VINCENZI: “I DATI ISPRA-SNPA SCONCERTANO MA CONFERMANO LA NOSTRA ESPERIENZA QUOTIDIANA IN UN PAESE SEMPRE PIU’ A RISCHIO IDROGEOLOGICO”
“Di fronte ai dati diffusi dall’ISPRA attraverso il Rapporto SNPA, che segnala come nel 2021 il consumo di suolo abbia toccato il valore più alto del recente decennio, non possiamo che ribadire la necessità di coerenza politica, ad ogni livello, fra affermazioni di principio e scelte concrete sul territorio.”
Ad affermarlo è stato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
“Abbiamo più volte denunciato – ha proseguito - come, anche nella legislatura appena conclusa, non si sia riusciti ad approvare una legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, di cui si parla dal 2013 e da allora è ferma nei meandri parlamentari. È evidente che la cementificazione di crescenti aree ha fra le conseguenze più rilevanti, l’aumento del rischio idrogeologico in una fase in cui già i cambiamenti climatici stanno sottoponendo a grande stress l’equilibrio ambientale del Paese. In questa contingenza emergenziale – ha insistito il Presidente ANBI - non possiamo che tornare a ribadire, accanto ad adeguati provvedimenti legislativi per la salvaguardia del territorio, l’urgente necessità di un Piano nazionale di efficientamento e adeguamento della rete idraulica del Paese, la cui insufficienza, di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, è aggravata da quanto oggi confermato e ripetutamente, quanto inutilmente, denunciato dai Consorzi di bonifica a livello locale: nuove edificazioni, in particolare di poli logistici, in aree a pericolosità idrogeologica elevata. È sconcertante – ha concluso Vincenzi - ma è una situazione incredibilmente sottovalutata e di cui oggi, di fronte ai dati diffusi dall’ISPRA, ciascuno deve assumersi la responsabilità.”
VENETO: CONSUMO DEL SUOLO MINACCIA PAESAGGIO, SICUREZZA IDRAULICA ED AGRICOLTURA
“I dati presentati dal rapporto ISPRA 2022 sul consumo del suolo e che vedono ancora il Veneto tra le regioni, dove la cementificazione aumenta maggiormente, sono la cartina di tornasole di un modello di sviluppo non più sostenibile. È necessario un cambio di rotta, perché la perdita di suolo naturale o seminaturale comporta nel tempo un impoverimento dell’agricoltura, del paesaggio e pregiudica la sicurezza idraulica, anche alla luce dell’estremizzazione degli eventi meteorologici. Dalla cementificazione derivano un maggiore rischio di allagamenti e ondate di calore più intense, ma anche la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici. Il nostro auspicio è che la tendenza rallenti fino ad arrestarsi, perché oltre agli aspetti economici e di sicurezza idrogeologica, compromettendo il nostro paesaggio si mette a rischio la nostra stessa identità”.
Lo ha affermato ANBI Veneto, nel commentare il rapporto Ispra sul consumo del suolo e nel quale il Veneto è la seconda regione, dopo la Lombardia, per aumento di superficie cementificata: +684 ettari impermeabilizzati nel 2021 rispetto al 2020: un aumento del 11,90%.
OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
NELLA SPERANZA DELLE PIOGGE IL GRANDE FIUME NON C’E’ PIU’! RISERVE POTABILI INTACCATE DAL CUNEO SALINO. TORNA L’INCUBO SICCITA’ NELLE MARCHE
Nella speranza degli auspicati apporti pluviali da monte, la portata del fiume Po è arrivata vicino alla drammatica soglia psicologica dei 100 metri cubi al secondo al rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro, che ne decreterebbe la fine dell’immagine di “grande fiume” con tutte le conseguenze soprattutto di carattere ambientale, che ne stanno derivando; basti pensare che il record di portata minima mensile di Luglio (2006) era stata finora di 237 metri cubi al secondo (mc,/sec.), mentre quest’anno ci si attesterà presumibilmente al di sotto di mc./sec. 170! Contestualmente la risalita del cuneo salino sfiora i quaranta chilometri dalla foce del Po di Goro durante l’alta marea; a renderlo noto è l’Osservatorio ANBI Risorse Idriche, che segnala come il fenomeno interessi i tratti terminali della gran parte dei fiumi settentrionali (ultima arrivata, la Livenza in Veneto), intaccando i prelievi ad uso potabile.
“Nel Nord Italia è una condizione di siccità finora sconosciuta ed è evidente che non basterà qualche temporale a riportare in equilibrio il bilancio idrico – ha evidenziato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - In questa prospettiva è ancora più preoccupante che siano proprio Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, le regioni che, nel 2021, hanno maggiormente consumato e cementificato suolo, sottraendolo all’agricoltura ed alla naturale funzione di ricarica delle falde, accentuando al contempo il rischio idrogeologico.”
Ad eccezione del lago di Como che, pur segnando nuovi record minimi è leggermente risalito dal parametro “riempimento zero” delle scorse settimane, i grandi bacini settentrionali si avvicinano al livello (percentuale di riempimento zero), al cui raggiungimento non potrà essere rilasciato un quantitativo d'acqua superiore a quello affluito nell’invaso.
A Nord Ovest è la Dora Baltea, in Valle d’Aosta, a godere di maggiore salute idrologica, mentre cala il torrente Lys e, in Piemonte, i violenti fenomeni temporaleschi hanno portato gravi disagi al territorio, senza sostanziali miglioramenti alla condizione idrica complessiva. Analoga è la situazione in Lombardia, dove il fiume Adda resta su valori praticamente dimezzati rispetto al consueto e le riserve idriche sono il 70% inferiori a quelle dell’anno scorso, segnando -64% rispetto alla media mensile. In Veneto, nonostante una leggera ripresa come per il Piave, il fiume Adige (secondo corso d’acqua italiano) stenta a superare la soglia dei -4 metri sul livello idrometrico.
Tra i fiumi appenninici dell’Emilia Romagna restano in grave difficoltà il Reno e l'Enza, mentre il Nure è ormai in secca. In Toscana, fatta eccezione per l'insufficiente ripresa del fiume Serchio che resta molto al di sotto dalla portata minima vitale, i corsi d’acqua ristagnano a livelli di grave sofferenza idrica, esattamente come quelli delle altre regioni del Centro Italia, dove le piogge tardano ad arrivare e le temperature si mantengono su livelli molto alti. Nelle Marche riappare lo spettro della siccità estrema, registrata lo scorso anno: i volumi d’acqua, disponibili negli invasi, in una settimana si sono ridotti di quasi un milione e mezzo di metri cubi, scendendo sotto la quota dei 41 milioni, inferiore a quella registrata nella stessa settimana del siccitoso 2017 (mln. mc. 42,1).
A concorrere all’aggravarsi della condizione idrica, oltre alle alte temperature (in Luglio, anche 5 gradi più della media) è un deficit mensile pluviometrico, che si aggira intorno al 90% nelle province di Pesaro Urbino, Ancona ed Ascoli Piceno con il record di -98% nel comune di Fano . A causa del grave deficit di pioggia (nel 2022, a Roma è finora piovuto il 63% in meno rispetto alla norma: solo 157 millimetri anziché i consueti mm.422), anche gli alvei di fiumi e bacini del Lazio vedono diminuire la risorsa, che li alimenta: il livello del Tevere è calato di oltre dieci centimetri, l'Aniene ha una portata ridotta fino al 50% rispetto alla media, il Sacco registra minimi storici, i laghi sono in costante decrescita.
In Abruzzo, il beneficio apportato dalle piogge cadute a Giugno è stato rapidamente vanificato dalla forte evapotraspirazione provocata da temperature fino a 5 gradi superiori alla media, mantenendo così negativo il bilancio idroclimatico regionale. In Campania permane stabile la condizione di siccità nel bacino idrografico dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, mentre si consolida nella bassa valle del bacino del Sele; si segnalano in deciso calo i volumi idrici nei bacini del Cilento e nel lago di Conza.
Infine, a testimonianza del caldo torrido, si distribuisce acqua a pieno regime dai bacini di Basilicata e Puglia: il ritmo è di 2 milioni di metri cubi al giorno in ciascuna regione, assai più di quanto accadesse l'anno scorso (in questo periodo del 2021 gli invasi apulo-lucani distribuivano settimanalmente 9 milioni di metri cubi d’acqua; quest’anno si tocca quota 14 milioni!). Ciò comporta che, in Basilicata, le disponibilità idriche segnano un deficit di quasi quarantaquattro milioni di metri cubi sul 2021, mentre quelle pugliesi registrano ancora un saldo positivo di circa sei milioni.
“E’ evidente che là dove le condizioni climatiche registrate negli anni scorsi, nel Sud Italia come in Sardegna, hanno suggerito la creazione di invasi per la raccolta delle acque meteoriche, oggi si riesce a rispondere meglio alle esigenze idriche dei territori – ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - E’ un’infrastrutturazione, che deve essere estesa al Centro-Nord Italia, in sintonia con le comunità locali e l’ambiente. Il Piano Laghetti con 223 progetti già cantierabili, da noi proposti con Coldiretti, va in questa direzione.”
EMILIA ROMAGNA: FALDE SOTTERRANEE MAI COSI’ IN SOFFRENZA
Nel centro di ricerca Acqua Campus i tecnici del Consorzio di 2° grado C.E.R. – Canale Emiliano Romagnolo (con sede a Bologna) rilevano i dati della falda acquifera sotterranea di tutte le singole province dell’Emilia Romagna e il dato, che emerge, è tutt’altro che confortante anche per le acque non di superficie.
La siccità, che attanaglia l’intero Paese (in particolare, da oltre sette mesi stringe la sua morsa sulla pianura Padana, proiettando valori di bilancio idro-climatico costantemente negativi) non interessa esclusivamente le portate dei grandi corsi d’acqua del Nord, influenzandone drasticamente i flussi di risorsa idrica, ma ha effetti estremamente penalizzanti anche su tutte le acque classificate come “non di superficie”. Le falde freatiche sotterranee, infatti, risentono pesantemente del sommarsi degli elementi climatici di questa stagione straordinaria dai numeri record e che, nei fatti, presenta un conto più salato, rispetto alle previsioni degli esperti, già stimate alla luce degli indicatori verificatisi periodicamente nell’ultimo decennio.
La lunga serie di primati negativi riguarda la presenza d’acqua nel sottosuolo e lo staff tecnico-agronomico del Consorzio C.E.R., grazie agli studi realizzati nell’area di ricerca sul risparmio idrico in agricoltura (a Budrio), presenta una capillare analisi statistica dello stato attuale della falda acquifera. In Emilia Romagna le falde freatiche si confermano al minimo storico. Analizzando l’estesa mole di dati storici sui livelli di falda, monitorati da oltre 20 anni su tutto il territorio regionale e confrontandoli con i valori misurati per l’anno 2022, la situazione emerge ai massimi livelli di criticità.
Per tutte le province, i valori registrati sono ampiamente sotto la media con numeri che variano da un -70% in provincia di Reggio-Emilia a un -127% in provincia di Bologna. Nel dettaglio delle analisi, provincia per provincia, risulta evidente e grave il calo delle falde rispetto alla media storica, calcolata da 20 anni fino ad oggi: Piacenza: -73%; Parma: -92%; Reggio Emilia: -70%; Modena:-73%; Bologna: -127%; Ferrara: -111%; Ravenna: -79%; Forlì Cesena: -110%; Rimini: -109%.
Intanto, nonostante lo stop a 2 delle 4 pompe idrovore che, all’impianto di Palantone nel comune di Bondeno, derivano l’acqua dal fiume Po, il Consorzio Canale Emiliano-Romagnolo continua ad erogare la necessaria risorsa sia per fini irrigui che per gli usi plurimi, finché permarrà disponibilità d’acqua e sempre adempiendo ai suggerimenti pervenuti dall’Osservatorio sulle Crisi idriche dell’Autorità distrettuale del fiume Po, nonchè seguitando nel rispetto dei dettami della Regione Emilia-Romagna. Dalle analisi preliminari, elaborate dai ricercatori di “Acqua Campus”, si rileva come alcune tra le colture-chiave per il territorio regionale siano in sofferenza a causa della scarsità idrica: l’assenza d’acqua può causare, infatti, pesanti stress fisiologici ai raccolti.
L’ente consortile sta profondendo il massimo impegno, affinché sia scongiurato ogni rischio di stoppare i prelievi dall’oggi al domani: l’irrigazione di precisione ed i sistemi anti-spreco aiutano ad ottimizzare ogni goccia d’acqua in favore dell’agricoltura.
PIEMONTE: SOS ACQUA
I Consorzi irrigui piemontesi stanno affrontando da mesi una crisi idrica senza precedenti come conseguenza delle scarse precipitazioni nevose, nonché dell’assenza di piogge significative da inizio anno con forti deficit di portata dei corsi d’acqua (fino al 90%) e preoccupanti abbassamenti dei livelli di falda.
La risorsa disponibile è assolutamente insufficiente e gli enti consortili, pur con notevole aggravio economico e gestionale, sono impegnati a cercare di distribuirla in modo equo ed efficiente per coprire i fabbisogni minimi di tutte le aziende, anche di quelle che solitamente usufruiscono delle acque di colatori e fontanili, oggi quasi azzerate. In alcune aste fluviali gli enti consorziali si sono organizzati con turnazioni straordinarie, che consentono di prelevare un minimo corpo d’acqua utilizzabile e di garantire contemporaneamente il Deflusso Minimo Vitale (D.M.V.) in alveo, in alcuni casi rilasciato in deroga.
In questo periodo dell’anno la maggior parte delle colture presenti sul territorio regionale si trova nel momento di massima idroesigenza e la mancanza d’acqua, a causa della grave siccità in corso, sta compromettendo buona parte dei raccolti. Alle perdite di produzione si sommano per alcuni Consorzi irrigui gli sproporzionati aumenti dei costi dell’energia elettrica, utilizzata per il sollevamento dell’acqua: con il passaggio da € 190 a Megawattora del 2021 a €/MWh 465,80 del Luglio 2022 è stato sospeso il servizio d’irrigazione in alcune aree e, avendo ampiamente superato le somme a disposizione nel bilancio consortile per coprire le spese energetiche, è stato chiesto di ripristinare i contributi per i costi energetici previsti dalla Legge Regionale, che in passato consentiva di sostenere i comprensori irrigui, estesi in aree geograficamente sfavorevoli per l’approvvigionamento d’acqua.
A causa della grave siccità tuttora in corso si sono già manifestate le ripercussioni economiche sul mercato dei prodotti agricoli: ne è un esempio il comune di Centallo, storica piazza del fagiolo rosso della provincia di Cuneo, dove non è stato possibile aprire il mercato per scarsità o addirittura assenza di prodotto.
ANBI Piemonte ha dichiarato: “A fronte di questa situazione a dir poco drammatica auspichiamo che le Istituzioni preposte possano ascoltare le richieste già più volte avanzate dai Consorzi irrigui e dare il via, oltre che ai necessari ristori, ad un deciso programma d’interventi sulle reti irrigue e per la realizzazione di nuovi invasi ad uso plurimo (grandi bacini sull’arco alpino e piccoli serbatoi diffusi in pianura e collina), destinati a creare riserve non solo per l’agricoltura ma anche per l’idropotabile”.
EMILIA ROMAGNA: RILASCIO AGGIUNTIVO DALLA DIGA DEL BRUGNETO IL GRAZIE ALLE ISTITUZIONI
I Presidenti, Francesco Vincenzi, di ANBI e Luigi Bisi, del Consorzio di bonifica Piacenza (con sede nella città capoluogo), hanno ringraziato le Istituzioni per l’accordo sul rilascio di 700.000 metri cubi d’acqua dalla diga del Brugneto: “Bene il rilascio aggiuntivo in favore del territorio piacentino.
Ringraziamo i Presidenti di Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini e di Regione Liguria, Giovanni Toti, nonché tutte le Istituzioni, che a vario grado si sono prodigate per raggiungere l’accordo. L’acqua in arrivo non sarà risolutiva della situazione, che stiamo vivendo ma sarà comunque una risorsa, che si aggiunge alle poche precipitazioni dei giorni scorsi”.
La risorsa andrà ad implementare l’esigua portata del fiume Trebbia, in favore di un territorio di circa ventitremila ettari. L’acqua, dal momento del rilascio, impiegherà 48 ore per arrivare a Rivergaro. La diga del Brugneto (in località Torriglia, in provincia di Genova) è una diga a funzioni plurime e, oltre a servire il territorio genovese, ogni anno rilascia risorsa in favore del settore agricolo della Val Trebbia.
Questo rilascio aggiuntivo di 700.000 metri cubi risulta successivo a quello di 2,5 milioni, iniziato lo scorso 17 Giugno e richiesto con un mese di anticipo, rispetto al solito, vista la criticità dello scenario idrico.
VENETO: INTERVENTO CONTRO LA RISALITA DEL CUNEO SALINO
Nel Veneto Orientale la siccità ha accentuato la risalita del cuneo salino lungo il fiume Livenza, che storicamente non ha mai risentito di questa problematica, mettendo a rischio anche il prelievo per uso idropotabile, che serve le utenze delle località balneari di Caorle ed Eraclea oltre che di alcune località interne degli stessi comuni e di Torre di Mosto.
Grazie all’attivazione dell’unità di crisi regionale, la sinergia messa in campo dagli enti preposti (Consorzio di bonifica Veneto Orientale, con sede a San Donà di Piave, nel veneziano; Veritas, società dei servizi idrici integrati e Protezione Civile) ha permesso di arrivare ad una soluzione tecnica ed immediata del problema. L’ente consortile, in particolare, con specifiche installazioni, ha reso possibile il prelievo d’emergenza dal canale interno Brian in luogo di quello originario dal Livenza, minacciato dalla salinità. Il canale consorziale Brian, realizzato più di cento anni fa e gestito a supporto dell’irrigazione del territorio in destra Livenza, è alimentato con acque derivate dallo stesso fiume in località Albano di Motta, molto più lontana dalla costa e protetta dalla risalita della salinità, grazie ad uno specifico sbarramento situato allo sbocco nel canale Revedoli.
In via provvisoria, l’ente consorziale ha realizzato una stazione di pompaggio con relativo sistema di condotte e che alimenta il potabilizzatore di Boccafossa; rimarrà attiva fino al ripristinarsi delle condizioni di sicurezza rispetto all’elevata salinità nel fiume. Con questa azione di stretta collaborazione fra enti, si è potuto ovviare ad una situazione di forte criticità, che avrebbe penalizzato le comunità locali e l’importante economia turistica.
TOSCANA: EMERGENZA ACQUA DOPO IL POTABILE PRIORITA’ ALL’USO AGRICOLO
Il settore agricolo della Lunigiana è sempre più in sofferenza a causa della mancanza di piogge e della grave siccità, che sta interessando invasi, fiumi e torrenti.
Per questo, nei giorni scorsi, il Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord (con sede a Viareggio, in provincia di Lucca) è stato costretto a sospendere parzialmente il servizio dell'impianto irriguo di Bagnone – Villafranca per la mancanza d'acqua nel bacino artificiale della Marana: uno stop per ora limitato all'area compresa tra le frazioni di Virgoletta e Mocrone Alto, ma che potrebbe essere esteso ad altre zone ed impianti irrigui della Lunigiana, qualora si dovessero registrare ulteriori abbassamenti dei livelli negli invasi o riduzioni importanti nelle portate di fiumi e torrenti. In questo difficile contesto l’ente consortile torna a ricordare che l'uso delle risorse idriche, distribuite attraverso gli impianti irrigui della Lunigiana, è destinato prioritariamente alle aziende agricole del territorio.
L'ente, visto lo stato di emergenza idrica regionale, oltre a raccomandare un uso parsimonioso e sapiente delle acque, ricorda che sono vietati tutti quei comportamenti, che contrastino con una gestione razionale della risorsa. In particolare, sull'intera rete irrigua della Lunigiana, sono vietati i seguenti comportamenti: effettuare un prelievo forzato mediante l'utilizzo di una pompa inserita direttamente sulla condotta; lasciare il tubo di gomma per irrigare aperto ed abbandonato sul campo; lasciare la testa d’idrante aperta ed abbandonata in assenza d’acqua; utilizzare l’acqua per scopi diversi dall’irrigazione; utilizzare condotte mobili non idonee o danneggiate con conseguenti perdite di carico; utilizzare ugelli finali con diametro non idoneo alla portata e pressione dell’impianto; movimentare o manomettere qualunque meccanismo, che regoli la distribuzione delle acque dell’impianto.
SARDEGNA: TROPPO ALTI I COSTI DELL’ENERGIA, A RISCHIO LA CAMPAGNA IRRIGUA
“Siamo a rischio di interrompere la campagna irrigua”: è stata forte la provocazione di Gavino Zirattu, Presidente ANBI Sardegna, lanciata in apertura del meeting sul tema “Caro Energia – Quale futuro per i Consorzi di bonifica della Sardegna”, svoltosi a Cagliari; in particolare, si riferisce ai 10 milioni di euro che, ogni anno, gli enti consortili sono costretti ad anticipare per coprire i costi dell’energia elettrica, necessaria per far arrivare l’acqua nelle campagne.
La Regione Sardegna, prima o poi, restituisce quelle somme, “ma in tempi lenti e modi farraginosi. Non ha senso compiere 2 passaggi per ottenere risorse, che potrebbero essere direttamente erogate agli enti consorziali - si è sfogato Zirattu - Siamo stanchi di elemosinare quanto ci spetta.”
Non si tratta di piccole somme: negli scorsi 10 anni sono stati spesi 130 milioni di euro per pagare le bollette, cioè denaro pubblico, che sarebbe potuto essere meglio impiegato altrove. I Consorzi di bonifica ed irrigazione da tempo guardano al futuro con progetti esecutivi per cominciare a produrre energia da fonti rinnovabili; ma ci sono ostacoli: le Leggi Regionali, che da oltre un decennio tengono al palo tali iniziative. Le Organizzazioni Professionali Agricole non fanno mancare il loro sostegno e Coldiretti lancia una sfida: “L’articolo 19 della Legge Quadro ci offre la possibilità di ottenere in concessione le dighe. Metteteci alla prova”.
Appare comunque improcrastinabile la revisione del quadro normativo regionale. Lo pensa anche l’Assessore alla Programmazione Regione Sardegna, Giuseppe Fasolino: “Una norma, che sottrae le competenze ai Consorzi di bonifica che, invece, hanno idee e progetti per poter essere autonomi. Il mio impegno nell’emergenza è di trovare le risorse necessarie attraverso la legge Omnibus per compensare i costi dell’energia elettrica, ma serve modificare la norma per accorciare i tempi di erogazione e per questo convocherò un tavolo tecnico.”
Al meeting di Cagliari è intervenuto anche il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano.
TOSCANA: SI LAVORA PER NUOVI INVASI
La siccità incombe, il cambiamento climatico è già realtà e non ci sono alternative agli invasi per l’ottimizzazione dell’utilizzo della risorsa idrica; così, il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud (con sede a grosseto) accelera sugli invasi lungo il torrente Lanzo ed il torrente Gretano, nei territori comunali di Civitella Paganico e Roccastrada: per entrambi è in fase di redazione il progetto di fattibilità tecnica ed economica, che ha avuto una spinta, grazie al finanziamento concesso dal Ministero Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (300.000 euro per ogni progetto).
Per la realizzazione dell’invaso sul torrente Lanzo, nel comune di Civitella Paganico, serviranno 22 milioni: si tratta di una diga, che potrà contenere fino a 9 milioni di metri cubi d’acqua; la realizzazione dell’invaso consentirà di laminare le portate di piena del torrente Lanzo, mantenere il Deflusso Minimo Vitale anche nei periodi di magra, garantire una riserva idrica per l’antincendio, produrre energia idroelettrica ed alimentare un impianto irriguo a beneficio di un nuovo comprensorio.
La diga sul Gretano, invece, sarà realizzata in località Poggio Martino, alla confluenza con il fosso Seguentina, tra i comuni di Roccastrada e Civitella Paganico. Per questo progetto serviranno 25 milioni ed il volume invasabile sarà di circa tre milioni e mezzo di metri cubi. L’opera consentirà di contenere i fenomeni di esondazione del Gretano e, come per il Lanzo, garantire una riserva idrica per l’antincendio, produrre energia idroelettrica, sfruttare le acque invasate come riserva per uso idropotabile ed alimentare un impianto irriguo.
Queste due opere rientrano all’interno di un più vasto progetto di protezione idraulica dalle piene del fiume Ombrone, elaborato dall’ente consortile a partire dall’anno 2013. Lanzo e Gretano sono 2 affluenti, che entrano nell’Ombrone a poca distanza l’uno dall’altro e che possono avere un ruolo cruciale per le piene del fiume.
L’obbiettivo, dopo l’approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica e l’individuazione di ulteriori finanziamenti, è di procedere con il progetto definitivo – esecutivo, in modo da poter completare l’iter autorizzatorio ed indire la gara d’appalto.
CAMPANIA: DA TERRA DEI FUOCHI A GIARDINO D’EUROPA
Il Consorzio Generale di bonifica Bacino Inferiore Volturno (con sede a Caserta) ha dato il via all'avventura del Contratto Istituzionale di Sviluppo “Da Terra dei fuochi a Giardino d'Europa” attraverso l’incontro tenutosi nella Reggia di Carditello a San Tammaro e che ha visto l’intervento, in teleconferenza, dell’architetto Andreas Kipar, redattore del masterplan dei Regi Lagni e chiamato ora dall’ente consortile all’aggiornamento di quel documento.
Con la pubblicazione della delibera del Comitato Interministeriale Programmazione Economica e Sviluppo Sostenibile (C.I.P.E.S.S.) sulla Gazzetta Ufficiale, il C.I.S. "Da terra dei fuochi a giardini d'Europa" ha visto l’assegnazione di risorse, sul Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020, per quasi duecento milioni di euro, finalizzati alla realizzazione della progettazione e delle opere per risanare e riscattare l’area sottesa alla canalizzazione dei Regi Lagni. Solo le opere di riqualificazione idraulica e paesaggistica, che saranno appaltate dall’ente consorziale, ammontano ad oltre trentacinque milioni di euro.
Con una bicicletta sarà così possibile risalire dal mar Tirreno a Nola lungo oltre cinquantasette chilometri di percorso, dal quale sarà possibile visitare i beni culturali dell’area. Erano stati presentati originariamente progetti per 2 miliardi, ridottisi dopo una prima scrematura a 65 progetti, che saranno realizzati per il valore di 200 milioni di euro.
Previsti interventi con una “visione di bacino” a beneficio anche dei comuni del baianese. Complessivamente l’intervento riguarda un bacino imbrifero di 1.095 chilometri quadrati, popolato da 3 milioni di abitanti. Il progetto rappresenta la riappropriazione culturale dei Regi Lagni, che saranno completamente rivisti, diventando il più grande parco fluviale d’Italia. Entro il 31 Dicembre 2027 saranno realizzati i primi lotti delle opere, che sono state finanziate.
L’ente consorziale ha allo studio anche un progetto di affinamento delle acque depurate da destinare a fini irrigui. Tra i tanti interventi dei presenti va segnalato anche quello di Vera Corbelli, Segretario Generale Autorità Distrettuale Bacino Appennino Meridionale.
VENETO: SFALCIO STRAORDINARIO CONTRO WEST NILE
La siccità fa anche tornare l’emergenza West Nile: il Consorzio di bonifica Bacchiglione (con sede a Padova) avvierà un piano d’intervento lungo la rete idraulica consortile per limitare la proliferazione del virus.
Dal Tavolo Tecnico Intersettoriale promosso dall’U.L.S.S. 6 Euganea sono emerse le operazioni da svolgere nell’ambito della lotta biologica e che consistono in uno sfalcio straordinario nei centri abitati, in corrispondenza di scuole ed aree pubbliche, in zone individuate attraverso un’apposita planimetria, che sarà fornita ai Comuni. La situazione è allarmante, perchè la siccità ha influito sulla proliferazione del virus West Nile, in quanto non essendoci acqua che scorre, si creano ristagni, che favoriscono la sua trasmissione.
L’emergenza West Nile è un problema di salute pubblica, che desta preoccupazione. C’è bisogno però della collaborazione di tutti, anche dei privati cittadini, che provvedano a mantenere pulite le fossature private per evitare che si formino ristagni d’acqua, soprattutto nei centri abitati, dove il rischio di contagio è più elevato.
AGENDA ANBI
Il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano, interviene, nella mattinata di lunedì 1 Agosto p.v., al convegno “1992-2002:la Bonifica a supporto del sistema di Protezione Civile”, che Consorzio di bonifica Sardegna Centrale ed ANBI Sardegna organizzano nella sala congressi dell’Hotel Su Lithu, a Bitti, nel nuorese.
Giovedì 4 Luglio p.v. sarà, invece, alla Tenuta di Alberese, in provincia di Grosseto, per partecipare al simposio “I cambiamenti climatici in Maremma. Criticità, prospettive e soluzioni per salvaguardare l’ambiente e l’agricoltura 4.0”; l’organizzazione è a cura della Coldiretti provinciale, con inizio alle ore 10.00. |