OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
SICCITA’ COME UN BOLLETTINO DI GUERRA: SI GUARDA ANCHE ALLE ACQUE DEL GARDA PER RESISTERE AL CUNEO SALINO CHE RISALE IL PO. DA NORD AL CENTRO ITALIA ALLERTATO L’ESERCITO DELLE AUTOBOTTI
ANBI: “URGE UNA REGIA NAZIONALE”
Il “combinato disposto” tra la siccità peggiore in anni recenti e temperature superiori al bollente 2003, toccando i 40 gradi a fine Giugno, stanno portando l’Italia verso una drammatica contingenza ambientale ed economica; è la linea del Garda, l’ultima speranza idrica per ristorare l’esangue fiume Po e contrastare la risalita del cuneo salino, che ormai sta pericolosamente marciando verso i 20 chilometri all’interno della pianura di Ferrara: ad indicarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche, che segnala come la carenza d’acqua stia ormai coinvolgendo anche non facili rapporti transfrontalieri internazionali quali la gestione delle acque del lago Maggiore con la Svizzera e del fiume Isonzo con la Slovenia.
“E’ questa un’ulteriore prova della necessità che, di fronte, ad un’emergenza idrica della gravità attuale, serva una gestione nazionale, capace di rapportarsi a livelli superiori, dovendo al contempo gestire le inevitabili tensioni fra portatori d’interesse” ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
Dal Nord Italia la crisi idrica sta ampliandosi giorno dopo giorno al Centro Italia, dove l’epicentro sta caratterizzandosi nel Lazio: grave è la situazione nel territorio dei Castelli Romani, dove i 2 laghi vulcanici, non avendo immissari naturali, dipendono principalmente dagli apporti pluviali, calati localmente di oltre il 75%, segnando il dato peggiore da inizio secolo.
Sulla regione ed in generale lungo la fascia tirrenica centro—settentrionale, l’indice SPI (Standardized Precipitation Index) fotografa una situazione peggiore di quella del siccitosissimo 2017, impattando negativamente anche sulle disponibilità d’acqua in falda. Continuano a calare vistosamente anche fiumi e bacini laziali: l’Aniene ha portata dimezzata, il Tevere è ai livelli minimi in anni recenti, il Sacco è sempre più a secco; il livello del lago di Nemi precipita a -1,88 metri (l’anno scorso era a +1,6 metri) ed anche il lago di Bracciano registra un’ulteriore decrescita. Marcato è il calo di precipitazioni sul Lazio: il record negativo è di Ladispoli (solo 83 millimetri caduti dall’inizio del 2022, quando la media si aggira su mm. 300), ma anche a Roma si registrano cali del 63%, che sfiorano il 100% a Maggio sull’Agro Pontino. I grandi bacini del Nord sono ai livelli minimi: i laghi di Como e d’Iseo sono ormai vicini al record negativo, già più volte superato invece dal lago Maggiore.
L’anno scorso, già caratterizzato al Nord da una sempre più ricorrente siccità, i bacini settentrionali erano in questo periodo ancora oltre il 90% del riempimento e la neve sui monti era abbondante ben oltre la media! Il fiume Po continua a registrare una magra epocale lungo tutto il corso: al rilevamento finale di Pontelagoscuro, la portata si è dimezzata in 2 settimane, scendendo a poco più di centosettanta metri cubi al secondo, quando la soglia critica per la risalita del cuneo salino è fissata a mc/s 450. In Piemonte, ad eccezione della Stura di Lanzo, decrescono tutti fiumi ed il Tanaro è al 30% della portata di 12 mesi fa. In Valle d’Aosta, la Dora Baltea si attesta sui valori minimi in anni recenti ed è ormai siccità estrema nelle zone centro-orientali della regione.
In Lombardia, le portate del fiume Adda, nel cui bacino idrografico le precipitazioni sono state finora di 270 millimetri contro una media di mm. 460, sono inferiori del 67% al consueto così come sono -54% sul Brembo, -63% sul Serio , -64% sull’Oglio; sciolta in anticipo tutta la neve in montagna, la riserva idrica regionale è il 60% della media. Non va meglio a Nord-Est dove, in Veneto, il fiume Adige ha un’altezza idrometrica, inferiore di 2 metri e mezzo rispetto all’anno passato (!!) e di circa venti centimetri rispetto all’ “annus horribilis” 2017; anche la Livenza è a -2 metri rispetto al livello 2021.
In Friuli, i serbatoi nei bacini della Livenza e del Tagliamento mantengono valori prossimi od inferiori ai minimi storici del periodo. Temperature anomale (+2 gradi sulla media del mese) fanno del mese di Maggio 2022, il più caldo dall’800 nell’Italia centrale, con siccità estrema nei territori di Alto Tevere, Basso Tevere e Costa Tirrenica; il versante orientale degli Appennini, già in grave sofferenza idrica nel 2021, torna a mostrare sintomi di crisi.
In Toscana, il livello nel bacino di Massaciuccoli (il lago di Puccini) cala di 4 millimetri al giorno ed è a soli 2 centimetri dal minimo storico (-13,1), mentre al confine tra Umbria e Toscana, il lago di Chiusi ha una quota idrometrica inferiore a quella (m. 248,5 s.l.m.), per cui è prevista la sospensione dei prelievi. Continuano a ridursi le portate dei fiumi Arno (ad Empoli mc/s 7,38) e Serchio, mentre nell’Ombrone scorrono appena malapena 640 litri d’acqua al secondo. Desta infine grande preoccupazione, la scarsità d’acqua nella falda costiera livornese, oggi al di sotto dei minimi storici. Nelle Marche, dove il deficit pluviometrico a Maggio ha raggiunto il 40%, i fiumi registrano cali, che li portano a valori simili, se non inferiori (Esino e Sentino, ad esempio) a quelli dell’anno scorso. Le dighe trattengono 47 milioni di metri cubi, volume sicuramente superiore al 2021, ma inferiore al triennio precedente.
“E’ comunque la presenza di bacini a garantire, nonostante gli scarsi afflussi da monte, l’acqua necessaria all’agricoltura di valle - ha precisato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – Chiamarli invasi o laghetti poco importa: servono aree di raccolta delle acque piovane per utilizzarle nei momenti di bisogno; noi, insieme a Coldiretti, abbiamo un piano, che punta a realizzarne 10.000 entro il 2030, multifunzionali ed integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura.”
In Umbria, la portata del fiume Tevere è ben al di sotto della media storica, garantendo solo il Deflusso Minimo Vitale così come il Chiascio e il Chiani, mentre è praticamente azzerata è la portata del Paglia.Il deficit pluviometrico di Maggio in Abruzzo arriva a toccare il 100% in diverse stazioni di rilevamento; da inizio anno, i record negativi si registrano nella Marsica, al confine con il Lazio: l’acqua caduta è stata tra i 280 ed i 350 millimetri in meno. In Campania calano i livelli idrometrici dei fiumi Volturno e Sele, ma soprattutto Garigliano, così come sono in discesa i volumi trattenuti nei bacini del Cilento, permanendo così il rischio di siccità. In Basilicata, questa settimana, dai bacini sono stati distribuiti 11 milioni di metri cubi d’acqua (12 mesi fa furono 8 milioni e mezzo).
Numeri simili di utilizzo idrico in agricoltura si registrano anche in Puglia, dove però gli invasi continuano a trattenere una quantità d’acqua pari a quanta ve ne era nella positiva annata 2021. Infine, in Calabria, è in media con gli anni scorsi, la quantità di risorsa idrica, stoccata nell’invaso della diga di monte Marello, mentre il bacino Sant’Anna ad Isola Capo Rizzuto registra la peggiore performance degli ultimi 7 anni.
ANBI: SERVE UNA LEGGE SPECIALE PER IL DELTA PO INVASO DAL MARE
Una normativa specifica, come una Legge Speciale, a tutela dei territori del delta del fiume Po che, dopo i danni della subsidenza innescata dalle trivellazioni in Alto Adriatico, si trovano ora a fronteggiare la risalita del cuneo salino, segnalata ormai a 30 chilometri dalla foce e che, dopo aver contaminato le risorse idriche costiere, sta pericolosamente avvicinandosi alle falde, che servono la città di Ferrara: è quanto chiede l’ANBI, che ha dedicato un workshop al tema, svoltosi nella polesana Mesola.
“Serve un approccio, che superi la logica dello stato di calamità e degli interventi in emergenza, perché il Delta del Po è uno straordinario valore aggiunto del sistema Paese per l’agricoltura, l’ambiente e la storia di un territorio” ha affermato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
“L’impressione diffusa – ha aggiunto Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – è che non si stia percependo, ai livelli politici decisionali, la gravità di quanto sta accadendo tra le province di Rovigo e Ferrara, dove l’ingresso delle acque marine nell’entroterra, non solo sta inquinando gli attingimenti idrici anche per il potabile, ma sta cambiando l’habitat di un patrimonio universale di biodiversità, pregiudicando la vita delle comunità locali. Ritenere che quanto sta succedendo sia un problema meramente agricolo è una grave miopia, perché è una trasformazione dalle profonde implicazioni ambientali e sociali. Per questo serve uno strumento normativo eccezionale, atto ad attivare velocemente gli interventi necessari a mettere in sicurezza questi territori, ben sapendo che l’annunciato innalzamento dei mari, conseguenza dei cambiamenti climatici, porrà nuove e gravi problematiche di sopravvivenza a tutti i territori costieri, gran parte dei quali esistono grazie alla sicurezza idraulica, garantita da un sistema di oltre ottocento centrali idrovore, che rischiano di diventare inadeguate di fronte alle evenienze, che gli scienziati stanno predicendo da anni. Servono finanziamenti adeguati alla trasformazione epocale, che ci attende – ha concluso il Presidente ANBI - ma soprattutto urgono processi decisionali celeri, perché i cambiamenti climatici non rispettano le procedure burocratiche!”
TOSCANA: MONITORATO COSTANTEMENTE LAGO DI PUCCINI
Preoccupa la situazione del lago Massaciuccoli, che ha fatto registrare un livello delle acque di meno 19 centimetri sotto il livello del mare: gli idrometri di Torre del Lago non rilevavano un dato simile dal 2017.
Se la situazione non dovesse migliorare, il livello potrebbe avvicinarsi pericolosamente alla soglia di allarme, fissata a meno 30 centimetri, facendo così scattare il divieto di approvvigionamento delle acque per uso irriguo: una misura di salvaguardia, che l'Autorità di bacino distrettuale metterebbe in atto automaticamente per evitare danni ambientali, legati sia alla carenza d’acqua, sia al probabile ingresso d’acqua salata dal mare, ma che avrebbe pesantissime ripercussioni sulle attività agricole della zona.
Il Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord (con sede a Viareggio, in provincia di Lucca) sta monitorando costantemente la situazione con l'obiettivo di ridurre i disagi per gli utenti. Il bacino di Massaciuccoli, oltre al suo valore ambientale, rappresenta una fondamentale riserva idrica per il comparto agricolo della zona: sono oltre cinquecento, gli ettari di colture, che vengono irrigati con l'acqua del lago, grazie ad un sistema di cateratte, gestite dall’ente consortile e che oltre a Massaciuccoli raggiungono le aree di Massarosa e Vecchiano.
Quest'anno l'assenza di piogge, unita alle alte temperature, ha anticipato una situazione, che generalmente si verifica tra la fine di Luglio e gli inizi di Agosto.
EMILIA ROMAGNA: È CORSA CONTRO IL TEMPO (METEO) PER EVITARE IL RAZIONAMENTO DELL’ACQUA
“Dobbiamo garantire alle nostre aziende agricole di continuare ad irrigare le colture, molte delle quali rischiano di diventare improduttive per l’assenza di precipitazioni prolungate e per questo stiamo mettendo in campo tutte le misure necessarie in questa fase di forte criticità”: a dirlo è il Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara (con sede nel capoluogo estense) in relazione alla più grande secca nel bacino del fiume Po, registrata negli scorsi 70 anni.
Attualmente il livello del Po, dal quale proviene il 99% dell’acqua per uso irriguo, rende tecnicamente ancora possibile effettuare i prelievi, ma il limite è vicino e per questo l’ente consortile sta lavorando ad una serie di interventi per continuare a garantire l’acqua. Per questo il piano siccità dell’ente consortile è operativo e sono già state attivate una serie di pompe provvisorie per recuperare l’acqua, che dai canali di scolo va verso il mare, reimmettendola negli impianti.
Inoltre, è stata accresciuta la capienza dei canali, aumentando la quota d’innesco delle pompe idrovore. L’ente consorziale è anche pronto, in caso di necessità, a deviare, verso monte, parte dell’acqua, che arriva da Codigoro e si immette nel terzo tronco del Po di Volano per disperdersi in mare.
Dall’autunno, passata la fase emergenziale, il “Pianura di Ferrara” lavorerà insieme a tutti gli attori politici e istituzionali per attuare strategie di sistema ed avere una riserva idrica sufficiente anche in caso di siccità estrema; il Consorzio di bonifica intanto monitora la situazione di ora in ora per evitare un razionamento idrico, che sarebbe un problema enorme per la tenuta dell’agricoltura.
ANBI: LE ACQUE REFLUE IN AGRICOLTURA SONO UN’OPPORTUNITA’ MA SOLO SE SALUBRI AL 100% CI VUOLE COERENZA TRA AFFERMAZIONI DI PRINCIPIO E SCELTE CONCRETE
“E’ in questo momento di grande tensione sullo stato delle risorse idriche che è fondamentale richiamare l’attenzione su aspetti determinanti, ma che rischiano di essere dimenticati appena calerà la pressione mediatica: dal Piano Laghetti per realizzare 10.000 bacini medio-piccoli entro il 2030 ai rischi della normativa europea sul Deflusso Ecologico solo rinviata di 2 anni; dalla risalita del cuneo salino, che sta cambiando l’habitat alle foci dei fiumi all’utilizzo delle acque reflue.
“Sull’utilizzo delle acque reflue per la produzione di cibo – ha precisato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - va coinvolto l’intero sistema interessato e competente, ma non va certo in questa direzione l’istituzione di un apposito gruppo di lavoro presso il Ministero della Transizione Ecologica, che non prevede però alcuno dei portatori d’interesse; così come non è possibile destinare solo il 2% del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al miglioramento dell’infrastrutturazione idrica del Paese. Non ce lo possiamo più permettere; ci vuole coerenza fra affermazioni di principio e scelte concrete.”
“A Giugno 2023 entrerà in vigore la normativa europea sull’uso delle acque reflue anche in agricoltura e l’Italia è a forte rischio infrazione, perché una significativa parte di depuratori non sono adeguati ed attualmente le esperienze virtuose di utilizzo sono ancora poche. Non solo: ai forti carichi di sostanze nutrienti ma inquinanti per l’ambiente, come azoto e fosforo presenti nelle acque depurate, si è aggiunto recentemente l’allarme per le microplastiche, la cui diffusione attraverso l’irrigazione sarebbe una pericolosa per il made in Italy agroalimentare, ma soprattutto per la salute collettiva. Solo un’accertata, condivisa e preventiva soluzione di questi problemi potrà sviluppare l’uso delle acque reflue in agricoltura e che, secondo alcune stime, potrebbe rappresentare circa un 13% in più di disponibilità idrica; certamente però non vogliamo essere additati come i nuovi untori” ha concluso il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi.
EMILIA ROMAGNA: CRISI IDRICA: IL PUNTO COL MONDO AGRICOLO
Considerato il grave stato di siccità che sta interessando il territorio, il Consorzio di bonifica Piacenza (con sede nella città capoluogo) ha incontrato le associazioni agricole e le organizzazioni di produttori per un confronto sui provvedimenti da adottare.
L’acqua è in costante diminuzione e va presa coscienza della situazione. Per questo, visti anche i nuovi indicatori, che attestano la siccità come estrema, è stato proposto un provvedimento transitorio per equilibrare l’uso della risorsa rimasta, grazie ad una diminuzione del 20% dei prelievi dal fiume Po, senza i quali la fascia costiera del Grande Fiume sarebbe severamente a secco. Continuo è il confronto fra ANBI, Autorità Bacino Distrettuale Fiume Po, Regione Emilia Romagna, Parco Ducato ed altri enti coinvolti nella gestione della crisi idrica in corso.
In Alta Val Tidone, la stagione irrigua è partita con una carenza di circa quattro milioni e mezzo di metri cubi d’acqua: la diga del Molato, ad inizio mese, raggiungeva infatti solo il 41% della capacità d’invaso. Oggi, a stagione irrigua in corso, il volume della diga del Molato è diminuito e si attesta al 28,3% ca. del volume autorizzato. Il distretto irriguo della Val Tidone ha una S.A.U. (Superficie Agricola Utilizzata) di circa diecimilaottocento ettari con una produzione agricola dal valore stimato in 15 milioni di euro.
La diga di Mignano ha invece aperto la stagione irrigua con quasi sette milioni di metri cubi d’acqua presente, pari a circa il 70% del volume massimo autorizzato; oggi, a stagione irrigua in corso, la disponibilità idrica è scesa al 54,6% ca. del volume autorizzato. Il distretto irriguo della Val d’Arda ha una S.A.U. (Superficie Agricola Utilizzata) di circa tredicimilaquattrocento ettari con una produzione agricola dal valore stimato in 18 milioni di euro.
La situazione è drammatica anche in Val Trebbia e per questo l’ente consortile ha richiesto l’inizio anticipato dell’erogazione d’acqua dalla diga del Brugneto: complessivamente il rilascio sarà di 2,5 milioni di metri cubi. La risorsa andrà ad implementare l’esigua portata del fiume Trebbia in favore di un territorio di circa ventitremila ettari.
BASILICATA: SICCITA': PUNTARE SU PICCOLI INVASI
Migliorare la situazione delle dighe presenti in Basilicata e puntare sulla realizzazione di laghetti medio-piccoli per ovviare alla sempre minore disponibilità di acqua: è la proposta che ANBI ha rilanciato a Matera insieme al Coldiretti Basilicata nell'ambito del convegno "L'agricoltura quale strumento per la transizione ecologica ed energetica”.
Il progetto nazionale prevede 10.000 laghetti (6.000 aziendali e 4.000 consortili), i cui progetti sono in parte già definitivi e/o esecutivi, da realizzarsi entro il 2030. Sarebbero ubicati perlopiù in zone collinari o di pianura e sarebbero multifunzionali, rispondendo a necessità irrigue, ambientali e del tempo libero oltre che, alla bisogna, anche ad esigenze potabili.
Nel suo intervento, il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi, ha rinnovato al Governo la richiesta “di una cabina di regia, sotto il coordinamento della Protezione Civile, per contrastare la crisi idrica” e ha precisato che “la grande sfida del Piano Laghetti interessa la produzione di energia rinnovabile, di cui il Paese ha bisogno di aumentare l’autosufficienza, così come per il cibo”. Per il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano, “le proposte sono esempio della ricerca applicata, presente nei Consorzi di bonifica ed irrigazione, autentici laboratori di innovazione 'green'.”
Le conclusioni del convegno sono state affidate a Donatella Merra, Assessora Infrastrutture Regione Basilicata, che ha ricordato come “gli invasi in Basilicata ci sono e vanno messi in sicurezza; a partire da questo presupposto si può pensare ad un sistema di vasche per la raccolta dell'acqua, che possano fungere da supporto e compensazione per la grande adduzione, che è fondamentale sistemare”.
All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente, Antonio Pessolani, ed il Direttore di Coldiretti Basilicata, Aldo Mattia, nonché l’Amministratore Unico del Consorzio di bonifica Basilicata (con sede a Matera), Giuseppe Musacchio.
CALABRIA: GRAZIE AL CONSORZIO DI BONIFICA, INAUGURATA DIGA DOPO 32 ANNI
Finalmente, dopo circa mezzo secolo di stasi, nel territorio di San Giovanni in Fiore è stata inaugurata la diga di Re di Sole, che fornirà acqua a circa mille ettari e potrebbe produrre (utilizzando anche gli incentivi GSE) energia elettrica rinnovabile.
La messa in esercizio, grazie all’impegno del Consorzio di bonifica Bacini Meridionali Cosentino (con sede a Cosenza) è arrivata a distanza di ben 32 anni dalla conclusione dei lavori: progettati alla fine degli anni ’50 per consentire l’approvvigionamento idrico a gran parte dei terreni agricoli della Sila (in località Serrisi, Germano ed Olivaro), ma anche per assicurare fornitura idrica alle popolazioni dell’Alto Crotonese, i lavori vennero completati alla fine degli anni ’80, ma il bacino non entrò mai in funzione per problematiche, che ne hanno fin qui impedito il completo utilizzo.
Alla cerimonia inaugurale sono interventi, fra gli altri, l’Assessore Agricoltura Regione Calabria, Gianluca Gallo ed il Presidente ANBI Calabria, Rocco Leonetti.
VENETO: INAUGURATE NUOVE CASSE D’ESPANSIONE
Grazie ad un finanziamento di € 2.800.000,00 stanziati nel 2020 con fondi post-tempesta Vaia, il Consorzio di bonifica Piave (con sede a Montebelluna, in provincia di Treviso) ha messo in sicurezza idraulica il bacino del torrente Codolo, a beneficio di una vasta area tra i comuni di San Fior e Codogné.
L’intervento, inaugurato alla presenza dell’Assessore Ambiente e Sicurezza Idraulica Regione Veneto, Gianpaolo Bottacin, si articola in 3 opere principali: una cassa di laminazione di 70.000 metri cubi a San Fior di Sotto, una cassa di laminazione di 20.000 metri cubi a San Fior di Sopra, il rifacimento di un ponte sul torrente Codolo-Ghebo a Codognè.
MARCHE: TERMINATI LAVORI RIQUALIFICAZIONE IDRAULICA
Il Consorzio di bonifica Marche (con sede a Pesaro) ha ultimato i lavori di messa in sicurezza del fosso “Metauro 3237” nel comune di Fermignano: un intervento atteso da tempo e che ha visto il rifacimento, nonchè la riqualificazione del manufatto di imbocco nel tratto intubato, compromesso da forti fenomeni erosivi.
L’ente consortile, nel ripristinare l’opera idraulica, ha posto particolare attenzione alla sicurezza delle persone e dei bambini, che frequentano la zona: essendo a ridosso di un’area residenziale, è stata infatti installata una griglia in acciaio ed una balaustra in legno per evitare che persone, ma anche animali, possano scendere o cadere. Grazie all'intervento dell’ente consortile, è stata rifatta completamente l’imboccatura e le paratie laterali di sicurezza, protette con recinzioni ed una grata.
Per contrastare nuovi fenomeni erosivi, che avevano compromesso e fatto cedere le vecchie pareti create negli anni ‘70/’80, è stata fatta una massicciata di contenimento.
Oltre alla messa in sicurezza il fosso è stato anche riqualificato, questo infatti è un tratto molto importante che raccoglie tutte le acque piovane provenienti dall’area collinare sopra Fermignano.
PIEMONTE: SI TERRANNO GLI STATI GENERALI DELL’ACQUA
La Regione Piemonte ha deciso di istituire gli Stati Generali dell'Acqua per trovare una soluzione al problema della siccità e della carenza idrica: l'annuncio è arrivato durante l'assemblea annuale di ANBI Piemonte, che si è svolta a Torino, presenti gli Assessori Agricoltura e Cibo (Marco Protopapa), Ambiente (Matteo Marnati), Difesa Suolo (Marco Gabusi) di Regione Piemonte.
" Abbiamo ancora una decina giorni per dare una risposta al mondo agricolo; poi le coltivazioni potrebbero essere compromesse. La siccità di quest'anno evidenzia una crisi senza precedenti, siamo a un punto di non ritorno” ha sottolineato Vittorio Viora, Presidente ANBI Piemonte e Vicepresidente nazionale.
Gli Stati Generali dell'Acqua, che saranno organizzati a Torino a fine Luglio o a Settembre, coinvolgeranno tutti i settori interessati . Da lì si partirà per una programmazione, che copra tutto il territorio subalpino, puntando soprattutto sulla realizzazione di invasi.
"Le reti irrigue denunciano una riduzione tra il 50% e l'80% con un paradosso - ha proseguito Mario Fossati, Direttore ANBI Piemonte - La falda freatica sotto le risaie, se alimentata, potrebbe disporre di un serbatoio d'acqua naturale di estensione 20 volte superiore a quella del lago Maggiore."
Regione Piemonte è già intervenuta con 2.400.000 euro per finanziare i Consorzi irrigui: la somma è finalizzata a migliorare le opere esistenti; inoltre sono già pronti 10 progetti per 160 milioni di euro, destinati ai micro-invasi. Nell'immediato serve, però, una forte attività con deroghe al Deflusso Minimo Vitale di fiumi e laghi.
TOSCANA: ISTITUITO TAVOLO REGIONALE ORGANIZZAZIONE LAVORO E FORMAZIONE PERSONALE
Un tavolo regionale, al quale siederanno i Consorzi di bonifica toscani ed i sindacati, che rappresentano i lavoratori dell’agricoltura e delle attività alimentari e ambientali: è il principale risultato dell’incontro, che ha visto ANBI Toscana (guidata dal Presidente, Marco Bottino e dal Direttore, Fabio Zappalorti) confrontarsi con le 3 principali sigle sindacali: Flai-Cgil, Fai-Cisl, Filbi-Uil.
Organizzazione del lavoro, regolamentazione dei contratti a breve termine e formazione del personale sono alcuni dei temi emersi durante l’incontro e che saranno al centro del tavolo condiviso. Le organizzazioni sindacali esprimono la speranza di avere uno strumento in grado di fornire indicazioni per perseguire intenti atti a rendere il mondo della Bonifica toscana il più uniforme possibile, pur rispettando differenze e peculiarità specifiche di ogni singolo territorio.
VENETO: STUDENTI GIRANO VIDEO SULL’OASI DI NOALE
L’obbiettivo 15 dell’Agenda 2030, dedicato alla tutela della vita sulla terra, è stato alla base di un progetto, che ha visto la collaborazione tra il Consorzio di bonifica Acque Risorgive (con sede a Venezia Mestre) e l’I.I.S. (Istituto Istruzione Superiore) Bruno-Franchetti di Mestre: protagonisti gli studenti della classe 3° A, che hanno potuto visitare uno dei siti naturalistici più interessanti del territorio (l’oasi di Noale), a seguito della firma del Protocollo d’Intesa tra Regione Veneto, Ufficio scolastico regionale per il Veneto e ANBI Veneto per la promozione e l’implementazione di azioni di formazione e di percorsi trasversali e per l’orientamento (PCTO) sui temi della salvaguardia dell’ambiente e del territorio.
Accompagnati da un esperto, i ragazzi hanno avuto modo di conoscere la storia del sito, di approfondirne le funzionalità idrauliche ed il valore ambientale.
Al termine dell’esperienza, gli studenti sono stati invitati a realizzare video, che raccontassero quanto appreso durante l’uscita all’oasi, con linguaggio semplice, adatto alla comprensione da parte dei loro colleghi della scuola primaria. Nei giorni scorsi la terza A ha presentato i filmati; al termine dell’incontro, l’ente consortile ha donato ad ogni studente la “Guida alla scoperta di oasi e aree di interesse naturalistico nel comprensorio di Acque Risorgive”.
I video degli studenti del I.I.S. Bruno-Franchetti sono pubblicati nel canale YouTube del Consorzio di bonifica.
TOSCANA: PROMOSSA LA CICLOPISTA IN CASENTINO
E’ positivo il primo giudizio sulla ciclopista dell’Arno, assegnato dai ciclisti di Fiab (Federazione Italiana Ambiente Bicicletta) Toscana, impegnati in un bici-monitoraggio per valutare lo stato di salute del tracciato . La “ricognizione” è partita su 2 fronti: dall’area pisana e dall’area casentinese.
La promozione della mobilità lenta lungo i corsi d’acqua è uno degli obbiettivi, che il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo) cerca di perseguire anche attraverso i Contratti di Fiume, in particolare lungo l’Arno, dove è pronto a debuttare “Casentino H2O”, seguito da “Abbraccio d’Arno” e poi “Acque d’Arno”: percorsi partecipativi parte del maxi progetto “Patto per l’Arno”, che interesserà l’intero tratto del fiume e prevede numerose azioni volte ad incoraggiare l’uso della bicicletta..
In Casentino è stato fatto un buon lavoro; la ciclopista dell’Arno, oltre a dare una risposta concreta a chi si sposta in bici per ragioni di studio o di lavoro, rappresenta un ottimo richiamo per il cicloturismo. |