APERTO IL CENTENARIO DELLA MODERNA BONIFICA:
OGGI COME ALLORA L’OBIETTIVO E’ LA DISPONIBILITA’ ALIMENTARE
“C’è uno straordinario, quanto drammatico obbiettivo comune tra il primo dopoguerra e l’attuale contingenza internazionale: l’autosufficienza alimentare del nostro Paese che, allora come oggi, vede protagonista le gestione delle acque irrigue, operata dai Consorzi di bonifica”: ad evidenziarlo è stato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI e co-autore del volume “La grande storia d’Italia raccontata dall’acqua” (con Elisabetta Novello ed Erasmo d’Angelis), presentato a Roma in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua e dell’avvio di “ANBI 100”, il programma di iniziative, che accompagneranno il centenario della moderna Bonifica, quando a San Donà di Piave, in provincia di Venezia, dal 23 al 25 Marzo 1922 si riunirono esperti e studiosi da tutta Italia, nonché autorevoli esponenti politici come don Luigi Sturzo e Silvio Trentin, per precisare i nuovi obbiettivi di un’attività caratterizzante la storia della Penisola fin dagli Etruschi.
Affinché la celebrazione non sia mera ritualità, ANBI ha lanciato il progetto Terrevolute 2022 che, coinvolgendo, in 4 tavoli tecnici, esperti di 13 Università italiane, oltre alle rappresentanze di Istituzioni e società civile, sta provvedendo a definire le nuove linee guida operative ed istituzionali della Bonifica, ad iniziare dagli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Unione Europea. Significativa è la coincidenza del Centenario con l’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Le missioni del P.N.R.R. sono tutte comprese nelle attività, che i Consorzi di bonifica svolgono per la gestione del territorio e nel progetto di valorizzazione del loro patrimonio culturale; declinandoli sul territorio, tali principi si traducono, ad esempio, negli 858 progetti, perlopiù definitivi ed esecutivi, del Piano Efficientamento Rete Idraulica, finalmente assunta fra le infrastrutture strategiche del Paese, al pari di strade ed aeroporti; il documento ANBI prevede un investimento complessivo di circa quattro miliardi e trecntotrentanove milioni di euro, capace di attivare oltre ventunmila posti di lavoro.
L’obbiettivo è ristrutturare ed ampliare un reticolo fatto di migliaia di chilometri di alvei e di opere ingegneristiche, reso inadeguato dall’estremizzazione climatica, dove una crescente siccità (ormai soprattutto nel Nord Italia) si alterna ad eventi atmosferici più violenti, nonché concentrati nel tempo e nello spazio.
Pur continuando a cadere annualmente circa trecento miliardi di metri cubi di pioggia sulla Penisola, la percentuale di territorio a rischio desertificazione ha raggiunto il 21%, a testimonianza di un andamento pluviometrico “a macchia di leopardo”. È evidente che una tale situazione climatica necessita di elementi stabilizzatori, in grado di fornire i necessari apporti idrici al territorio ed all’agricoltura, che produce cibo. Una risposta a questa necessità sono i progetti lanciati da ANBI per la realizzazione di bacini perlopiù medio-piccoli e collinari, capaci di aumentare la percentuale d’acqua trattenuta al suolo (oggi ferma all’11% della pioggia annualmente caduta), abbinando funzioni civili, ambientali, energetiche, di prevenzione idrogeologica e di riserva idrica.
Il più recente è il cosiddetto “piano laghetti”, elaborato assieme a Coldiretti: 10.000 serbatoi (6.000 aziendali + 4.000 consortili) da realizzare entro il 2030. Resta, purtroppo, la cornice di un Paese, dove si continuano a “consumare” 16 ettari di territorio al giorno, aumentando il rischio idrogeologico, che ormai interessa il 94% dei comuni italiani. Da qui, la necessità di un grande sforzo per permeare l’Italia di quella cultura dell’acqua, fondamentale per garantire futuro ad un Paese in buona parte sotto il livello del mare.
“Attraverso ricerca ed innovazione – ha concluso Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – dobbiamo dare risposte concrete alle esigenze del Pianeta di oggi e domani. È una responsabilità, che abbiamo verso le future generazioni.”
VENETO: AL VIA TERREVOLUTE 100
È stato presentato, a Venezia, “Terrevolute 100”, il programma di iniziative, che ANBI Veneto organizzerà da qui a Marzo 2023 in occasione del Centenario del Congresso Regionale delle Bonifiche Venete, tenutosi nel 1922 e che pose le basi per la moderna Bonifica. Tenuto a San Donà di Piave fu “un evento fortemente identitario, perché ha cambiato la fisionomia del Veneto” ha affermato il Presidente della Giunta Veneta, Luca Zaia.
Evento principale della programmazione sarà il Festival della Bonifica, promosso in collaborazione con Università Padova e Regione . Dal 26 al 29 Maggio p.v., il sandonatese diventerà il cuore del dibattito nazionale sul rapporto tra uomo, acqua e territorio. Intanto, a 100 anni esatti dal quel Congresso, si è tenuto, proprio a San Donà di Piave, un convegno, nel corso del quale le tematiche affrontate nel 1922 sono state analizzate dal punto di vista storico ed in prospettiva futura con interventi di docenti di diverse Atenei italiani.
Al convegno, presente anche il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi, hanno partecipato circa quattrocento persone, con significative presenze dai Consorzi di bonifica di tutta Italia. Il programma regionale “Terrevolute 100” vedrà il coinvolgimento di tutti gli enti consorziali veneti, impegnati ad animare i rispettivi territori con convegni, mostre, spettacoli e visite guidate ai luoghi della Bonifica.
OSSERVATORIO ANBI SULLE RISORSE IDRICHE
È SICCITA’ ESTREMA SU GRAN PARTE D’ITALIA; L’EMERGENZA IDRICA SI ALLARGA ALLA DORSALE TIRRENICA. TORNA LA PREOCCUPAZIONE PER IL LAGO DI BRACCIANO ALLE PORTE DI ROMA
Dopo avere colpito Spagna, Portogallo ed Italia settentrionale, gli effetti contingenti del “global warming” stanno scendendo lungo l’area centrale della Penisola, evidenziandosi segnatamente lungo la dorsale tirrenica: a segnalarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche.
“È importante notare – ha evidenziato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - come solo pochi mesi fa, analogo fenomeno si era specularmente registrato nei Balcani ed in Asia Minore, soprattutto in Turchia ed Iran, arrivando a toccare anche l’area adriatica del Bel Paese.”
Attualmente, in Toscana, sembra inarrestabile un generalizzato calo di portata in tutti i fiumi, mentre in Umbria si registra -70% nelle precipitazioni invernali.
Nel Lazio, ritorna la preoccupazione per il lago di Bracciano, il cui livello è inferiore di 26 centimetri rispetto all’anno scorso. Da inizio anno, le piogge cadute sono state esigue: a Roma, il 91,15% in meno (mm. 61,5 contro mm. 595 nel 2021), ma valori simili si registrano anche sulle altre province (sul viterbese, 44 millimetri in 3 mesi). I fiumi Liri e Sacco rimangono in sofferenza idrica ed i flussi nel Tevere sono in linea con i livelli degli inverni più siccitosi.
In Campania è soprattutto il bacino del fiume Liri-Garigliano ad essere in crisi. Sull’Italia settentrionale, nel periodo Settembre 2021-Marzo 2022, le piogge sono calate dal 50% al 90%, con un deficit tra i duecento ed i quattrocnto millimetri, accentuando un andamento “a macchia di leopardo”; l’aumento medio delle temperature varia in un range fra 1,5 e 5 gradi centigradi con gravi ripercussioni sugli andamenti colturali e gli ecosistemi.
Tali conseguenze sono destinate a accentuarsi nelle prossime settimane per l’assenza di manto nevoso sulle montagne e del conseguente apporto idrico con l’arrivo della primavera. Fra i grandi laghi, anche il livello del Garda si prepara a scendere sotto media, dove permangono già da tempo i principali bacini lacustri settentrionali con Lario ed Iseo abbondantemente sotto lo zero idrometrico.
In Marzo, non è finora piovuto sulla Valle d’Aosta, così come sul Piemonte dove, proseguendo il negativo trend invernale, il deficit pluviometrico è indirizzato a toccare -90% con crolli nelle portate di tutti i corsi d’acqua. Ne è simbolo massimo il fiume Po, che registra la magra invernale più grave dei recenti 30 anni (fonte: Autorità di bacino distrettuale del fiume Po) con una portata, in Piemonte, inferiore alla metà di quanto registrato nell’ “annus horribilis” 2017 mentre, nel prosieguo verso il mare, tale deficit si attesta a -75% sulla media, toccando addirittura -35% sul minimo storico (al rilevamento di Piacenza, ma non solo).
Analogo andamento si registra in Lombardia, dove le portate dei fiumi Adda e Ticino sono al 25% della media e le riserve nivali risultano inferiori del 13,1% non alla media storica, bensì al minimo storico dal 2006 (oggi 803 milioni di metri cubi contro il precedente record negativo pari a Mmc. 924); la situazione di maggiore criticità idrica si registra nel bacino Toce-Ticino-Verbano.
Se la stagione irrigua si preannuncia complicata, gravi preoccupazioni aleggiano anche sulla produzione di energia idroelettrica, penalizzata dalle scarse riserve idriche, accumulate nei bacini montani. In Liguria, è piovuto solo 5 volte in 3 mesi e la diminuzione degli apporti pluviometrici tocca la cifra record di -83% a Cairo Montenotte, ma anche a Genova il deficit pluviometrico è pari a - 72% (fonte: Arpal). In Veneto, il livello del fiume Adige è mediamente 35 centimetri più basso rispetto al siccitosissimo 2017; analoga è la situazione degli altri corsi d’acqua con l’altezza del Brenta inferiore di 1 metro e mezzo rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso e la Livenza, che si avvicina a - 2 metri rispetto al 2021.
I volumi d’acqua trattenuti nei bacini dei fiumi Brenta, Livenza e Tagliamento sono inferiori al minimo storico. Da 2 anni l’Emilia Romagna soffre un’evidente crisi idrica con le portate dei fiumi Trebbia, Secchia e Reno, che oggi sono ai minimi ai minimi dal 1972; fiumi allo stremo significa anche risalita del cuneo salino, che oggi ha già raggiunto i 15 chilometri dalla costa. La zona più arida resta il Ferrarese, dove negli ultimi 12 mesi sono caduti appena 392 millimetri d’acqua e neppure una goccia negli scorsi 30 giorni.
Scendendo verso Sud se, nelle Marche, i fiumi Potenza, Esino, Sentino hanno limitati cali di portata ed i livelli negli invasi restano sostanzialmente invariati, in Abruzzo le precipitazioni di Febbraio hanno continuato ad essere scarse nel Fucino (Avezzano -65,9%, Colle Roio -69.9%), dove si sono registrati anche i maggiori incrementi nelle temperature medie: due gradi circa.
Resta positiva, infine, la situazione delle disponibilità idriche nelle regioni meridionali dove, in una settimana, sono cresciute di 4 milioni di metri cubi in Basilicata e di Mmc. 12 in Puglia. Merita, infine, attenzione particolare, la situazione, che si sta registrando in Sicilia, i cui bacini, nonostante un inverno secco, trattengono volumi idrici ben superiori alla media del recente decennio per “merito”, però, solo delle disastrose piogge portate dall’uragano dello scorso autunno.
“Di fronte a questi dati – ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – si può sicuramente parlare di crisi del sistema idraulico del Paese, evidentemente inadeguato di fronte alla tropicalizzazione del clima e dei suoi eventi atmosferici. Sono urgenti scelte politiche per fondamentali investimenti infrastrutturali sul territorio proprio nel momento, in cui le drammatiche evenienze di questo biennio, come la pandemia e l’attuale crisi bellica, dimostrano l’urgente necessità di puntare sull’autosufficienza alimentare ed energetica.”
PIEMONTE: STAGIONE IRRIGUA: INIZIO DIFFICILE E PROSPETTIVE DRAMMATICHE
La concomitanza di diversi eventi fa presagire una difficilissima stagione irrigatoria nel comprensorio dell’Associazione Irrigazione Est Sesia (con sede a Novara): in primis, la mancanza di piogge significative da oltre cento giorni (rilevato circa il 5% della media del periodo); l’eccezionalmente scarso accumulo nevoso lungo l’intero arco alpino dei bacini dei fiumi Po, Dora Baltea, Sesia e Ticino (tra il 20 e il 50% dei valori medi, con valori inferiori ai minimi degli scorsi 20 anni); il livello del lago Maggiore di pochi centimetri oltre lo zero idrometrico; un livello della falda estremamente basso, anche rispetto ai valori del periodo.
Ad oggi, il canale Cavour deriva circa il 20% della portata di competenza; le derivazioni dalla Dora Baltea e dal Sesia sono totalmente chiuse o attive con la sola portata necessaria per la sopravvivenza della fauna ittica, mentre il canale Regina Elena, importante arteria del comprensorio, è ancora asciutto, in quanto la concessione prevede l’apertura dal 1° Aprile, ma le prospettive non sono ottimistiche, visto lo stato dei livelli e degli afflussi del lago Maggiore.
Lo stato attuale delle disponibilità idriche, se perdurasse la situazione di estrema siccità in atto, non consentirebbe di pianificare sul breve periodo l’avvio delle attività irrigatorie in nessuna zona del comprensorio; in questi giorni, le esigue risorse disponibili sono oggetto di turnazione per eseguire bagnature d’emergenza per colture autunno-vernine, che raramente avevano richiesto irrigazioni in questo periodo dell’anno. I livelli di falda eccezionalmente bassi annunciano riduzioni estive della risorsa idrica, superiori al 30%, anche nel caso di piogge nei mesi di aprile e maggio.
Il personale tecnico dell’ente consortile sta collaborando con le associazioni di categoria di tutte le province del comprensorio per definire una strategia, che consenta di ottimizzare le scarse e molto probabilmente insufficienti risorse idriche, che si renderanno disponibili nel prosieguo della stagione, anche in previsione dell’innalzamento delle temperature, che porteranno allo scioglimento degli esigui accumuli nevosi.
FRIULI VENEZIA GIULIA: È ALLARME SICCITA’
È allarme siccità in Friuli Venezia Giulia. L’acqua insufficiente per l’irrigazione preoccupa il Consorzio di bonifica Pianura Friulana (con sede a Udine), che registra, come già in anni recenti , un atipico inverno privo di piogge.
La scarsità di precipitazioni quest’anno è tuttavia ancora più accentuata e sta proseguendo dallo scorso Dicembre: i dati delle stazioni di rilevamento sono peggiori rispetto alle già difficili annate 2012 e 2019. Nell’ultimo trimestre il calo delle precipitazioni rispetto alla media del periodo supera il 40%. Tra Dicembre e Febbraio 2022, presso la stazione di Enemonzo sono state rilevate precipitazioni cumulate pari a mm.182,4 rispetto ad una media di mm. 335 (-45%); analogamente per la stazione di Gemona del Friuli, tra Dicembre e Febbraio, il dato ammonta a mm.264,8 rispetto ad una media di mm.426(-38%); presso la stazione di Udine, le precipitazioni cumulate assommano a circa mm.150 con un calo del 48% rispetto alla media; infine, a Cervignano, con mm. 157 cumulati, il calo è pari al 44%.
Il problema siccità riguarda tutta la regione, ma è particolarmente gravoso per il fiume Tagliamento, principale fonte di approvvigionamento per i canali consortili, che non hanno solo un utilizzo irriguo, ma servono anche per la produzione di energia elettrica e rivestono un importante ruolo per l’ecosistema di vaste aree della pianura udinese. Misure straordinarie di razionamento potrebbero rendersi necessarie a fine Marzo, in occasione della prevista riapertura dei canali. Le necessità irrigue ormai non attengono solo al periodo estivo, ma anche in primavera per le colture vernine ed ortofrutticole, nonché le semine di quelle cerealicole ed il servizio antibrina.
Le attuali esigenze sono limitate ad alcune aziende con produzione in serra di colture orticole, ma nel breve termine, specie in caso di aumento della temperatura, potranno emergere ulteriori esigenze connesse a colture orticole e vernine. Alcune aziende hanno evidenziato la necessità di utilizzare il servizio antibrina nel caso, in cui si verificassero gelate tardive.
L’ente consortile sta provvedendo al riempimento degli impianti interessati ed al graduale ripristino della portata nei canali messi in asciutta per i lavori di manutenzione sul Canale Principale, anche se probabilmente si dovranno attuare importanti riduzioni a causa della ridotta derivazione dal Tagliamento, presso la presa Ospedaletto.
EMILIA ROMAGNA: STAGIONE IRRIGUA MAI INIZIATA CON TANTO ANTICIPO
Sono già 200, le domande pervenute al Consorzio di bonifica Emilia Centrale (con sede a Reggio Emilia) nei primi giorni d’avvio della stagione irrigua: non era mai accaduto che l’irrigazione partisse così presto nei comprensori gestiti (120.000 ettari ed una rete di canali, lunga 3500 chilometri), dove non si registrano significative precipitazioni dalla fine di Novembre.
Per ora lo stato dei fiumi consente di poter soddisfare il limitato fabbisogno irriguo, ma se dovesse perdurare l’assenza di piogge ci si potrebbe trovare, in poche settimane, a non riuscire a soddisfare il fabbisogno irriguo di tutte le colture, soprattutto nelle zone di alta pianura, servite dai torrenti appenninici, che sono maggiormente in difficoltà idrica.
VENETO: VERSO L’ANTICIPO DELLA STAGIONE IRRIGUA
In considerazione delle numerose richieste di risorsa, pervenute dal comparto agricolo, il Consorzio di bonifica Bacchiglione (con sede a Padova) ha anticipato l’inizio della stagione irrigua. L’ente consortile sta immettendo gradatamente acqua nei canali in gestione, regolando i livelli con paratoie ed interventi idraulici.
La situazione è molto preoccupante: nei mesi scorsi c’è stata una riduzione di più del 50% nella piovosità rispetto alla media degli anni scorsi; anche le riserve nivali appaiono scarse ed il riempimento dei serbatoi montani è modesto. L’ente consorziale, insieme alle Organizzazioni Professionali Agricole, ha lanciato un appello sulla necessità di evitare sprechi e di adottare le migliori pratiche per il risparmio idrico. Se nelle prossime settimane non ci sarà un’inversione di tendenza meteo, il “Bacchiglione” dovrà necessariamente ridurre le portate delle derivazioni idriche con conseguenti “tagli” al servizio irriguo.
Il Consorzio di bonifica Acque Risorgive (con sede a Venezia Mestre) ha intanto invitato gli agricoltori “a predisporre tutte le opere aziendali di tesaurizzazione dell’acqua disponibile, perché, in caso di siccità, potrebbe essere nelle condizioni di non poter soddisfare la richiesta idrica”.
Per affrontare questa criticità, l’ente consorziale sta monitorando tutti corsi d’acqua di competenza, osservando i fiumi, collegati alla rete idraulica minore. Le maestranze sono all’opera per manutentare ed utilizzare i manufatti idraulici, necessari ad invasare l’acqua disponibile. Tenuto conto che l’ente consortile dovrà sottostare alle ordinanze di riduzione dei prelievi idrici, si profila l’eventualità che in stagione sia necessario provvedere alla turnazione irrigua con riduzione dei volumi disponibili e rigidi calendari, cui gli agricoltori dovranno adeguarsi.
Per rendere più puntuale ed efficace la programmazione delle turnazioni, gli agricoltori sono stati invitati ad inserire le colture praticate ed altre informazioni tecniche sulla piattaforma Irriframe (www.irriframe.it).
LOMBARDIA: GRAVE SITUAZIONE DELLE RISERVE IDRICHE
Un inverno avaro di pioggia e di neve ha portato il livello di siccità a livelli estremi anche nel Bresciano. In pieno avvio della ripresa delle attività agricole e del risveglio vegetativo delle colture, la situazione è particolarmente critica.
Nel bacino dell’Oglio le riserve idriche sono inferiori di oltre il 65% rispetto alla media degli ultimi 15 anni, con la neve sui rilievi montani ai minimi storici; anche le previsioni a medio periodo non lasciano ben sperare, così come rischiano di essere insostenibili i costi energetici per pozzi ed impianti di sollevamento consortili.
La situazione richiede quindi uno sforzo straordinario per ottimizzare l’utilizzo dell’acqua disponibile. Particolare attenzione è rivolta alla manutenzione ordinaria della rete di canali e a breve saranno terminati anche alcuni interventi straordinari. È in fase avanzata il cantiere, che interessa il tratto iniziale della Seriola Nuova, che dal confine tra Chiari e Palazzolo arriva sino a Gussago: un investimento di 600.000 euro, reso possibile grazie ai fondi della Regione Lombardia, che consentiranno di rendere ancora più efficiente l’irrigazione dei quasi duemila quattrocento ettari, alimentata dai 15 chilometri di roggia.
Se la produzione agricola italiana è per l’85% irrigua, a Brescia questa percentuale sale quasi al 100%. Gestire l’acqua non vuol dire occuparsi solo d’irrigazione: il Consorzio di bonifica Oglio Mella (con sede a Brescia)ha recentemente appaltato i lavori per la realizzazione di un bacino a duplice funzione di laminazione delle piene e di accumulo idrico, attraverso il recupero di una cava dismessa a Castrezzato.
Si tratta del primo esempio di attuazione della legge regionale, che favorisce il riutilizzo dei bacini estrattivi a questi scopi.
EMILIA ROMAGNA: APPELLO CONGIUNTO
L’equazione sembra all’apparenza piuttosto semplice: nel distretto padano persiste una siccità “epocale”, che non si manifestava in questa modalità da 50 anni, con indicatori simili a quelli del 2017, “annus horribilis” del comparto agricolo; diventa dunque fondamentale utilizzare, con estrema parsimonia e consapevolezza, i quantitativi di risorsa idrica, utili per sopperire alle singole esigenze colturali già in fase di avvio della stagione irrigua.
Tra le colture più rilevanti spicca l’Oro Rosso, il pomodoro di cui il nostro Paese è il primo produttore europeo ed il secondo mondiale dietro la sola California. Nel distretto Nord della Pianura Padana, la produzione annua arriva a toccare il 50% del totale nazionale, interessando ben 36.000 ettari. In questo contesto così sviluppato e redditizio, le province di Piacenza e di Parma mantengono consolidato il primato produttivo nel tempo (Piacenza: 10.000 ettari coltivati; Parma: 5000 ettari coltivati), rappresenta il valore agricolo-produttivo più straordinario dell’intera area (Piacenza, Produzione Lorda Vendibile: 80 milioni di euro, in grado di generare un commercio circa 400 milioni; Parma, PLV: 40 milioni agricoli per oltre duecento milioni in commercio).
Il pomodoro a Piacenza e Parma coinvolge anche un’articolata filiera produttiva che occupa annualmente migliaia di persone sia stabilmente che stagionalmente per la raccolta (Piacenza: oltre quattromila persone; Parma: oltre duemila). Da qui la necessità doverosa, da parte dei Consorzi di bonifica Piacenza e Parmense (con sede nei reciproci capoluoghi di provincia) in questo anomalo inizio primaverile, di segnalare per tempo la massima attenzione nell’avvio della pratica irrigua, secondo i regolamenti consortili e con l’aggiunta di una stretta osservanza di tutti quei comportamenti, che gli agricoltori conoscono per risparmiare al massimo la riserva d’acqua, soprattutto nell’irrigazione del pomodoro particolarmente idroesigente.
La disponibilità idrica attuale non permette, salvo auspicate piogge primaverili, di portare a termine la stagione irrigua; le piogge, infatti, rischiano di arrivare in ritardo sull’inizio del servizio e sarà essenziale capire, se il quantitativo di pioggia, che potenzialmente cadrà, sarà sufficiente a colmare il rilevante gap di fabbisogno, che si è creato in più di tre mesi di siccità persistente, aridità dei suoli e impoverimento progressivo della falda sotterranea.
I 2 enti consorziali sono fiduciosi che, anche grazie alle auspicate possibilità di ricorrere all’istituto della deroga per anticipare l’irrigazione, si possa contribuire in tempo ad alleviare parzialmente i disagi di questo momento di pesante stress idrico.
TOSCANA: RINNOVATA CONVENZIONE PER GESTIONE TERRITORIO
Una convenzione di 3 anni per la manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua dell'Amiata Senese e della Valdorcia è stata stipulata tra il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud (con sede a Grosseto) e l'Unione Comuni Amiata-Valdorcia; l'accordo interessa i corsi d'acqua di Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Radicofani, San Quirico d'Orcia e Castiglione d'Orcia.
I tecnici consorziali continueranno a monitorare il reticolo idraulico in gestione de a supervisionare gli interventi, che però saranno eseguiti dagli operai dell'Unione Comuni, perfetti conoscitori del territorio. L'intesa, con scadenza 31 Dicembre 2024, prevede un contributo annuale di 265.000 euro, che l’ente consortile riconoscerà all'Unione Comuni per complessivi 795.000 euro.
L’accordo è stato ora rinnovato con reciproca soddisfazione dopo che aveva già permesso di gestire al meglio i corsi d'acqua negli anni 2019, 2020 e 2021. E' importante ricordare che il reticolo Amiata-Valdorcia si trova in una zona di particolare pregio naturalistico e che tutti i lavori vengono eseguiti, seguendo le direttive regionali, rispettando flora e fauna.
I CONSORZI DI BONIFICA IN SOCCORSO DELLE API PER IL FUTURO DEL PIANETA
“La multifunzionalità degli invasi, sostenuta da ANBI, interessa non solo l’agricoltura e la produzione di energia rinnovabile, ma anche l’ambiente”: a riaffermarlo è stato Francesco Vincenzi, Presidente Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI), di fronte alla notizia della “buona pratica”, che arriva dalle Marche, dove il Consorzio di bonifica regionale mette a disposizione invasi ed aree verdi per aiutare gli apicoltori in un momento di grande crisi per il settore.
Tanti sono i problemi per l’utilissimo insetto, da cui dipende gran parte della biodiversità del Pianeta: cambiamenti climatici, inquinamento, sconsiderate pratiche agronomiche, ma anche la varroa destructor, un acaro parassita, simile ad una piccola zecca, che intacca la covata e si nutre dell’emolinfa degli insetti; crea danni devastanti, perché le api subiscono malformazioni e vivono molto meno, infettando l’apiario. Oggi le api sono molto meno autosufficienti e senza l’ausilio dell’uomo, in molti casi, non sarebbero in grado di sopravvivere. Ne è testimonianza la mutata qualità dei girasoli, che non solo oggi sono meno nettariferi, ma sono autoibridanti, cioè non hanno bisogno dell’ape per riprodursi, facendo ridurre fino a 5 volte, la produzione di ogni arnia e costringendo gli apicoltori addirittura ad integrare il fabbisogno di zucchero degli abitanti l’alveare!
Ad incidere fortemente sono anche i cambiamenti climatici: le ricorrenti gelate tardive primaverili, ad esempio, stanno pregiudicando la produzione del miele d’acacia, poichè il delicato fiore si stressa con il freddo e la pianta, per difendersi, ne produce meno e, per giunta, meno nettariferi. In questo quadro, il Consorzio di bonifica Marche (con sede a Pesaro) ha offerto la propria disponibilità a posizionare apiari in luoghi ambientalmente privilegiati, fornendo un importante contributo alla qualità di vita degli insetti. La prima area individuata sono alcuni piccoli bacini artificiali, gestiti dall’ente consortile nei pressi di Casenuove (in comune di Osimo e Bagnolo), dove acqua e verde sono condizioni fondamentali per la vita degli apiari; lì sono state posizionate quasi un centinaio di arnie, ma il clima ora deve fare la sua parte; la paura si chiama siccità che, in altre zone d’Italia, sta già creando gravi problemi.
“Quanto accade nelle Marche è paradigmatico non solo della sensibilità ambientale, presente nei Consorzi di bonifica ed irrigazione, ma anche dell’importanza, che assume, per molteplici aspetti, un piano di bacini medio-piccoli come quelli previsti dalla nostra recente proposta con Coldiretti: 10.000 invasi, di cui 6.000 aziendali e 4.000 consortili, da realizzare da qui al 2030; potrebbero essere riserve idriche, ma anche ulteriori opportunità di produzione idroelettrica o fotovoltaica, nonché oasi di salvaguardia dell’ecosistema” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
La Regione Marche ha intanto riconosciuto lo stato di calamità, stanziando risorse per indennizzi agli apicoltori; inoltre, l’Unione Europa ha inserito l’ape nella Politica Agricola Comune, riconoscendone il fondamentale ruolo per la vita e l’ambiente, promuovendo colture più nettarifere.
VENETO: COMPLETATA CASSA DI ESPANSIONE
Il Consorzio di bonifica Piave (con sede a Montebelluna, in provincia di Treviso) ha completato la sistemazione dello scarico di Salvatronda, a monte della confluenza nel fiume Zero a Castelfranco Veneto, grazie al finanziamento della Regione Veneto (€ 1.700.000,00).
Il progetto è compreso tra quelli finanziati nell’ambito del Piano per il disinquinamento del bacino scolante nella Laguna di Venezia, come intervento strutturale in rete minore di bonifica con la finalità di abilitare il sistema idraulico superficiale alla funzione di moderazione dei flussi di piena e di migliorare la qualità dell’acqua trasportata. Questa cassa di espansione è molto importante, perché realizzata con una duplice funzione: laminazione e fitodepurazione, con l’ obbiettivo di garantire la difesa idraulica e salvaguardare le aree umide.
La superficie adibita a fitodepurazione è di ha. 2,5 ,sufficienti a migliorare la qualità delle acque in entrata con deflusso giornaliero di 20 litri al secondo e tempo di permanenza nella cassa, pari a 3 giorni. Il bacino di depurazione delle acque sarà articolato in differenti settori: un’area di espansione, 3 laghetti di fitodepurazione, fossati di collegamento ad andamento tortuoso.
Nel complesso, si prevede che questi elementi occupino una superficie di mq. 10.000 per una profondità media di m. 0,15 e siano perennemente allagati in regime di magra.
TOSCANA: PRIMAVERA DI FIORI
Tra l’inverno e la primavera spuntano e sbocciano in gran quantità, lungo le sponde naturali dei corsi d’acqua del comprensorio della media valle dell’Arno, diverse specie di fiori spontanei ad abbellire i paesaggi fluviali e colorare le passeggiate assolate: si tratta di bucaneve, primule e gigli.
E’ una fioritura anticipata quest’anno e che la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) di Pistoia ha registrato in particolare sul fiume Ombrone Pistoiese, laddove da qualche tempo si erano lasciate macchie di vegetazione più alta, in virtù di un accordo di sperimentazione su nuove modalità di manutenzione idraulica tra il Genio Civile della Regione Toscana, LIPU Pistoia e Consorzio di bonifica Medio Valdarno (con sede a Firenze).
Sono il segno della bellezza e della qualità ambientale dei territori, certificando l’avvio di una fase nuova di strategie e modalità più rispettose ed innovative nella gestione dei corsi d’acqua. |