal mondo imprenditoriale e dell’associazionismo agricolo e della società civile: è questo, in estrema sintesi, il risultato raggiunto dalla tavola rotonda “I canali di bonifica idraulica e le reti irrigue collettive - una straordinaria risorsa del territorio agricolo – Il mondo agricolo si confronta sulle grandi opportunità di sviluppo che le infrastrutture consortili offrono” promossa dall’ente consortile nel quadro degli eventi di Fiera Agricola nel polo fieristico A1 Expo di San Marco Evangelista.
E’ stato citato il rilancio della Bonifica lungo i Regi Lagni con il Contratto Istituzionale di Sviluppo da 139 milioni di investimenti complessivi; sono stati inoltre ricordati gli 8 milioni di euro appena stanziati per una vasca di circa quarantaquattromila metri cubi e l’ammodernamento dell’impianto irriguo di Sessa Aurunca con l’obbiettivo di non disperdere acqua.

EMILIA ROMAGNA: ARGINI PIU’ SICURI

Il Consorzio di bonifica Emilia Centrale (con sede a Reggio Emilia) ha concluso i lavori per la messa in sicurezza del torrente Rodano, nel territorio del capoluogo reggiano, consolidando, in particolare, le sponde compromesse a causa dall’alluvione Novembre 2019, che aveva provocato l’accelerazione del fenomeno erosivo.
I lavori, finanziati dalla Regione Emilia Romagna con fondi della Protezione Civile, hanno un importo complessivo di 170.000 euro. Il torrente Rodano è un corso d’acqua naturale, che ha origine sulle prime colline reggiane; transita ad Est del centro urbano e confluisce nel Canalazzo Tassone, a Nord della città, al confine con il comune di Bagnolo in Piano.
Il torrente Rodano costituisce uno dei principali collettori naturali del territorio di Reggio Emilia, il cui bacino è stato recentemente interessato dalla realizzazione di nuove ed importanti infrastrutture pubbliche (nuova tangenziale SudEst, Arena Campovolo, ecc.).

TOSCANA: SALVAGENTE OSPEDALIERO

Il borro del Quercio, che nasce sui rilievi collinari  al confine tra i comuni di San Giovanni Valdarno e Montevarchi, attraversando la pianura alluvionale in località La Gruccia prima di  confluire nel fiume Arno, farà meno paura in futuro.
Tra qualche mese, infatti, il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) potrebbe avviare i lavori strutturali sul tratto terminale del corso d’acqua: un’area a rischio, soggetta, in occasione di piene importanti, a significativi fenomeni di rigurgito, che gli argini insufficienti non riescono a contenere. Ogni volta queste mancanze procurano danni e disagi: la prima vittima è l’area, su cui sorge l’ospedale del Valdarno, che finisce sott’acqua insieme ai campi in sinistra idraulica. Adesso, il finanziamento è arrivato; la dotazione finanziaria è di 300.000 euro non sufficienti, però, per affrontare e risolvere tutte le problematiche del corso d’acqua, che scorre a valle della  linea ferroviaria ed è arginato fino alla confluenza in Arno.
Alla fine, la decisione: realizzare un nuovo manufatto d’immissione, in corrispondenza del punto in cui il Fosso Reale drena le acque da tutta la zona valliva circostante; ripristinarne la piena funzionalità servirà ad evitare che le piene in Arno causino un rigurgito nel Borro verso la zona dell’ospedale, mitigando il rischio di allagamento del parcheggio circostante. Fermo restando il fatto che l’area necessita di una soluzione complessiva, che dovrà comprendere anche il rifacimento arginale, si è scelto di utilizzare le risorse disponibili per sistemare la criticità più importante.
Una volta sciolto il dubbio sul piano tecnico, il progetto è stato definito a tempo di record; adesso è in attesa dell’autorizzazione idraulica e dell’esecuzione delle procedure necessarie per consentire l’intervento, che dovrebbe iniziare a prendere forma a fine estate.

VENETO: RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE ED AMBIENTALE

Il Consorzio di bonifica Acque Risorgive (con sede a Venezia Mestre) ha concluso il primo lotto dei lavori di riqualificazione ambientale, interessanti il basso corso del fiume Marzenego, conosciuto come Osellino nel tratto urbano di Mestre.
L’intervento è stato reso possibile, grazie ad un finanziamento di 5 milioni di euro stanziati dalla Regione Veneto attraverso la Legge Speciale per la Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna, inserendosi in una progettualità più ampia del valore complessivo di 27 milioni di euro. Obbiettivo dei lavori è migliorare l’ambiente fluviale, ripristinando aree, che versavano in stato di degrado e migliorare la qualità delle acque, che finiscono in laguna.
Contestualmente (è il caso del primo lotto ultimato) si è messo mano al collegamento idraulico tra la terraferma e la navigazione lagunare, rafforzando le sponde dell’Osellino, che in quel tratto è percorso da natanti che entrano in laguna; inoltre è stata realizzata una passerella di attraversamento del fiume.
Durante i lavori sono stati movimentati oltre ventiduemila metri cubi di materiali, provenienti dalla realizzazione di un’area golenale e dei manufatti idraulici; i materiali di scavo sono stati in buona parte riportati per la realizzazione della varice golenale e delle rampe.
Concluso il primo lotto, l’ente consortile ha comunicato di aver già affidati i lavori relativi al secondo e terzo lotto funzionale: riguarderanno la sistemazione dell’Osellino nel tratto compreso tra il parco San Giuliano e la foce di Tessera, lungo circa quattro chilometri e sono finanziati con 16 milioni di euro.

TOSCANA: IL SABATO DELL’AMBIENTE È ARRIVATO IN VERSILIA

Lo scorso fine settimana anche in Versilia si è svolto il Sabato dell’Ambiente, la pulizia partecipata dei corsi d’acqua, promossa dal Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord (con sede a Viareggio, in provincia di Luc ca), che coinvolge i Comuni, le associazioni di volontariato e le aziende di rimozione dei rifiuti. Si tratta di un vero e proprio patto condiviso, che ci permette di rimuovere, da fiumi e canali, i rifiuti abbandonati, che sfuggirebbero al servizio di raccolta porta a porta e che in questo modo vengono recuperati dai volontari, che li mettono a disposizione per lo smaltimento.
Sono stati “dati in adozione”, ai volontari delle associazioni, una serie di corsi d’acqua e mese dopo mese se ne prendono cura con la piena collaborazione dell’ente consortile e delle Amministrazioni Comunali.
L’evento, collaudato da oltre 5 anni in altre zone dei territori dove opera l’ente consorziale (Lucchesia, Piana e Lunigiana), per la prima volta è arrivato in Versilia grazie all’accordo raggiunto con i Comuni di Pietrasanta e di Viareggio, nonché con le relative aziende di raccolta rifiuti. Le associazioni che hanno partecipato sono state “Fare Verde” Versilia, che ha pulito i corsi d’acqua della pineta di Ponente a Viareggio; il Circolo Kayak Airone, che si è occupato di un tratto di sponde del lago Massaciuccoli; la Misericordia di Capezzano Pianore sul torrente Motrone e Muttley’s Group Versilia sui corsi d’acqua di Strettoia e Montignoso.

 
Per maggiori approfondimenti www.anbi.it
SETTIMANALE DELL´ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSORZI DI GESTIONE E TUTELA TERRITORIO E ACQUE IRRIGUE
Direttore Responsabile: Massimo Gargano - Registrazione Tribunale di Roma n. 559/98 del 25 novembre 1998
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